[15/01/2013] News

Sostenibilità sociale della medicina: il diritto alla salute passa anche dai farmaci

A prima vista potrebbe sembrare una lotta impari, eppure qualche vittoria i più deboli l'hanno già ottenuta. Ma nel campo dei farmaci e del diritto alla salute - tra multinazionali e popolazioni dei Paesi del sud del mondo, associazioni, attivisti, cittadini - la battaglia è ancora in corso.

In gioco ci sono le vite di milioni di persone, ma anche un mercato ricco e fruttuoso, che fa gola a molte imprese. Con la legislazione attuale le aziende farmaceutiche possono registrare un farmaco, brevettandolo (in generale un prodotto è brevettabile se ha un'applicazione industriale e possiede i requisiti di novità e attività inventiva), e ottenendone in questo modo il monopolio ventennale (ufficialmente come ricompensa e incentivo per l'investimento nella ricerca, col rischio che le imprese concentrino gli sforzi scientifici solo verso patologie che assicurino un ampio riscontro finanziario).

Gli accordi sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (accordo Trips) prevedono delle flessibilità che permettono, in casi emergenziali, la produzione di farmaci generici anche prima della scadenza del brevetto. Ma questi non sono sufficienti a garantire la tutela del diritto alla salute per tutti. Per questo da anni Ong, singoli individui, parlamentari, gruppi, si stanno adoperando per sbloccare il diritto alla salute e assicurare che l'accesso alle cure sia una garanzia per tutti.

Un punto cruciale della faccenda è costituito dall'India e dai suoi rapporti con il resto dei Paesi all'interno del Wto. L'India, infatti, è la principale produttrice mondiale di farmaci generici, che poteva mettere in commercio grazie a una specifica legge che permetteva la produzione delle versioni generiche a basso costo di farmaci coperti da brevetti all'estero, garantendo anche ai più poveri le cure. Con le nuove regole, però, questa farmacia low cost rischia di chiudere.

«Oggi tutti hanno la consapevolezza che o cambiano le regole del Wto che tutela le multinazionali e i brevetti o una parte immensa dell'umanità non potrà accedere alle cure, compresa quella che vive in quello che viene considerato il primo mondo - spiega Vittorio Agnoletto, medico attivista, da anni impegnato contro l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sulle questioni legate all'accesso ai farmaci - In questo momento in Europa è in corso uno scontro durissimo tra le multinazionali che difendono i loro farmaci brevettati e coloro che difendono i farmaci generici. E in Italia in questo siamo molto indietro. I tagli al welfare e ai servizi stanno trasformando la salute da diritto universale a bene sul mercato a disposizione di chi se lo può permettere».

«Le multinazionali - sottolinea infine Agnoletto - sono state in grado, in questi anni, di penetrare in due commissioni dell'Oms tanto da riuscire a far modificare la definizione di pandemia, e influenzare le decisioni prese dall'organizzazione a livello internazionale come è accaduto ad esempio nel caso dei vaccini contro l'influenza A H1N1».

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