[09/01/2013] News toscana

Pisa, te lo ricordi il reattore nucleare di San Piero? Prosegue lo smantellamento: ecco le novità

Sono relativamente poche le persone che sanno dell'esistenza di un reattore nucleare a Pisa, nascosto nell'odoroso verde della macchia di San Piero a Grado. Il piccolo reattore sperimentale del Cisam - Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari - nato negli anni '50 per ricerche sull'uso dell'energia nucleare a fini nautici, ha vissuto 17 anni di attività per poi essere spento nel 1980.

Da allora si è avviata la lunga fase di decommissioning, ovvero smantellamento, che tuttora prosegue ed anzi si avvia a entrare in alcune fasi cruciali. Combustibile irraggiato e fresco non ce n'è più da tempo; l'uranio usato è stato trasferito a Saluggia nel 1986, quello non utilizzato invece è andato in Francia nel 2002. Di contaminato a San Piero restano le acque e il materiale interno della piscina di raffreddamento dell'ex reattore, nonché la piscina stessa.

L'attuale fase del decommissioning, che terminerà definitivamente nel 2020 e per il quale si prevede un costo complessivo di 30 milioni a carico del Ministero della Difesa, è quella relativa allo svuotamento della piscina, con il trattamento delle acque e lo smaltimento delle stesse. Si tratta di una gara da 4 milioni di euro che è stata recentemente aggiudicata ad una ditta spagnola, Lainsa, i cui lavori cominceranno a giorni.

Dovranno essere trattati e smaltiti 750 mc di acque pari a 750.000 litri, che verranno depurati in loco e successivamente smaltiti nel Canale dei Navicelli. Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei servizi in cui siedono anche Usl, Provincia e Arpat, verranno utilizzate delle autobotti per trasportare l'acqua a Pisa Sud, dove verrà versata nel canale dei Navicelli per una quantità di 30 mc alla settimana. L'intera operazione richiederà circa 8 mesi.

Una gara aggiudicata al prezzo più basso, "elemento che non pregiudica le garanzie sulla correttezza dell'impresa", tiene a sottolineare l'ammiraglio Domenico De Bernardo, responsabile del procedimento. «Il progetto è stato co-redatto con l'Università di Pisa e sono stati richiesti requisiti tecnici e finanziari molto precisi alle ditte invitate alla gara. Abbiamo scelto la procedura che salvaguardasse al meglio gli interessi dell'amministrazione, anche per questo è stato deciso un cronoprogramma tale da poter proseguire i lavori senza soluzione di continuità e con i tempi necessari per farlo in sicurezza».

Intanto sarà installato al Cisam un impianto di depurazione delle acque: «Per il trattamento abbiamo previsto la tecnica dell'evaporazione sottovuoto - spiega De Bernardo -. In pratica una distillazione per condensazione, dove i metalli pesanti rimangono in fondo e l'acqua distillata viene raccolta altrove. La ditta dovrà comprare un distillatore di queste caratteristiche che rimarrà poi di proprietà del centro a disposizione del Ministero della Difesa».

E per quel che riguarda i limiti di rilevanza radiologica, dal Cisam assicurano che «l'acqua versata sarà ben al di sotto dei limiti di legge», mentre i fanghi residui «saranno circa il 3% del totale; se necessario verranno ulteriormente condizionati, successivamente posti in moniliti di acciaio e riempiti di cemento, poi collocati nel deposito temporaneo all'interno del Cisam».

Una volta completata questa fase, che verrà certificata da un ente terzo e costantemente monitorata, si procederà alla pulizia del materiale interno alla piscina. Difficile in questo caso fare una stima del materiale contaminato; i militari del Cisam parlano di «qualche tonnellata», sottoforma però di materiali e strumenti diversi. Se in alcuni casi sarà sufficiente pulire le superfici e disfarsi poi degli "stracci" contaminati, in altri casi basterà "spellare" le vernici specifiche di cui sono ricoperti. Ad ogni modo, anche in questo caso il materiale non decontaminabile verrà sigillato sotto cemento e depositato: «30 bidoni al massimo - stimano dal Cisam - Ed è chiaro che non ci vogliamo riempire di bidoni».

La fase tre sarà l'eventuale demolizione della piscina. «È un blocco in cemento armato, sarà da valutare se è il caso di demolirla tutta o se sarà sufficiente eliminare solo la parte superficiale. Questo ce lo diranno solo i controlli, una volta svuotata la piscina". Infine, l'ultimo passaggio sarà l'eliminazione degli impianti dei servizi ausiliari utili per queste fasi, fino ad arrivare, nel 2020, al rilascio incondizionato del sito».

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