[01/02/2013] News toscana

Frutta, verdura e fiori competitivi sul mercato grazie al calore geotermico

Le imprese florovivaistiche stanno pensando di utilizzare il calore geotermico per il riscaldamento delle serre, come già fa la Cooperativa Parvus Flos di Radicondoli

La crisi non risparmia il settore del florovivaismo, che in Italia copre il 6% della produzione agricola con un fatturato annuo di circa tre miliardi di euro. I problemi del comparto (costituito da oltre 16.700 fiorai, 7.000 vivai, e quasi 10.000 punti vendita all'interno dei centri commerciali) legati soprattutto al rialzo del costo dei carburanti, fondamentali per la climatizzazione delle serre, sono stati recentemente illustrati durante un convegno nazionale su Floricoltura e Vivaismo organizzato nella sede di Asproflor a Torino.

La soluzione «potrebbe arrivare -secondo quanto indicato dallo stesso presidente di Asproflor- da una vera e propria rivoluzione energetica, che la politica dovrebbe favorire con adeguate risorse mirate a convertire gli impianti a gasolio con sistemi a biomasse, pompe di calore, biogas».

Ed è questa rivoluzione energetica che è stata intrapresa in Toscana, dove la Coldiretti indica che il rilancio della floricoltura -settore di punta nella zona di Pescia, in provincia di Pistoia- potrebbe essere intrapreso con un utilizzo consistente della geotermia a bassa entalpia per il riscaldamento delle serre.

La proposta è stata uno dei punti trattati nei giorni scorsi nell'assemblea organizzata a Pescia da Coldiretti Pistoia, alla presenza di oltre 120 imprese.

«Un grande evento -lo ha definito Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia- che ha permesso alla aziende di conoscere una modalità poco sfruttata (l'utilizzo del riscaldamento geotermico ndr) per ridurre i costi di produzione ed essere competitivi sul mercato».

La proposta di Coldiretti, di utilizzare l'energia geotermica per riscaldare in inverno le serre e raffrescarle in estate è una tecnica ben consolidata a Radicondoli, dove la Cooperativa Parvus Flos gestisce 20mila metri quadrati di serre in ferro e vetro, usando un sistema basato sull'utilizzo del vapore endogeno ad alta entalpia (vapore ad alta temperatura proveniente da un pozzo geotermico) per l'approvvigionamento di calore.

Parvus Flos è nata nel 1996 come attività agricola per il recupero delle persone svantaggiate e oggi conta 30 dipendenti, quattro aree di produzione e un mercato che copre le maggiori catene di distribuzione presenti nell'Italia centrale.

La cooperativa, che fa parte della Comunità del Cibo ad Energia Rinnovabile, produce più di 12 tonnellate l'anno di basilico biologico, oltre a stelle di natale, gerani, erbe officinali, riuscendo a contenere sensibilmente (dal 60 al 70%) i costi relativi all'approvvigionamento energetico, metodo che consente, fra l'altro, un migliore controllo dei valori di umidità e di conseguenza una riduzione delle patologie fungine.

L'uso del vapore geotermico è dunque -per stessa ammissione dell'azienda- un valore aggiunto importante perché permette di produrre a minor costo piante che, altrimenti, difficilmente troverebbero una collocazione di mercato nella grande distribuzione.

Il basilico, che rimane la principale coltura della Parvus Flos, ha infatti esigenze termiche che ne renderebbero antieconomica la produzione qualora venissero impiegati combustibili fossili per riscaldare le serre.

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