[25/01/2013] News

Australia, scoperte enormi riserve di shale oil: risolveranno il bisogno di energia del Paese?

Secondo quanto scrive International Business Times, in un solo enorme giacimento scoperto nel South Australia ci sarebbe abbastanza petrolio da scisti bituminosi da rendere il Paese autosufficiente e da farlo diventare  produttore ed esportatore di energia. Le ricerche,  commissionate dalla compagnia Energy Linc di Brisbane, avrebbero trovato, con trivellazioni ed indagini sismiche, che nel non ancora fruttato Arckaringa Basin, vicino alla città di Coober Pedy, ci potrebbero essere riserve che dai 3,5 miliardi di barili di petrolio alla gigantesca cifra di 233 miliardi di barili di petrolio.

L'amministratore delegato di Energy Linc, Peter Bond, ha detto in una conferenza stampa che «Se il livello più alto della stima è accurata, sarebbe parecchie volte più grande di tutto il petrolio in Australia. Se si tratta di quello che le relazioni suggeriscono, questo giacimento potrebbe veramente portare l'Australia all'autosufficienza. Se si guarda al target superiore, che è 103 - 233 miliardi di barili di petrolio, questo è enorme. L'opportunità di trasformare tutto questo nel prossimo boom dello scisto è molto reale. Se Arckaringa gioca nel modo in cui ci auguriamo che faccia... in questo momento è uno dei potenziali territori chiave in tutto il mondo...  Abbiamo la buonissima sensazione che sarà un oil-producing asset».

Secondo il giornale Advertiser of Australia il valore delle riserve degli scisti bituminosi arriverebbe fino a 20 trilioni di dollari. La Linc ha detto di detenere il 100% delle licenze che coprono ben 65.000 Km2  e che sarà presto avrà un partner con esperienza nei progetti degli scisti bituminosi per finanziare lo sfruttamento del l sito. Secondo il Wall Street Journal la Linc ha acquistato la proprietà quattro anni fa per quella che ora sembra una miseria: 100 milioni di dollari.

Gli ambientalisti sono (a ragione) molto preoccupati: l'Australia diventerebbe uno dei leader del boom del petrolio da scisti insieme agli Usa che stanno utilizzando il fracking a tutto spiano, abbassando così prima proibitivi. Ma nonostante i Verdi siano indispensabili a tenere in piedi il governo di minoranza laburista, il ministro delle Risorse minerarie e dello sviluppo del South Australia, il laburista Tom Koutsantonis, ha detto che «Il gas e il petrolio da scisti sarà un elemento chiave per garantire la sicurezza energetica in Australia, ora e in futuro. Abbiamo visto l'impatto estremamente positivo che shale projects come quelli di Bakken ed Eagle Ford hanno avuto per l'economia degli Usa. C'è ancora molta strada da fare, ma gli investimenti in progetti non convenzionali liquidi nel South Australia accelererà e sempre più aziende come Enegy Linc Energia e Altona estrarranno le loro risorse».

Il Wall Street Journal è naturalmente entusiasta ed ha evidenziato che «La produzione di petrolio in Australia è in calo negli ultimi anni: l'anno scorso, il Paese ha prodotto 484 mila barili al giorno, il 14,5% in meno rispetto all'anno precedente, il livello più basso in 30 anni, dato che i giacimenti convenzionali si sono impoveriti. Nel frattempo, il consumo di petrolio è salito del 5,7%». In Australia aumenta la preoccupazione per la crescente dipendenza dalle importazioni di petrolio e nel novembre 2012 il Financial Times scriveva che «L'Australia potrebbe presto sostituire l'Indonesia come il più grande importatore di prodotti petroliferi nella regione Asia-Pacifico, e l'invecchiamento e la chiusura delle raffinerie  fanno volare la domanda.

L'Australia nel 2011 ha consumato circa 1 milione di barili di prodotti petroliferi raffinati al giorno, il più alto livello mai registrato. Il governo federale di  Canberra ha avvertito che al momento in cui «Le raffinerie  nazionali produrranno poco più della metà del combustibile consumato... Il resto verrà importato». Nel 2000 in Australia c'erano 8 raffinerie e solo il 5% del carburante veniva importato, allora la produzione di petrolio australiana era di 810.000 barili al giorno. Le importazioni nette di petrolio sono salite dai 12.000 barili al giorno nel 2000 ai 519 mila barili al giorno nel 2011.

Vlado Vivoda, un ricercatore presso dell'Asia Griffith Institute della Griffith University del Queensland, getta acqua sul fuoco degli entusiasti del petrolio: «L'Australia ha solo 3,9 miliardi di barili di riserve petrolifere certe, lo 0,2% del totale mondiale. Ai tassi di produzione attuali, l' Australia ha un solo decennio di risorse petrolifere conosciute. La crescente dipendenza dalle importazioni in Australia la lascia anche più vulnerabile alle perturbazioni potenziali del petrolio greggio estero e della  catena di approvvigionamento in prodotti petroliferi. L'Australia è l'unico membro dell'International energy agency ad non aver accumulato riserve per l'equivalente di 90 giorni  di importazioni nette di petrolio. L'Australia importa la maggior parte dei suoi prodotti petroliferi raffinati da Singapore, che dipende dal Medio Oriente per oltre l'80% delle sue forniture. L'instabilità politica o un conflitto in Medio Oriente, o lungo le catene di approvvigionamento di petrolio, come lo Stretto di Hormuz, potrebbe avere ripercussioni negative sulla sicurezza energetica in Australia. Questa vulnerabilità è aggravato dallo stato del settore della raffinazione in Australia e dalla chiusura incombente di tre raffinerie, insieme alle maggiori restrizioni in materia di accesso per le navi straniere alla costa australiana. Nel complesso, la crescente dipendenza dell'Australia dalle importazioni di petrolio è una crescente vulnerabilità economica e strategica».

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