[13/12/2012] News
La Fiom Cigil vota due ordini del giorno sull’Ilva, passa con 82 voti contro 16 quello della segreteria
Il decreto salva Ilva fa i conti con la crisi di governo che impone tempi ristrettissimi, oggi è all'esame delle commissioni ambiente, lavori pubblici e attività produttive della Camera, ma secondo Legambiente, «Agli articoli 1 e 2 estende impropriamente le disposizioni emergenziali previste per l'Ilva a tutti i siti industriali inquinanti con almeno 200 lavoratori, garantendo loro un'impunità preventiva. Al fine di garantire la produzione sarà possibile infatti scavalcare le disposizioni della magistratura, modificando di fatto la legislazione ambientale».
Per questo l'associazione ambientalista si è fatta promotrice di alcuni emendamenti che sono stati presentati da Ermete Realacci e da altri parlamentari del Pd ed oggi dice che «Le disposizioni del decreto devono essere ristrette esclusivamente a casi eccezionali. Occorre alzare i paletti che consentono di definire un sito di interesse nazionale e introdurre nel decreto la tutela della salute, introducendo la valutazione del danno sanitario e aumentando le garanzie fideiussorie al fine di assicurare la riparazione dei danni. E' necessario il coinvolgimento del ministero della Salute nella gestione dell'emergenza».
Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, sottolinea che «La salute ha un valore costituzionale che non può essere messo in discussione. Oltre alle prescrizioni dell'Aia per i limiti alle emissioni, devono valere quelle derivanti dalla valutazione del danno sanitario, perché occorre tener conto della situazione concreta: i livelli di inquinamento che si sono sedimenti e l'impatto sanitario, già documentato, delle produzioni. Ci aspettiamo che il Parlamento, a differenza del governo, consideri con la dovuta attenzione la salvaguardia della salute, acceleri l'adeguamento degli impianti alle indicazioni dell'Aia, salvaguardando l'occupazione, e modifichi in tal senso il decreto».
Ieri il Comitato centrale della Fiom-Cgil si è diviso su due ordini del giorno: quello presentato dalla Segreteria nazionale è stato approvato con 82 voti, l'ordine del giorno presentato da Sergio Bellavita "No al decreto salva Riva" ha raccolto 16 voti.
Ecco il testo dell' Ordine del giorno sulla vertenza Ilva della Segreteria nazionale Fiom-Cgil:
«Il Comitato Centrale della Fiom nel riconfermare piena fiducia nell'operato della Magistratura di Taranto e nel rispettarne il lavoro che sta svolgendo, al fine di perseguire i possibili reati commessi a danno della salute delle lavoratrici, dei lavoratori e dei cittadini, ribadisce la decisione di costituirsi parte civile. Il decreto legge presentato dal Governo ed emanato dal Presidente della Repubblica, a fronte della drammatica situazione dell'Ilva di Taranto, determinatasi a causa dei danni alla salute dei lavoratori e deicittadini, autorizza l'attività produttiva e riaffida la gestione dello stabilimento alla proprietà con l'impegno al risanamento ambientale con l'obbligo di realizzare, entro trentasei mesi, le prescrizioni previste dall'Aia.
L'applicazione dell'Aia necessita di un impegno finanziario straordinario di quattro miliardi di euro control'impegno fin qui dichiarato dall'Ilva di soli quattrocento milioni, totalmente insufficienti per effettuarne le prescrizioni. Serve un preciso piano industriale e di gestione dei lavoratori, durante le inevitabili e necessarie fermate produttive, nonché il piano formativo e riqualificativo per tutte le maestranze. Un piano che fino a oggi l'Ilva non ha presentato, procedendo invece in azioni parziali che stanno seminando confusione in tutti i siti e fra i lavoratori.
La Fiom riconferma una forte criticità in quanto il decreto non fa obbligo immediato all'Azienda di presentare il piano degli investimenti finanziari e di quelli industriali, insieme al piano con la tempistica degli interventi di ambientalizzazione, da effettuare rapidamente senza attendere i mesi successivi. Per smentire queste preoccupazioni, gli interventi strutturali sugli impianti devono essere tali da impedire che l'attività produttiva non continui a determinare effetti dannosi sulla salute dei lavoratori e dei cittadini. La Fiom ritiene necessario un intervento pubblico immediato e transitorio che consenta oltre al reperimento delle risorse finanziarie necessario per un settore strategico come quello siderurgico, anche un controllo diretto del Governo sulle scelte strategiche aziendali.
La Fiom chiede che sia convocata immediatamente una riunione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, la proprietà e le organizzazioni sindacali per definire gli interventi, la loro tempistica e la loro ricaduta occupazionale. La Fiom chiede che sia immediatamente nominato il Garante, che sia pienamente operativo dai prossimi giorni e che sia scelto tra le migliori competenze nel campo della tutela della salute dei lavoratori dell'ambiente, del diritto e dell'organizzazione produttiva. Il Garante dovrà avvalersi, oltre che delle competenze dell'Ispra, anche di quelle dell'istituto superiore della sanità, dell'Arpa Puglia, della Asl. La Fiom chiede altresì, che venga istituito un tavolo di confronto permanente tra Garante, organizzazioni sindacali, Rsu ed Rls per vigilare su quanto accade. La Fiom richiede al Governo che nell'eventualità perdurasse, nel prossimo periodo, l'atteggiamento dell'Ilva di rinviare gli interventi e di nascondere l'effettivo impegno finanziario, si dia attuazione a quanto previsto nel decreto in materia di amministrazione straordinaria dell'Ilva in applicazione degli art. 41 - 42 - 43 della Costituzione».
Invece l'Ordine del giorno bocciato, No al decreto salva Riva, diceva:
«Il Comitato centrale della Fiom ritiene che il decreto del Governo Monti che ha autorizzato l'Ilva di Taranto a proseguire le attività in spregio ai provvedimenti della magistratura, violi la costituzione, il diritto del lavoro e realizzi un attentato alla salute dei lavoratori e dei cittadini. Il Governo compie un atto gravissimo sancendo la subordinazione agli interessi d'impresa del risanamento e della vita stessa delle persone, cedendo cosi ai ricatti indecenti di una proprietà banditesca ed in aperto attacco ai provvedimenti della magistratura. Un atto senza precedenti che cancella il diritto alla salute, alla sicurezza e la legalità formale nel rapporto tra i diversi poteri dello stato. Il Comitato Centrale della Fiom impegna tutta l'organizzazione a costruire una grande vertenza per la ripubblicizzazione dell'acciaieria e per il contrasto al decreto del Governo. Riva va espropriato e perseguito per il giusto risarcimento dei danni che ha prodotto. Ilva deve tornare di proprietà' pubblica, il controllo e la gestione del risanamento e degli investimenti va esercitata dai lavoratori a cui si dovrà garantire il reddito sino al riavvio delle produzioni. Il Comitato Centrale condanna l'ulteriore gravissimo ricatto di Riva per lo sblocco dell'acciaio sotto sequestro in quanto frutto di attività criminosa dopo il provvedimento di fermo attività della magistratura e giudica grave qualsiasi ulteriore intervento legislativo teso ancora una volta a violare un atto della magistratura».