[19/12/2012] News

E anche il Sole24Ore disse: «Chi si oppone alla tobin tax spieghi fino a che punto sarą possibile tassare i cittadini»

Se c'è coerenza tra che scrive gli editoriali del Sole24Ore e la "testa" del giornale, e quindi la sua linea editoriale, si potrebbe dire che il quotidiano economico più importante d'Italia ha aperto alla tobin tax in Europa e alla carbon tax in Usa. Come interpretare diversamente la chiusura del "pezzo" di ieri di Carlo Bastasin - peraltro in prima pagina - che dice testualmente: «Cresce la riflessione in Europa su tasse come la Tobin tax e in America sulla carbon tax. Chi si oppone ad esse per principio, anziché costruire la governance europea e globale necessaria ad applicarle, deve spiegare anche fino a che punto in futuro, in considerazione dei cambiamenti demografici, sarà possibile tassare i redditi dei cittadini».

L'ex vicedirettore della Stampa, spiegando assai bene come le tasse siano indispensabili per reggere la spesa pubblica anche in Usa (come in Europa) giudica indispensabile far pagare di più la classe media americana. Chi guadagna di più, in buona sostanza, è giusto che paghi di più, e persino i repubblicani a stelle e strisce se ne sono convinti, oltretutto quando le casse del bilancio nazionale assomigliano a un pozzo senza fondo. Ma il punto e la svolta per così dire del ragionamento di Bastasin è che, oltre ai cittadini, bisogna che a pagare siano coloro che - tra le altre cose - hanno portato il sistema al collasso. Ovvero in larga parte i mercati finanziari e le loro storture speculative. E per farlo si può solo colpirli, oltre che con regole, dove fa loro più male: attraverso una tassazione sulle transazioni finanziarie globali.

Come ha spiegato alcuni giorni fa a greenreport (e come da noi condiviso) Andrea Baranes, portavoce di Zerozerocinque, la campagna per l'introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie, «Di massima potremmo affermare che gli obiettivi della tassa sulle transazioni finanziarie sono diversi. Quelli più evidenti sono il contrasto alla speculazione e la generazione di un gettito, ma in maniera ancora più in generale parliamo di un segnale di fondamentale importanza della volontà politica di controllare - e non limitarsi a compiacere - dei mercati finanziari senza controllo. E' questa la vera partita che si sta giocando in questo momento. Da un lato una finanza spregiudicata che per oltre un trentennio ha vissuto al di fuori dal mondo, senza regole né controlli e con l'unico obiettivo di fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile, dall'altro l'insieme dei cittadini, delle imprese e dell'economia reale che avrebbe tutto da guadagnare dall'introduzione di una simile imposta. Riprendendo un famoso slogan di Occupy Wall Street, una tassa in favore del 99% della popolazione, ma duramente ostacolata da quell'1% che dispone di enormi capitali e di un ancora più enorme potere di lobby sulle istituzioni politiche».

Certo, fino a quanto i mercati senza regole potranno fare il bello e cattivo tempo in spregio ad ogni forma di democrazia, spostando capitali in nanosecondi da una parte all'altro del mondo oltretutto senza pagare dazio, non ci può essere ancora gara. Ma almeno cominciamo a farli pagare. La parte dell'avanguardia tocca farla ancora all'Europa, peraltro nemmeno all'unanimità, però gli Usa ci guardano e come dice Bastasin «Chi si oppone per principio, anziché costruire la governance europea e globale necessaria ad applicarle, deve spiegare anche fino a che punto in futuro, in considerazione dei cambiamenti demografici, sarà possibile tassare i redditi dei cittadini». 

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