[06/02/2013] News

"Environmetal migrants: the last illusion", un progetto da sostenere

Un fotoreporter italiano rende visibili gli uomini e donne ed i bambini del global warming

Alessandro Grassani è un fotoreporter che collabora con i più importanti giornali internazionali: dal New York Times al Sunday Times. Dal 2011 sta lavorando a un progetto fotografico intitolato "Environmetal migrants: the last illusion", che documenta la vita di chi, in diversi Paesi del mondo, a causa dei cambiamenti climatici , è costretto a lasciare la campagna per emigrare in città. Un lavoro che per il suo valore artistico, giornalistico e sociale ha già ricevuto alcuni tra i più importanti riconoscimenti internazionali, esposto in oltre 40 mostre da Londra a Los Angeles, da Tokyo a Madrid. Grassani ha appena  ricevo l'invito alla prestigiosa Ted conference che si terrà il 6/7 settembre 2013 a  Berlino  che si terrà il 6 e 7 settembre 2013, dove presenterà "Environmental migrants: last illusion".

Il fotoreporter italiano con i suoi lavori rende visibili gli uomini e donne ed i bambini che stanno dietro cifre terribili quanto dimenticate: 302 disastri naturali nel solo 201; 12 milioni di ettari di terra fertile persi ogni anno nel mondo a causa della desertificazione; 30 cm l'innalzamento del livello del mare paventato nei prossimi 100 anni.

Come spiega Grassani, «Il cambiamento climatico sta diventando una "miscela diabolica": in un futuro non troppo lontano tutto il pianeta dovrà sostenere il peso economico e sociale delle sue conseguenze. Ho scelto di indagare forse la più complessa e devastante: la migrazione rurale/urbana. Il 2008 ha segnato il punto di non ritorno: per la prima volta c'è più gente che vive nelle città che nelle campagne. Come sempre accade il prezzo più alto viene pagato dai vulnerabili, da quelli che hanno meno capacità di proteggersi. Il 90% di questa migrazione, infatti, non investe i Paesi ricchi, responsabili delle alterazioni degli ecosistemi, ma le aree urbane, già sovraffollate e degradate (slums), delle nazioni d'origine. Le metropoli raddoppiano insieme alla miseria. In assenza di fondi da investire e di adeguate politiche di sviluppo, la ricerca di sostentamento e di un futuro migliore, si trasforma in un'agghiacciante guerra tra poveri, in un'ultima illusione tradita. I protagonisti del progetto sono i profughi climatici: si tratta di persone che non possono più vivere nei loro villaggi,  resi inabitabili dai cambiamenti climatici, e sono costrette a emigrare.

Il progetto si basa su dati e proiezioni delle Nazioni Unite e di Iom International Organisation for Migration che stimano, tra l'altro, che nel 2050 la Terra dovrà farsi carico di 200milioni di profughi climatici. Mi sono chiesto chi fossero questi profughi climatici, da dove arrivano e dove vanno: ho deciso di percorrere il loro cammino e raccontare le loro storie con immagini e video e di documentare la migrazione più devastante causata dai cambiamenti climatici: la migrazione rurale/urbana. Dietro la cabala delle statistiche e delle previsioni si nasconde la disperazione di persone costrette ad abbandonare la propria terra resa invivibile dalle conseguenze dei mutamenti climatici. Si chiamano profughi ambientali e non trovano definizione né esistenza giuridica nel diritto internazionale.

Da due anni seguo questi ‘fantasmi', i loro spostamenti e cerco di raccontarne la vita attraverso foto, video e interviste. Ho scelto il Bangladesh, la Mongolia e il Kenya per offrire una panoramica trasversale delle tre diverse tipologie di mutamento climatico. Ho dormito in una tenda a -50° insieme ai pastori mongoli e alle loro pecore più deboli. Sono stato ospitato nelle case alluvionate dei contadini del Bangladesh che hanno condiviso con me il poco cibo che avevano. Ho visto vite ammassate a Ulan Bator e a Dhaka.  In Kenya il cerchio si chiude: potrei documentare la siccità, la lotta quotidiana dei pastori nomadi, gli scontri intestini per l'acqua e i pascoli, le baraccopoli di Nairobi. Sono profughi ambientali e sono persone. Stanno perdendo la loro terra, le loro tradizioni. Le agende politiche internazionali non ne parlano. Io vorrei dargli una voce. Spero voglia farlo anche tu col tuo supporto a questo progetto».

Un lavoro durissimo di documentazione che ha suscitato l'interesse dei media ed è stato pubblicata, tra gli altri, dal Sunday Times, Foreign Policy, Sette del Corriere della Sera, Davs Japan, Alternatives Internationales, ZOOM magazine e che ha inoltre ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali tra cui il Sony World Photography Awards e il PX3 Prix de la Photographie Paris e il Days Japan International Awards. Ma nonostante tutti questi riconoscimenti l'importante progetto è in difficoltà: «I finanziamenti "tradizionali" per il fotogiornalismo sono quasi spariti -spiega Alessandro Grassani - i giornali non producono più reportage ed è per questo che, per terminare il mio progetto, ho deciso di affidarmi al  crowdfounding. 

Il crowdfunding è un sistema di raccolta fondi che si è sviluppato negli Stati Uniti e sta arrivando anche in Italia, un finanziamento condiviso dal basso, in grado di mobilitare risorse e persone che sponsorizzano idee e progetti che altrimenti non potrebbero essere realizzati. Ma il progetto ha bisogno di visibilità e di sostegno economico: vi chiedo di valutare il mio lavoro "Environmental Migrants" e, se vi piace, di aiutarmi dandogli visibilità  e di contribuire alla sua realizzazione. Diventate partner di questo progetto! I giorni che ho a disposizione per la raccolta fondi non sono molti, per questo ho bisogno del vostro aiuto oggi stesso! Insieme possiamo continuare a essere testimoni dei cambiamenti in corso nel nostro mondo!»

Potete supportare e vedere e il progetto nel dettaglio, il suo video di presentazione, che dura 5 minuti, seguendo questo link. 

http://www.kisskissbankbank.com/en/projects/environmental-migrants-the-last- illusion

Alessandro Grassani

www.alessandrograssani.com 

www.luzphoto.com 

http://www.facebook.com/environmentalmigrants

http://environmentalmigrants.wordpress.com

Torna all'archivio