[31/01/2013] News

Siria: Israele entra in guerra e bombarda un centro di ricerca militare con armi chimiche

Navi militari russe davanti alla Siria ed altri missili Patriot Nato in Turchia

Secondo l'esercito siriano due persone sono morte ed altre cinque sono rimaste ferrite durante il raid di Israele sul centro ricerche di Jamraya, nelle vicinanze della capitale Damasco: «I caccia israeliani hanno violato il nostro spazio aereo ed hanno condotto un bombardamento mirato sul centro ricerche. L'attacco è stato condotto dopo tutta una serie di tentativi da parte dei terroristi di conquistare il sito nei mesi passati. Questo assalto, prosegue la nota, allunga la lista degli atti di aggressione ed i crimini di Israele ai danni degli arabi e dei musulmani».

Secondo quanto dicono i militari del regime nazional-socialista di Bashie Al Assad, «l'intero edificio è stato distrutto ed i danni materiali causati dal bombardamento sono ingenti». Come scriveva ieri greenreport.it nelle ore precedenti fonti governativa israeliane aveva sostenuto di aver colpito con un blitz aereo un convoglio con armi chimiche in Siria prima che entrasse in Libano. L'esercito israeliano si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni e invece la cosa è stata smentita dai siriani ma confermata da fonti occidentali che parlano addirittura di più obiettivi colpiti dagli aerei con la stella di David «Lungo il confine siro-libanese». Il sito al-Monitor, che ha sede in Usa, cita fonti dei servizi segreti di Beirut e scrive che «E' stato colpito un obiettivo nell'area. I jet israeliani hanno colpito un convoglio di armi in movimento nei pressi del confine tra Siria e Libano».

Ma il vero pesante intervento nella guerra civile siriana degli israeliani è l'attacco aereo contro il centro di ricerca militare di Jamraya (Cers), che sorge tra Damasco e la frontiera libanese, ed è probabile che il convoglio bombardato ieri mattina dagli israeliani fosse vicino all'impianto e che gli israeliani volessero impedire il trasferimento di armi chimiche.

Intervistato dal Jerusalem Post l'analista Yakov Lapin ha spiegato che «Il centro di ricerca militare di Jamraya produce armi chimiche e biologiche destinate agli islamisti di Hamas e di Hezbollah», esattamente la tesi del governo israeliano.

Secondo Ynetnews, «Il centro di Jamraya ospita dei siti di addestramento per gli Hezbollah. Nel 2010, il generale israeiano Nitzan Nuriel aveva avvertito che «se il Cers avesse continuato ad armare i terroristi libanesi e palestinesi doveva essere distrutto».

L'escalation è evidente, così come è evidente che Israele ha messo un piede nel sanguinoso e sempre più confuso conflitto siriano e che intende giocare in proprio, non tenendo conto nemmeno delle ragioni geo-politiche dei suoi alleati americani ed europei, visto che il premier Benyamin Netanyahou, che sta tentando di mettere in piedi un nuovo governo di coalizione, non si fida di Assad e degli sciiti di Hezbollah ma ancor meno dell'opposizione siriana pesantemente infiltrata dall'estremismo islamico sunnita che hanno per Israele lo stesso odio che nutre Hamas. 

Intanto il principale alleato della dittatura siriana, la Russia, si è detta «Profondamente preoccupata» per il raid aereo israeliano contro il Cers di Jamraya e il ministero degli esteri di Mosca ha ammonito: «Se queste informazioni verranno confermate, si tratterà di un attacco immotivato contro obiettivi situati sul territorio di uno Stato sovrano, che costituiscono una violazione flagrante della Carta delle Nazioni Unite. E' inaccettabile, quale che siano le ragioni invocate. Intraprenderemo delle iniziative urgenti per chiarire tutti i dettagli di questa situazione».

Il monito di Mosca risuona dalla flotta russa di 23 navi davanti alle coste siriane e nel Mar Nero che stanno compiendo una delle maggiori manovre navali dal tempo dell'Urss. Una dimostrazione di forza che ha spostato da tre diversi teatri operativi, Mar Nero, Mar Baltico e Mare del Nord, nel Mediterraneo orientale, un incrociatore missilistico, una nave anti sottomarini, quattro vascelli da sbarco con 300 marines e due sommergibili di cui uno nucleare. Un dispiegamento troppo grosso per poter far pensare solo alla preparazione di una possibile evacuazione di 30.000 russi con le loro famiglie che vivono in Siria, anche perché a Mosca ribadiscono che per il momento non c'è alcuna intenzione né bisogno di evacuare questa massa di civili. Secondo la radio internazionale iraniana Irib «Si tratta, piuttosto, di un avvertimento all'America, all'Europa e alla Turchia di non intervenire militarmente in Siria. Ancora più chiara è l'intenzione di Mosca di dimostrare ai paesi della regione che la Russia è tornata ad essere una grande potenza in questo settore. Meno chiare sono le vere intenzioni».

Ma le armi chimiche del regime siriano sembrano essere al centro dell'attenzione di tutti, infatti anche Irib sottolinea che una delle ragioni del dispiegamento di forze russo «Potrebbe essere la messa a punto di una operazione di controllo sui depositi di armamenti chimici siriani che i russi temono possano cadere nelle mani di terroristi dando all'America, ma anche a Israele, la giustificazione per un intervento in Siria. Le truppe speciali inglesi, francesi e probabilmente israeliani agiscono già sul suolo siriano. Mosca sta ricordando a tutti i paesi del Mediterraneo meridionale e orientale che la Russia esiste e che non si può fare nulla in questo teatro (incluso nel caso delle minacce turche contro Cipro per le ricerche petrolifere sottomarine in collaborazione con Israele) può essere uno degli scopi di questo spiegamento di forze navali».

Intanto una nave con a bordo due sistemi di missili suolo-aria Patriot provenienti dagli Usa è attraccata ieri sera nella base navale di Iskenderun, nel sud della Turchia. I primi Patriot erano arrivati in Turchia il 21 gennaio, forniti dalla Germania, ed installati nella provincia sudorientale di Kahramanmaras, mentre le batterie provenienti dall'Olanda sono puntati verso la Siria nelle provincia meridionale di Adana.

Il 21 novembre 2012 la Turchia aveva chiesto ufficialmente alla Nato di fornirle sistemi anti-aerei Patriot per proteggere i suoi 900 km di frontiera con la Siria e in totale saranno impiantate 6 battere missilistiche. A quanto pare in Medio Oriente la Guerra fredda e la Guerra calda non vogliono proprio lasciare il posto alla pace.

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