[19/12/2012] News

L'Olanda vieta tutti gli allevamenti di animali da pelliccia: ogni anno 6 milioni di animali uccisi

Ci sono voluti 7 anni, ma alla fine l'associazione animalista olandese Bont Voor Dieren (Bvd) ce l'ha fatta: il Senato dei Paesi Bassi ha approvato a grande maggioranza la legge presentata da socialisti e laburisti  che mette al bando l'allevamento di animali per la produzione di pellicce. Un divieto che verrà messo progressivamente in atto e che sarà totale dal primo gennaio 2024, dando così agli allevatori 10 anni per smantellare i 159 allevamenti di visoni che ogni anno eliminano circa 6 milioni di animali. Il governo olandese ha stanziato 28 milioni di euro per la riconversione degli allevamenti da pelliccia in altre attività agricole .

Nicole van Gemert, direttrice del Bvd è contenta più che mai. «Il divieto è unico nel suo genere: mai prima d'ora una grande industria nei Paesi Bassi era stata vietata per ragioni etiche. Già nel 1999 era stata adottata  una mozione che chiedeva il divieto dell'allevamento dei visoni. Ora, 13 anni dopo, i politici finalmente sono stati in grado di ascoltare la maggioranza della popolazione olandese. Un'inchiesta del ministero delle politiche agricole condotta all'inizio di quest'anno ha dimostrato che solo il 7% degli olandesi approva l'uccisione degli animali per la loro pelliccia. Il divieto di allevare visoni, quindi, è solo il logico passo che segue il divieto di pellicce di cane, gatto e foca». Nel 1995 e nel 1998, l'Olanda aveva già vietato l'allevamento di volpi e di chinchilla, dando 10 anni di tempo per smantellare gli allevamenti, ma senza alcun incentivo economico, ora mette definitivamente fine ad un'attività che il 93% degli olandesi ritiene non necessaria ed ingiusta.

Il voto è un brutto colpo per l'industria delle pellicce europea: l'Olanda è il secondo produttore europeo di pellicce di visone e il nuovo divieto si somma al bando degli allevamenti da pelliccia già approvato  in Austria, Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia,  Croazia e Bosnia.  Intanto la Danimarca, che attualmente è il maggior produttore dell'Ue di pellicce di visoni, chinchilla e volpi, ha deciso di vietare l'allevamento delle volpi a partire dal 2024.

Simone Pavesi, responsabile campagna pellicce della Leaga antivivisezione (Lav), esulta e rilancia: «Ora è necessario che anche l'Italia (primo Paese europeo a vietare il commercio di pellicce di cane e di gatto, nonché Paese guida per il bando europeo alle pellicce di foca) prosegua in questo percorso, approvando quanto prima la proposta legislativa predisposta dalla Lav e già depositata alla Camera e al Senato nella legislatura uscente.  Se lo ha fatto l'Olanda e soprattutto per ragioni etiche, il secondo Paese europeo per produzione di pelliccia di visone, con 6 milioni di animali allevati ogni anno in 159 allevamenti, allora l'Italia con i suoi 10 allevamenti e 150mila animali condannati non può essere da meno».

Pavesi dice che La Lav ha dato un buon contributo alla decisione olandese come membro della Fur Free Alliance (Ffa), che riunisce circa 40 organizzazioni di tutto il mondo che si battono contro lo sfruttamento degli animali per la produzione di pellicce: «Siamo veramente soddisfatti per questo storico traguardo.  Abbiamo dato un diretto contributo alla campagna di Bvd, sia tramite un network informativo che finanziando parte dello studio scientifico di Life Cycle Assessment sulla pelliccia di visone, che è rientrato tra le argomentazioni dibattute nelle due Camere del Parlamento olandese. E la scorsa settimana eravamo presenti in prima linea, insieme ad una delegazione internazionale della Ffa, per seguire il dibattito in Senato e sostenere l'approvazione del provvedimento".

Joh Vinding, presidente della Ffa, conclude: «L'Alleanza ha dimostrato che lavorare insieme e condividere esperienze e idee porterà tutti noi verso un mondo libero dalle pellicce. Abbiamo guardato all'Olanda nell'ultimo decennio, ora tutti noi siamo in grado di diffondere in altri Paesi il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce».

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