[25/01/2013] News

Territorio e assenza di prevenzione in Italia, Gabrielli: «Colpa anche della societą civile»

La società civile non è migliore della classe politica che ha eletto. Questo è in sintesi quanto espresso dal Capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, in merito all'assenza di politiche di prevenzione dei vari rischi (idrogeologico, idraulico, sismico...) che affliggono il nostro paese. La constatazione è stata effettuata durante il convegno "Fenomeni naturali e catastrofi attese: il difficile ruolo della prevenzione in Italia", organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi che si è svolto oggi a Chieti all'auditorium dell'Università "G. D'Annunzio".

«Se la politica è distratta da questi temi è perché prima ancora è la società civile ad essere profondamente distratta, non sensibilizzata su questioni come terremoti, dissesti, rifiuti - ha sottolineato Gabrielli - La prevenzione è un problema culturale della società civile. I politici non sono persone fuori dal mondo, in democrazia il consenso è l'unico strumento con il quale si consegue il potere. I temi della prevenzione non sfondano nell'opinione pubblica e quindi i politici, che vanno alla ricerca del consenso, li pongono nelle parti basse delle loro agende. Se ci fosse una società civile più consapevole avremmo anche una società civile più esigente rispetto alle classi politiche che poi governano il Paese».

 Quanto affermato da Gabrielli è condivisibile e aggiungiamo che quando siamo di fronte alla frammentazione di competenze, sovrapposizioni, eccessi di burocrazia, pessimo o mancato impiego di risorse già stanziate, deve essere tirata in ballo anche la cattiva amministrazione mal indirizzata da una politica inadempiente.

«Smettiamola di piangerci addosso, cominciamo ad agire anche nel piccolo, abbiamo uno stanziamento di 1 miliardo sul rischio sismico: stiamo stancamente e con grande difficoltà spendendo questi soldi- ha aggiunto il capo del dipartimento della Protezione civile- La cosa più allarmante e demoralizzante è che nei convegni si parla sempre di cosa fare, delle risorse da stanziare, e una volta che non si riescono a recuperare i fondi si arriva alla conclusione che in fondo le cose possono andare come sempre sono andate. Mi accontenterei di fare piccole cose e che incidessero sulla sensibilità e sulla cultura di questi temi», ha concluso Gabrielli. 

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