[05/02/2013] News

In pericolo i Cenotes dello Yucatan: saccheggio, inquinamento da pesticidi e rifiuti di ogni genere

Nel suo recente libro "Mio Padre il Capitano", scritto in memoria del leggendario esploratore
Jacques-Yves Cousteau, il figlio Jean-Michel Cousteau ha lanciato l'allarme proprio sul saccheggio e
il grave inquinamento dei  cenotes: «Nella penisola dello Yucatan abbiamo conoscenze e
informazioni di subacquei, antropologi, specialisti come il professor Sergio Grosjean, un esperto di
immersioni in grotta, che ha scritto una lettera a Jean Michel, informandolo della grave stato di
cenotes, serbatoi acqua dolce che sono simbolo di questa regione». Nel libro libro, Jean-Michel
Cousteau documenta la scomparsa della fauna endemica e il saccheggio dei reperti archeologicici
maya nei  cenotes, l'indifferenza e la complicità delle autorità locali e federali.

I Cenotes,
come i messicani chiamano i pozzi di acqua dolce che scaturiscono in superficie e si estendono in km
di grotte sotterranee nella  penisola dello Yucatán, sono avvelenati così tanto da mettere a rischio la
salute di chi li visita e soprattutto le rare e singolari specie che vivono in questi stranissimi habitat.
Secondo una ricerca svolta dall'archeologo e speleologo yucateco Sergio Grosjean Abimerhi, i
cenotes sono ormai sull'orlo di un collasso ambientale senza ritorno.

In effetti questi
fragilissimi corpi idrici sono seriamente minacciati dall'inquinamento, dalla distruzione e dal
saccheggio dei reperti archeologici che nascondono.  Ma c'è anche altro: secondo il giornale
messicano "La Jornada" «Si calcola che il 70 o il 75% dei cenotes dello Yucatán,
approssimativamente 1.800, siano infestati da batteri provenienti dagli scarichi delle latrine, porcilaie
o fosse settiche. Una iniziativa immediata di prevenzione per la salute dfovrebbe essere quella di
evitare il consumo di acqua di pozzo, pratica tuttavia molto comune nella zona rurale dello Stato,
data la mancanza di liquido nelle condotte». Uno studio realizzato dallo Stato dello Yucatan su 20
cenotes di 11 municipi ha trovato alte concentrazioni di pesticidi che poi contaminano sangue e latte
materno delle donne che bevono abitualmente acqua di pozzo. Nello Yucatán si utilizzano ancora
pesticidi che sono proibiti nel resto del mondo, come l'aldrin, il bieldrin, l'edulsofano ed addirittura il
Ddt.

Grosjean Abimerhi, che il 2 febbraio ha presentato il suo libro "Secretos de los
cenotes de Yucatán" al Congreso Internacional de Espeleología a Mérida, da più di 10 anni svolge
ricerche nei cenotes dello Yucatán ed avverte che una delle cause del loro degrado è anche «La
contaminazione prodotta dagli abitanti delle comunità dove si estendono queste cavità, come quella
derivante dai lavori domestici, come fare il bucato. Ci sono situazioni allarmanti, come la
contaminazione da pesticidi che provocano malattie e cancri, della mammella e delle ovaie, così
come malformazioni congenite e mortalità neonatale».

Uno degli esempi più significativi è
quello dei cenotes Kambul, nella comisaría de Noc-Ac, Il  Tza Itza, nel  municipio de Tecoh, e a
Guadalupana, nella población de Homún. «I primi due - dice Grosjean Abimerhi - sono
pesantemente contaminati da coliformi fecali, oltre a questa situazione ci sono tnnellate di
spazzatura nel fondo di questi cenotes: preservativi, bottiglie, plastica, ventilatori, elettrodomestici e
mobili che ci sono finiti durante questi anni. Questa dispersione non pone solo un grave rischio per i
visitatori, ma anche per le specie che vivono nei pozzi. Nel  cenote Kambul, dove fino ad un
decennio fa era evidente il dominio di specie come il pez ciego (olgibia pearsei), ora è molto difficile
da osservare».

Dall'indagine di Grosjean Abimerhi viene fuori che lo Yucatan ogni anno
produce circa 6.950.500 m3 all'anno di acque reflue dalle sole porcilaie, il 37% delle quali è trattato
in maniera inadeguata, con materiale organico che finisce nelle acque sotterranee dei cenotes, ma i
reflui producono anche le maree rosse in mare, danneggiando la pesca, il turismo e provocando altri
problemi sanitari.

Grosjean Abimerhi ha spiegato a  La Jornada: «Molti composti sversati
nell'ambiente sono resistenti alla degradazione e gli impianti di trattamento delle acque ere non sono
stati progettati ed adeguati per rimuoverli. È per questo che sono ogni volta sempre più presenti in
concentrazioni importanti nell'ambiente».

Grosjean Abimerhi dice che c'è anche il problema
dei turisti che entrano nelle grotte dei cenotes e si portano via le stalattiti sottratti., e  conferma:
«Per anni abbiamo osservato come la fauna delle grotte e dei cenotes scompare a causa di fattori
che sembrano innocui, come l'introduzione di specie ittiche aliene in questo habitat, che entrano in
competizione per lo spazio e le risorse e per  crostacei preda delle specie autoctone, tra cui alcune
endemiche. Anche l'illuminazione delle cavità è sempre qualcosa che si crede spesso piacevole ed
anche utile, ma la realtà è diversa, perché altera l'ecosistema naturale e favorisce le specie aliene
introdotte nell'habitat e predare le specie autoctone»

Grosjean Abimerhi ha documentato il
saccheggio di diversi cenotes, con vere e proprie devastazioni archeologiche in quelli di Canun, La
Guadalupana, Canun che'e'n, Kambul e Bal, e afferma: «Sappiamo che i subacquei che manipolano
e rubano oggetti sono persone con una buona preparazione accademica e, meno comunemente,
sono professionisti dello Yucatan, a differenza di molti dei saccheggiatori individuati in altri Stati del
Messico e in Guatemala, che non hanno formazione scolastica, non hanno imparato a commerciare o
hanno visto solo l'opportunità di fare soldi nell'attività saccheggio archeologico». 

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