[04/02/2013] News toscana

Urbanistica, revisione della legge 1 del 2005? Ok, ma parliamone

Si dice che la Regione Toscana abbia predisposto una revisione della legge 1 del 2005. Di questo non c'è notizia sul sito istituzionale della Regione, ma sembra ci sia stato un incontro in proposito con ANCI, UNCEM e URPT. Certamente non sarà una riforma clandestina ma sicuramente sarebbe utile una più vasta informazione e partecipazione possibile.

E' ragionevole revisionare la 1 dopo 7 anni di gestione, ma prima ancora di farlo si ritiene che sarebbe oltremodo utile fare un serio esame, una approfondita valutazione, di come ha funzionato la legge, quali limiti abbia, prima ancora di buttare giù modifiche sostanziali.

Per esempio, certamente è tema di rilevante portata, anche per l'attenzione che su esso appuntano comitati e non solo, il ruolo degli strumenti urbanistici comunali che a detta di molti non dovrebbero essere autoapprovati.

D'altra parte dobbiamo ricordare che la legge 1 è figlia di una lettura un po' esasperata della riforma costituzionale del 2001 e che se aveva assunto come fondante il principio di sussidiarietà, aveva sostanzialmente dimenticato quelli di differenziazione ed adeguatezza. Come dire i comuni avranno le loro colpe, ma il primo vero problema sta nell'aver ridotto il PIT ed i PTC a narrazioni anche fascinose, ma prive di una qualsivoglia cogenza, mentre il secondo problema sta nell'evidente difficoltà di lettura dei piani strutturali, che sono approvati in accordo di pianificazione tra comune, provincia e regione, ma evidentemente riuscirebbero a nascondere molto bene interessi e forze speculative che poi emergono nei regolamenti urbanistici.

Una dimostrazione di questo stato di cose è per esempio la formazione del piano paesaggistico che tra schede che illustrano in passato, il presente e dettano indirizzi e criteri per il futuro, non perviene mai, almeno per quanto fino ad oggi noto a chiare prese di posizione cioè alla impossibilità di edificazione in alcuni contesti perché si turberebbero equilibri e valori che in quanto tutelati per legge sono validi erga omnes, sono bene comune.

Ma se si deve affrontare come sembra la riforma deve altresì essere chiaro che i primi limiti da rimuovere sono quelli della scarsa chiarezza delle responsabilità, che non risiede nella partecipazione agli accordi di pianificazione, ma nella caratterizzazione e valenza dei singoli piani, in una struttura legislativa che di fatto riconduceva e non poco alla stessa regione molte decisioni senza che questo appaia in modo chiaro, come nel caso della portualità turistica; nella necessità di definire procedure snelle perché poi è inutile lamentarsi che non si riescono a dare risposte in tempi certi e ragionevoli alle imprese, tanto che in fretta è furia si fanno accordi di pianificazione come quello per IKEA a Pisa.

E ritornando all'autoapprovazione dei piani, cioè del regolamento urbanistico,  da parte dei comuni, se è opinione rispettabile quella di chi, anche stimato urbanista, ritiene che non sia possibile perché genera mostri, credo sarebbe pur sempre utile ricordare che quando c'era la famosa CRTA, cioè i piani approvati dalla regione non è che interessi e metri cubi fossero tagliati! Anzi.

Insomma fermo restando che fino ad oggi si sa poco o niente di questa riforma, che sono facili semplificazioni, diciamo così, un po' "glamour",  non appare fuori luogo esortare la Regione ad una apertura di confronto ampio che non può esaurirsi solo con ANCI, UNCEM e URPT.

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