[16/01/2013] News

Piano città, riparte il progetto governativo: leghiamolo alla bellezza, non è un optional

Il programma del vice-ministro Ciaccia raccolga l’input del progetto legambientino

224 milioni di euro, 430 comuni e un sacco di progetti e speranze. Nella calda estate 2012 il governo Monti, nella figura del vice-ministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, lanciò il Piano città, dedicato alla rigenerazione di aree urbane degradate. Subissato dalla presentazione di progetti da parte dei Comuni (per un importo di svariati miliardi di euro), l'intero Piano si era affossato, non prima di vedere la propria dote aumentare, attestandosi a 319 milioni di euro dai 224 di partenza. Adesso, però, la macchina sembra essersi rimessa in moto. «Il lavoro della cabina di regia - scrive infatti il Sole24Ore - l'organo misto ministeri-Regioni-Anci a cui spettava il ruolo di commissione di gara, è in fase conclusiva, e la graduatoria con gli interventi finanziati sarà definita e pubblicata in settimana».

Da quale premesse si riparte, dunque? Il Piano città, come dichiarò in un'intervista allo stesso Sole il vice-ministro Ciaccia, prevede interventi che «riguardano in prevalenza aree dismesse e quartieri degradati, ma sono programmate anche opere complementari e integrate di diversa tipologia e destinazione d'uso, quali quelle riguardanti l'edilizia pubblica e privata, il miglioramento delle dotazioni infrastrutturali, quali la viabilità intermodale e i parcheggi, gli spazi verdi e il potenziamento delle strutture scolastiche, la realizzazione e la riqualificazione di aree commerciali, di aree di valore storico-architettonico, di centri sportivi e di aggregazione sociale, il miglioramento degli assi strategici di viabilità urbana e l'attivazione di nuovi mestieri».

La qualità ambientale rimane dunque in primo piano e sotto varie sfaccettature, senza dimenticare che - come sottolineato dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - pure il futuro energetico «del nostro Paese dipende anche dal miglioramento dei criteri di costruzione e ristrutturazione degli edifici. Le costruzioni e le strutture urbane, infatti, assorbono oltre il 50 per cento dell'energia consumata in Italia e sono anche causa di una gran quantità di emissioni di CO2». Il Piano città potrebbe dunque avere importanti ricadute anche sotto quest'aspetto, procedendo a ristrutturazioni mirate.

Certo è che le possibilità contenute nel programma delineato da Ciaccia dovranno ancora scontrarsi con numerose criticità. Delle centinaia di progetti presentati, quelli prescelti (a causa degli scarsi fondi disponibili, essenzialmente una rimodulazione di stanziamenti non ancora utilizzati dalla mano pubblica, talvolta risalenti agli anni '90) anche adesso - come sottolinea ancora il Sole24Ore - non saranno «più di 25-30» ed inoltre «quasi tutte le città vincitrici saranno finanziate per una cifra inferiore a quanto richiesto. Ora dunque si tratta di capire quali tempi ha fissato la cabina di regia per arrivare con ciascun Comune al progetto definitivo, con le priorità effettivamente finanziabili».

Il progetto si muove comunque lungo un sentiero tendenzialmente positivo. Anche l'Unione europea sembra indicare questa via. Oggi il Parlamento Ue ha approvato a grande maggioranza il rapporto dell'eurodeputato Pd Andrea Cozzolino per la riqualificazione delle aree urbane, destinando a questo scopo almeno il 5% del budget della politica europea di coesione (per l'Italia, circa 1,5 miliardi di euro). «Una spinta politica enorme - commenta Cozzolino - di cui la Commissione non potrà non tener conto quando si arriverà all'approvazione definitiva del programma di attuazione dei fondi strutturali del ciclo 2014-2020».

Per battere il ferro quando il momento appare propizio e dare nuovo vigore ad un progetto - quello di Ciaccia - potenzialmente interessante quanto sicuramente fragile, dunque, perché non rilanciarlo legandolo alla proposta di legge presentata ieri da Legambiente? Sono 10 articoli che «riorganizzano in un sistema unico i provvedimenti legislativi inerenti alla qualità del territorio e definiscono chiaramente il percorso da intraprendere per rimettere al centro la bellezza nelle sue tante declinazioni operative».

«Con queste proposte - ha dichiarato il presidente dell'associazione ambientalista, Vittorio Cogliati Dezza - si cambia strada in modo inequivocabile: concorsi di progettazione, demolizioni degli abusi, stop al consumo di suolo, investimenti in recupero e cultura, valorizzazione della bellezza e del civismo».

Ai partiti e ai candidati viene chiesto - chiosa Dezza - un impegno vero «per far entrare questi temi nella campagna elettorale e nei programmi, per poi trasformarli in una legge nella prossima legislatura». Se ci crediamo davvero, raccogliamo quanto possibile anche da quest'ultimo stralcio di legislatura, chiedendo che le selezioni dei progetti trovino tra i loro criteri di scelta anche quello della bellezza. Una bellezza non effimera, quelle delle nostre città, ma che ci è riconosciuta nel mondo come tratto distintivo del nostro Paese, e alla quale essere grati e orgogliosi: non possiamo rinunciarvi.

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