[13/02/2013] News

Auto ecologiche: il 14 marzo si parte con gli incentivi, ma solo per pochi

Il mercato non tornerà ai vecchi splendori. E potrebbe essere un bene

Su una popolazione di circa 60 milioni di individui, in Italia il parco veicolare conta più di 49 milioni di mezzi (49.209.701, per l'esattezza), dal motociclo all'autocarro: sono questi i numeri più recenti - ovvero riferiti al 2011 - messi a disposizione dall'Automobile club d'Italia. Si capisce dunque come con i nuovi e chiacchierati incentivi per i veicoli (tutti, dalla moto all'autocarro, appunto) messi sul piatto dal governo non si potrà fare molto: contano appena 40 milioni di euro, «sufficienti secondo le stime - snocciola il Sole24Ore - ad agevolare l'acquisto di appena 25mila esemplari: chi non si prenoterà in tempo rimarrà fuori e non sarà ammesso nemmeno alla lista di attesa dell'anno successivo (i bonus sono stati previsti dal decreto sviluppo 2012 - Dl 83/12, articolo 17-decies - fino al 2015)».

La corsa all'incentivo, per gli intenzionati all'acquisto (che faranno bene ad affrettarsi, visti i presupposti) scatterà il 14 marzo: intanto, è già «stato istituito un sito web (www.bec.mise.gov.it) che - oltre a fornire informazioni al pubblico - gestisce in automatico le prenotazioni». Quel che c'è di buono è che i veicoli acquistabili saranno solo «quelli elettrici, ibridi o a gas, con emissioni di CO2 non superiori a 120 g/km (limiti che tagliano fuori i mezzi più pesanti)». Un incentivo per l'auto verde, dunque, che guarda a metà nella giusta direzione: ancora una volta un'auto ecologica è un'auto dalle basse emissioni, mentre dell'utilizzo di materie prime seconde nei processi produttivi o della sostenibilità del ciclo della materia che fisicamente la compone - dalla fabbrica allo smaltimento - si decide ancora una volta di non preoccuparsi.

Il mondo dell'automobile non è ormai più lo stesso a cui siamo abituati da decenni: le quattro ruote per una buona fetta delle nuove generazioni non rappresentano più neanche uno status symbol da acquisire, mentre i costi per il mantenimento dei veicoli sono in continua ascesa. 25mila veicoli sono davvero pochi per poter immaginare un nuovo scatto del mercato italiano dell'auto, sempre più in difficoltà, ma indirizzarli verso un consumo eco individua almeno la tendenza che forzatamente dovrà tenere questo settore industriale ancora decisivo.

Una presa di posizione non scontata per il contesto culturale nel quale andrà ad incidere, se è vero che la massima "sostenibilità" sostenuta dallo stesso Aci in difesa dell'auto - nel suo manifesto in 10 punti, in difesa delle aspettative di quei «34 milioni di automobilisti» che si recheranno alle urne - è contenuta nella sua proposta di «rimodulare le accise sui carburanti». Il carburante - spiega l'Aci - è infatti «la prima voce di spesa per gli automobilisti (1.640 euro ogni anno), più che raddoppiata in 20 anni. Solo negli ultimi due anni il costo del pieno è aumentato del 25%. Su benzina e diesel grava una lunga serie di accise (la prima risale al 1935), che insieme all'Iva frutta all'Erario oltre 32,5 miliardi di euro. Lo Stato predilige questa forma di tassazione perché diretta, ineludibile e senza costi di funzionamento per la Pubblica amministrazione. Aci chiede la rimodulazione delle accise sui carburanti e un efficace sistema di sterilizzazione dell'Iva per compensare i rialzi del petrolio». Sui carburanti "alternativi", come si vede, neanche una parola.

Nonostante tutto, l'idea occidentale della mobilità privata non può ancora riuscire ad affrancarsi da quella dell'automobile. Un riduzione del parco auto circolante - come quella che è avvenuta in Italia - è una delle conseguenze della crisi economica che, per eterogenesi dei fini, porta anche ad una riduzione delle emissioni che all'ambiente fa certamente bene. Ma il desiderio d'acquisto non è del tutto sopito, e a gennaio la quota di concessionari con numero di visitatori «normale o alto», parola del quotidiano di Confindustria, è al 36%, il 10% in più che a dicembre 2012.

Davvero, dunque, «il mercato attende solo un segnale per ripartire»? Difficile a dirsi, anche se tutto lascia pensare che, se ripresa sarà, non condurrà mai (in Occidente) ai livelli di vendite pre-crisi. Il pianeta potrà ringraziare, come i polmoni dei cittadini stressati dai gas di scarico delle metropoli: ma riorganizzare un gigante dell'industria come lo è quello dell'automobile non è affatto uno scherzo. Ci sono e ci saranno stabilimenti da riconvertire, e occupati da tutelare e ricollocare, oltre a spostare l'attenzione dalla gestione della mobilità privata al potenziamento di quella pubblica. Il mercato, da solo, in questo caso dimostra di non saper partorire di meglio che dei Marchionne: ancora una volta servirebbe una guida politica ma, a parte le prese di posizione della Commissione europea di cui Antonio Tajani è vicepresidente, in Italia ancora una volta si latita. Tra le sfide del prossimo Parlamento e governo, ci sarà anche quella di imprimere una svolta a questa deludente tendenza.

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