[14/01/2013] News

Mobilitazione italiana e francese contro il convoglio delle scorie nucleari di Saluggia

Ultim'ora. In questo momento stanno caricando i container di rifiuti radioattivi sul treno che deve lasciare la stazione di Vercelli, diretto in Francia: il treno partirà probabilmente stasera

Un treno che trasporta due container di combustibile esaurito italiano, altamente radioattivo, dovrebbe  lasciare l'Italia nei giorni a venire ( molto probabilmente martedi 15 gennaio 2013) per raggiungere il terminale ferroviario di Valognes (Manica) nel corso della settimana prossima (1). Attraverserà la Francia mercoledi 16 e giovedi 17 gennaio, passando per 16 dipartimenti (1) . Il ricorso depositato da Reseau  "Sortir du nucléaire" essendo stato rigettato, questo pericoloso trasporto attraverserà dunque  l'Italia et la Francia  senza che le popolazioni e neanche i loro eletti siano stati informati della sua esistenza e dei rischi inerenti. 

Una volta arrivati al terminale di Valognes, questi rifiuti saranno portati via strada all'impianto Areva di La Hague per essere - secondo il termine adoperato dall'industria - "trattati". Poi dovrebbero tornare in Italia, probabilmente tra il 2020 e il 2025, dove non esiste nessuna soluzione per stoccarli. Su entrambi i lati della frontiera, i cittadini si stanno mobilitando per denunciare il passaggio del convoglio. Reseau "Sortir du nucléaire" pubblica gli orari e l'itinerario sul suo sito.(http://groupes.sortirdunucleaire.org/Horaires-et-trajet)

Un trasporto ad alto rischio

Altamente radioattivo, il combustibile esausto, composto per la maggior parte di uranio, ma anche di plutonio e di prodotti di fissione ed attinidi minori, sprigiona molto calore e radioattività. Questo convoglio comporta dei rischi importanti in termine di sicurezza . Inoltre dovrebbe attraversare delle zone urbane densamente popolate.

Gli irraggiamenti radioattivi "Gamma "emessi dai container "Castor", (Cask for storage and trasport of radioactive material), si propagano a parecchie decine di metri del vagone, causando un rischio per le persone che si trovano vicino, abitanti cosi come ferrovieri. La regolamentazione, iniqua ed obsoleta, riguardo al trasporto delle materie radioattive, autorizza degli addebiti di dose fino a 2 millisievert /ora a contatto del vagone, ossia un livello di radiazione circa 20 000 volte superiore alla radioattività naturale (2). E' imperativo che i poteri pubblici rivedano urgentemente queste norme.

Infine, le norme di resistenza agli shock ed al fuoco dei "Castor" sono, in effetti, ridicolmente basse e non prendono in considerazione numerose situazioni che potrebbero presentarsi in caso di incidente ferroviario grave.

Inoltre la Rete "Sortir du nucléaire", il sindacato Sud-rail e le associazioni italiane "Legambiente Vallesusa" "Pro Natura" e "Global Info Action" tengono a ricordare che è consigliato agli addetti al lavoro ed al pubblico di tenersi lontani da un convoglio altamente radioattivo fermo in stazione, ed incitano i ferrovieri ad esercitare il loro diritto di ritiro in caso di intervento su questi convogli.

Un trasporto tenuto segreto

Nonostante questi rischi, le autorità italiane e francesi non forniscono nessuna informazione su questo tipo di trasporti, e tacciono la loro esistenza e la loro pericolosità per la popolazione ed i lavoratori coinvolti. Certi servizi dello stato e le collettività ed eletti locali, che dovrebbero essere formati ed avvertiti per potere reagire e mettere in opera un piano di emergenza in caso di problema, sono tenuti nell'ignoranza.

In questi ultimi mesi la situazione è anche peggiorata ; le autorità fanno di tutto affinché nessuna informazione sull'esistenza di questi convogli possa filtrare, a costo di adoperare degli stratagemmi scabrosi per camuffare questi treni e farli passarli per dei treni classici. Ciò, per evitare le mobilitazioni antinucleari che potrebbero attirare l'attenzione sull'esistenza di questi trasporti e sui loro rischi.

Un trasporto inutile

L'industria nucleare produce ogni anno tonnellate di rifiuti, di cui non si sa che fare (3). Certi paesi stranieri, di cui l'Italia, mandano il combustibile esausto generato dalle loro centrali-come una patata bollente - alla fabbrica Areva di La Hague affinché siano "trattat ": cosi l'Esagono è regolarmente attraversato da questi rifiuti che vengono ad aggiungersi a quelli generati dai reattori francesi, per un volume che supera i 500 convogli l'anno.

Tuttavia, lungi dall'essere una soluzione, il "trattamento "dei rifiuti genera dei rischi e dei trasporti supplementari. Contamina in modo irreversibile la punta del Cotentin ed il Mare del Nord, rigettando degli effluenti chimici e radioattivi nell'acqua e l'ambiente. E' per di più inutile: il trattamento alla fabbrica Areva di La Hague non diminuisce la radioattività dei rifiuti, ma al contrario ne aumenta il volume.

Quando il ritrattamento dei rifiuti italiani a La Hague nasconde in realtà un stoccaggio in Francia

Per ora, in Italia, non esiste nessuna soluzione di stoccaggio o di deposito per accogliere questi rifiuti dopo la loro rilavorazione in Francia. Del resto, in occasione del primo trasporto italiano nel 2008, l'autorità di Sicurezza Nucleare aveva ricordato pubblicamente le sue riserve su questi convogli e sui termini di ritorno previsti dall'accordo tra la Francia e l'Italia. Questi devono tornare in Italia tra il 2020 e il 2025, il che è molto tardivo. Perché un tale termine di ritorno, che ha per conseguenza lo stoccaggio dei rifiuti italiani in Francia, in mancanza di una soluzione in Italia per riceverli?

Non solo il "ritrattamento" a La Hague non costituisce per niente un riciclaggio, ma l'invio dei rifiuti radioattivi a La Hague sembra soprattutto un'astuzia per certi paesi, per fare dimenticare temporaneamente il problema insolubile della loro gestione . Più di 20 anni dopo l'arresto del suo ultimo reattore, lo sfruttamento dell'energia nucleare negli anni 1980 lascia all'Italia una pesante eredità...

In Italia come in Francia uno stesso vicolo cieco: non si sa che fare con i rifiuti nucleari.

Per la Reseau "Sortir du nucléaire" e il sindacato Sud-rail, bisogna uscire dal nucleare. In Italia come in Francia, il nucleare è un vicolo cieco: non si sa che fare con i rifiuti nucleari. In Francia, le autorità vorrebbero seppellirli a 500m sotto terra a Bure nella Mosa; in Italia li si mandano in Francia, per rimandare la questione della loro gestione nel tempo, aspettando di trovare un'ipotetica soluzione. Oggi una sola soluzione resta credibile: smettere di produrrne uscendo al più presto dal nucleare.

Reseau "Sortir du nucléaire", il sindacato Sud-rail, Legambiente Vallesusa, Pro Natura, Global Info Action saranno dunque una volta ancora mobilitate contro questo trasporto e si appellano alla mobilitazione e controlli lungo il tragitto.

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