[21/01/2013] News
Dopo quattro anni di negoziato, e un'ultima sessione di lavoro durata una settimana, spesso notti incluse, sabato scorso, 19 gennaio, a Ginevra i rappresentanti di 140 diversi paesi hanno raggiunto finalmente l'accordo e hanno elaborato il testo definitivo della Minamata Convention on Mercury, la convenzione delle Nazioni Unite per lo stretto controllo e la drastica riduzione dell'uso del mercurio in una serie di attività umane.
È almeno l'avvio di quella che Achim Steiner, direttore esecutivo dell'UNEP, il Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite, ha definito la«risposta globale a un inquinante la cui notorietà attraversa i secoli».
La Convenzione - che prende il nome dalla città costiera giapponese, Minamata, dove nel 1956 fu scoperta la forte incidenza di una sindrome neurologica che colpiva la popolazione locale, in particolare i pescatori, a causa dell'accumulo del mercurio scaricato nella baia da un'industria chimica Chisso Corporation - sarà "aperta alla firma" il prossimo autunno proprio in Giappone. I paesi che hanno partecipato al negoziato di Ginevra si sono impegnati a firmare e a ratificare rapidamente la "legge quadro internazionale" da loro elaborata, affinché essa possa entrare immediatamente in azione.
Come Greenreport ha scritto la scorsa settimana, presentando l'apertura dell'ultima sessione negoziale organizzata a Ginevra proprio dall'UNEP, il mercurio - il metallo pesante presente come molti altri in natura ma che, a differenza di tutti gli altri, è liquido a temperatura ambiente, vaporizza con una certa facilità, si accumula in aria, in mare e a terra, per poi risalire facilmente la catena alimentare - è un neurotossico il cui utilizzo nelle industrie e in una serie di altre attività umane ha avuto un picco nel XIX secolo, per poi declinare. Ma da alcuni anni la tendenza è all'aumento dell'impiego, soprattutto (ma non solo) nelle micro attività minerarie in paesi del terzo mondo. Si calcola che 13 milioni di lavoratori, spesso bambini, siano esposti ogni giorno a un alto rischio da mercurio. Ma poiché il metallo si accumula e si diffonde nell'ambiente, esiste un rischio decisamente minore ma esteso a larga parte della popolazione mondiale, che interessa particolarmente (ancora una volta) i bambini e le donne incinte.
Di qui la necessità di ridurre l'uso antropico fino a un possibile "phase out", al bando totale. facile a dirsi, ma non altrettanto a farsi. Anche perché il "ritorno del mercurio" è dovuto soprattutto ad attività industriali e minerarie nei paesi in via di sviluppo che, da un lato, non vogliono compromettere la loro crescita economica e, dall'altro, hanno facile gioco nel sostenere che l'accumulo nell'ambiente del metallo è dovuto soprattutto alle attività pregresse di quei paesi di antica industrializzazione che ora vogliono bandirlo.
Questi due tipi di ostacoli sembravano insormontabili. Invece a Ginevra è stato elaborato undocumento, con valore legale, che - sostiene con soddisfazione Janez Potočnik, il Commissario europeo all'Ambiente (Nella foto) - è un vero e proprio "trattato comprensivo", che interviene in ogni fase del ciclo di vita del mercurio utilizzato dall'uomo: dall'estrazione in miniera, al commercio e al trasporto, dalle regole per l'uso industriale a quelle per l'uso artigianale e nelle piccole miniere sempre più diffuse, al controllo della presenza del metallo nei prodotti, alle emissioni in atmosfera o al suo smaltimento come rifiuto a terra e nell'acqua.
Tutti la mondo trarranno beneficio da questa Convenzione, se sarà adottata (come è ormai scontato) e, soprattutto, applicata. È di buon auspicio il fatto che di fronte a questo problema ambientale a carattere globale abbia prevalso il principio dell'azione negoziata globale (ognuno fa qualcosa). Un approccio che fa ben sperare anche per la concreta applicazione di un'altra Convenzione, quella sui cambiamenti climatici.