[11/02/2013] News

Papa Ratzinger, le dimissioni di un conservatore "verde"

Che Papa Benedetto XVI fosse stanco e sempre più ostaggio degli intrighi vaticani lo si era capito da tempo. E che le grandi manovre per la sua successione (iniziate probabilmente il giorno stesso della sua elezione) fossero al culmine lo si è capito anche dal "ricentramento" dei vescovi italiani verso la Lista Monti. Ovvero abbandonando gli eccessi dei libertini e degli atei fedeli che non poco imbarazzo, in Italia e nel mondo, avevano creato ad una Chiesa tanto più legata ai beni ed ai poteri mondani quanto più tentava di riproporre un'ortodossia dei costumi incarnata in Ratzinger e contraddetta dall'agire quotidiano dei suoi fedeli.

Comunque le dimissioni di un Papa sono sempre una grande sorpresa, un fatto più che eccezionale, una grande notizia, che sottende molto altro. Il Papa tedesco non se l'è evidentemente sentita di portare fino alla fine il fardello ereditato del Papa polacco, a cominciare dagli scandali finanziari e delle pedofilia che Giovanni Paolo II non aveva voluto affrontare, consigliato (male) proprio da Ratzinger e dalla sua corte di conservatori.

Forse come sempre, dato che stiamo comunque parlando di una potentissima e influente monarchia teocratica assoluta, per quanto minuscola, non sapremo mai quanto nello sfiancamento evidente di Papa Benedetto XVI hanno pesato gli eterni intrighi vaticani emersi con forza anche nell'episodio del maggiordomo traditore, quanto abbiano influito le notizie di una sua prossima scomparsa. Ma Ratzinger ha saputo dare comunque (probabilmente senza averne nessuna intenzione) una lezione a quei politici che continuano a voler comandare nascondendo col bisturi ed i farmaci la loro senilità.

C'è nell'accettazione del declino fisico (ingravescentem aetatem), e probabilmente mentale, l'accettazione della senilità dell'uomo, della caducità della vita, del doversi affidare alle mani di Dio per vivere serenamente l'ultima stagione di una vita comunque eccezionale. C'è nella scelta di quest'uomo integralista nella sua fede, di questo raffinato studioso, il contrario di quel che vediamo in questa triste campagna elettorale, dove un politico che si dice cattolico non trova meglio che fare battute scollacciate e pesanti allusioni sessuali per racimolare una risata e un applauso.

«Lascio per l'età avanzata e per il bene della Chiesa. Vivrò una vita di preghiera». La distanza è siderale, è etica, morale e spirituale. L'uomo che più di ogni altro ha incarnato il conservatorismo della Santa romana Chiesa cattolica apostolica, il fustigatore della Teoria della Liberazione, il negatore dei diritti degli omosessuali, il guardiano di una moralità sessuale che ormai esiste solo nel catechismo, ha sempre, come il suo predecessore anticomunista, tenuto le distanze da un capitalismo feroce che aveva le sue agguerrite teste di ponte fin dentro le segrete stanze del Vaticano.

Questo inflessibile conservatore era consapevole che l'ipercapitalismo e la finanziarizzazione dell'economia, il consumismo esasperato, la società che rende effimeri gli ideali e le idee, sono il più terribile nemico di un cattolicesimo che, di "destra" o di "sinistra", mette al centro l'uomo, di una religione che non può rinunciare alla carità ed alla condivisione se non vuol diventare ancora più marginale e residuale. Ratzinger sembrava sapere, a differenza di molti suoi vescovi, che è la secolarizzazione capitalista, la trasformazione degli uomini in consumatori, la levatrice della crisi profonda della spiritualità occidentale, della religione ridotta ad offerta e sette. Per questo il custode di una fede che si pensa ed è universale non ha mai rotto con l'Islam nemmeno nei periodi più duri, per questo non ha dato retta alle falangi integraliste della destra cristiana che invocano lo scontro di civiltà.

Ratzinger ha avuto un altro merito, che visto da questa piccola ridotta laica è molto importante, ha portato a compimento la consapevolezza della Chiesa del disastro ambientale - cambiando peraltro la sua posizione  favorevole al nucleare dopo il disastro di Fukushima -  che rischia di trasformare il nostro Pianeta, la nostra casa comune. I suoi continui appelli ad un'azione reale ed efficace per fermare il disastro climatico e fermare l'erosione della comunità vivente riecheggiano certamente l'immagine dell'uomo custode della natura per conto di Dio: «I cristiani sono chiamati a unirsi nell'offrire al mondo una testimonianza credibile della responsabilità per la salvaguardia del Creato e a collaborare in ogni modo possibile per assicurare che la nostra Terra possa conservare intatto ciò che Dio le ha donato: grandezza, bellezza e generosità», ma forse non siamo più all'Adamo biblico giardiniere dell'Eden al quale, pur scacciato e eietto, il creatore ha dato podestà e dominio assoluto sulle creature viventi, siamo già più vicini alla sensibilità ambientalista, all'uomo primo tra le creature, più vicino a Dio, ma comunque legato alle sue creature e che deve al Creato rispetto e cura in quanto immagine del Dio vivente ed immanente.  

Speriamo che il prossimo Papa sappia percorrere questa strada portando allo stesso tempo la Chiesa nel mondo, tra le sofferenze ed i nuovi bisogni della modernità, tra i desideri e le speranze di un'umanità che la globalizzazione delle merci e del potere ha reso sempre più "una" e sempre più disuguale.

Torna all'archivio