[02/01/2013] News toscana

Rifiuti combustibili in discarica: la proroga è scaduta e ora è rischio caos

Il 31 dicembre è scaduta la proroga prevista dalla legge che consente di conferire in discarica i rifiuti combustibili ad alto potere calorifico (ovvero oltre i 13mila kJ/kg, ndr) e ora si rischia, per questi flussi, una situazione di crisi generale. Ma che cosa sta succedendo in soldoni?

Prima di tutto giova ricordare cosa stabilisce la "gerarchia dei rifiuti" dell'Ue, ovvero «ordine di priorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti». In testa alla gerarchia figura la prevenzione, ossia misure - prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto sia diventato un rifiuto - che riducono la quantità di rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo di vita, gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull'ambiente e la salute umana oppure il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti. Segue poi la preparazione per il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.

Viene poi il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Esso include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. Segue poi il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». A questo proposito, la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" fissati dalla direttiva stessa.

Vi è, da ultimo, lo smaltimento, che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l'iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l'incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera). Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di materiali riciclati».

Dunque che è successo? Che l'Italia fa ancora oggi un utilizzo della discarica assolutamente fuori di ogni norma europea e del buon senso. Tra multe e proroghe, comunque, la situazione per quanto riguarda i rifiuti secchi  in uscita da impianti di selezione dei rifiuti urbani e di riciclaggio, e che sarebbero destinati per legge (e per buon senso), fin dal 2003, al recupero energetico ovvero alla termovalorizzazione, è andata avanti appunto fino al 31 dicembre, quando è scaduta anche l'ultima proroga. 

La situazione rischia ora di diventare ingovernabile perché senza proroghe e senza impianti questi "rifiuti da rifiuto" sono in un limbo giuridico e fisico.

Secondo Cispel Toscana (l'organizzazione delle aziende pubbliche di servizio), è necessario l'intervento urgente della Regione e del Governo: «Occorre un intervento urgente per un provvedimento ponte capace di scongiurare la crisi e soprattutto chiediamo alla Regione di attivare ogni iniziativa per la rapida realizzazione degli impianti di termovalorizzazione previsti (Firenze) e in via di definizione (Livorno)».

Anche per greenreport.it la situazione che si è venuta a creare con l'abuso della discarica in Italia è insostenibile e sbaglia chi crede che a risolvere la questione sia o la raccolta differenziata o la termovalorizzazione. La gestione integrata dei rifiuti e i conseguenti impianti va fatta innanzitutto sulla base dei rifiuti tutti e non sono quelli urbani che sono un quarto dei rifiuti totali prodotti. Poi occorre una rinnovata pianificazione a livello regionale che tenga conto dello tsunami economico che ha modificato i flussi di materia. Infine, "gestione integrata" non significa "gestione sequenziale". Ovvero, non è che prima si fa una cosa e poi (non) se ne fa un'altra. Prevenzione, riuso, riciclo, recupero energetico e infine discarica sono anelli di una stessa catena e insieme vanno padroneggiati e agiti. Se si pensa (come da sempre si sta facendo) che agire su uno solo di questi anelli possa, da sé, dare soluzione sostenibile al problema si finisce esattamente nella situazione attuale.

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