[04/02/2013] News

Nasce l'internazionale del carbon capture and storage

Alleanza tra norvegesi e inglesi per sviluppare la contestata tecnologia Ccs

Il 31 gennaio è stato lanciato il primo network internazionale per lavorare alla tecnologia carbon capture and storage (Ccs). L'iniziativa è guidata dal norvegese CO2 Technology Centre Mongstad, e comprende l'impresa ingegneristica britannica Doosan Power. Questa rete di testing centers dovrebbe consentire di condividere le informazioni sullo sviluppo della cattura e stoccaggio del carbonio. La tecnologia Ccs cattura le emissioni di carbonio in eccesso prodotte dalla combustione di combustibili fossili nelle centrali elettriche e nelle fabbriche e le stocca in luoghi ritenuti geologicamente sicuri, sotto terra o nei fondali marini; si tratta di una tecnologia invisa a quasi tutte le associazioni ambientaliste del mondo per i rischi che presenta e perché distoglie l'attenzione dalla necessità di tagliare ora e  in maniera radicale le emissioni di gas serra climalteranti.

L'avvio dell'international network to work collaboratively on carbon capture and storage arriva in un momento molto critico per il Ccs che non è stato ancora testato a livello commerciale e il cui sviluppo è in fase di stallo per grossi problemi di finanziamento per una tecnologia tanto costosa quanto discussa. Inoltre nell'Unione europea il Ccs è in panne sia per problemi di bilancio dell'Ue che per il crollo del prezzo delle quote di emissioni di CO2.

Ma secondo Tore Admunson, president del CO2 Technology Centre Monstad, «Questo è assolutamente il momento giusto per lanciare questa rete di condivisione delle conoscenze. Ogni giorno, nei test center in tutto il mondo, vediamo progressi nella tecnologia Ccs con nuove esperienze, lezioni e soluzioni in fase di sviluppo. Tuttavia, questa conoscenza spesso non viene condivisa in quanto non esisteva una sede adatta a  farlo. Questo network  cambierà le cose con benefici per tutti».

La nuova internazionale del Ccs si propone di ottenere la fiducia dell'opinione pubblica comunicando successi tecnologici realizzati ad un pubblico più vasto, per rispondere alle preoccupazioni ambientali ed economico-sociali utilizzando quello che viene chiamato "pensiero cooperativo" tra centri pilota dove si testa il Ccs, migliorando così l'efficienza organizzativa e fornendo una rete globale di esperti per facilitare la risoluzione dei problemi reciproci ed indicando standard per difendere salute, sicurezza, ambiente e così accelerare lo sviluppo tecnologico attraverso  l'armonizzazione delle norme dei test nei centri. Il network prevede di «Accelerare lo sviluppo delle tecnologie Ccs attraverso una rete di testing centers aperta, invitando pure altri centri a partecipare».

Il network Ccs può contare già su alcuni alleati, come il Partito Laburista britannico che, con un emendamenti all'UK Energy Bill, ha chiesto che tutte le nuove centrali a carbone e gas vengano dotate di impianti Ccs a partire dal 2020. La proposta della nuova legge energetica britannica presentata dal governo conservatore-liberaldemocratico non contiene un obiettivo di decarbonizzazione dell'industria dell'energia elettrica. Il Partito Laburista propone l'introduzione di emission performance standard (Eps) come chiara indicazione che gli investimenti per le nuove centrali a carbone devono essere coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione del Regno Unito.  La proposta laburista prevede che tutte le nuove centrali a carbone siano dotate di un impianto Ccs per almeno una quota di emissioni prodotte.

Anche la commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo, dopo lo stop della Commissione Ue ai finanziamenti agli impianti pilota Ccs, ha sottolineato la necessità di uno sviluppo su scala commerciale della tecnologia e Bellona, una delle poche Ong ambientaliste favorevoli, ha accolto la notizia con sollievo. Il rapporto adottato sottolinea che «Impianti Ccs sviluppati in modo economicamente efficiente, sicuro e sostenibile dovranno essere in uso su scala commerciale il prima possibile» ed inoltre «Mette in evidenza che il Ccs è anche un'opzione importante per la decarbonizzazione delle industrie energetiche più complesse, come le raffinerie di petrolio, le fonderie di alluminio e la produzione di cemento».

La Commissione europea prevede di pubblicare il suo rapporto sulle tecnologie Ccs entro la primavera di quest'anno. La relazione, che fa parte della prima serie di comunicazioni su NER300, il più grande progetto mondiale di finanziamento di progetti dimostrativi energetici low- carbon,  verrà presentato alla commissione  cambiamenti climatici nel febbraio 2014, ma la Commissione Ue dice che se si vuole davvero applicare la tecnologia Ccs c'è bisogno di un impegno di gran lunga maggiore sia da parte dei governi che dell'industria, compresi i fornitori di combustibili fossili. Ma gli ambientalisti ed i Paesi in via di sviluppo  temono che questi investimenti vengano sottratti alla diffusione di altre tecnologie low carbon già testate e disponibili ed alle attività di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici.  

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