[30/11/2012] News

Appetite for Destruction: la Cina č il pių grande consumatore e importatore di legname illegale del mondo

La Cina si vanta spesso dei successi dei suoi giganteschi programmi di riforestazione, ma secondo un nuovo rapporto presentato a Pechino dall'Ong britannica Environmental Investigation Agency (Eia) «La superpotenza emergente e la seconda economia più grande del mondo, in effetti tiene nascosto che la sua crescita esponenziale devasta le foreste con un commercio di miliardi di dollari l'anno». Non a caso il rapporto Eia è intitolato "Appetite for Destruction: China's Trade in Illegal Timber" e rivela che la Cina è attualmente il Paese che consuma più legname illegale e che importa più legno frutto di operazioni illegali su vasta scala organizzate dalle ecomafie.

L'Eia ricorda che «Negli ultimi 10 anni, sono stati compiuti notevoli progressi per proteggere le foreste in contrazione in tutto il mondo dagli effetti devastanti del disboscamento illegale. Mentre i principali consumatori di legname, gli Stati Uniti, l'Unione europea e l'Australia, hanno adottato misure legislative per escludere il legname rubato dai loro mercati, Paesi produttori chiave come l'Indonesia hanno notevolmente migliorato l'attività contro la deforestazione illegale. Eppure, anche se la Cina ha adottato misure vigorose e lodevoli per proteggere e far ricrescere le proprie foreste, ha contemporaneamente alimentato una vasta e vorace industria della lavorazione del legno che fa affidamento sull' importazione della  maggior parte delle sue materie prime».

Faith Doherty, a capo della Forests Campaign dell'Eia, non ha dubbi: «Ora la Cina sta davvero esportando la deforestazioni in tutto il mondo. Ogni ulteriore significativo progresso per salvaguardare le foreste del mondo è minacciato, a meno che il governo cinese non agisca rapidamente e con decisione per rafforzare in modo significativo la sua attività per garantire che il legname illegale sia precluso di suoi mercati».

E' dal 2004 che gli investigatori dell'Eia  conducono indagini sul campo in Cina, Indonesia, Laos, Madagascar, Mozambico, Myanmar, Estremo Oriente russo e  Vietnam sui flussi di legname illegale, compreso il lavoro nero e sotto copertura e le attività dei compratori di legname. Appetite for Destruction esamina la portata e l'impatto in questi Paesi del  vorace consumo della Cina e presenta diversi casi di studio dei traffici cinesi nei Paesi nei quali le foreste sono state saccheggiate e gravemente impoverite. «Questo rapporto  - sottolinea  Doherty  - fa una chiara e concisa denuncia delle attività da parte della Cina. L'onere di fare ulteriori progressi nella lotta internazionale contro la deforestazione, il disboscamento illegale e le reti criminali pesa ora interamente sulle sue spalle

Gli investigatori dell'Eia hanno utilizzato anche dati della Banca Mondiale e dell'Interpol e il rapporto Eia sottolinea che e imprese statali cinesi nel 2007 importavano già quasi la metà del volume di tronchi tropicali. Il  boom della domanda di legno tropicale è stato innescato dall'imponente crescita del settore immobiliare cinese. La richiesta di legname della Cina ha contribuito ad alimentare conflitti in Myanmar, Cambogia, Papua Nuova Guinea e in diversi Paesi africani.

Il rapporto presenta il caso del palissandro, ambito dai nuovi ricchi cinesi per mobili ed accessori di lusso, il cui taglio illegale e/o il sovrasfruttamento sta provocando veri e propri disastri ambientali in Cambogia, Laos, Thailandia e Madagascar. L'Eia spiega che nel poverissimo Laos i rari  tronchi di palissandro  vengono pagati fino a 18.000 al m3 e nei Paesi vicini ancora di più , mentre il suo commercio illegale sta provocando scontri tra i taglialegna illegali e le autorità in diversi Paesi.

Il rapporto fornisce cifre molto preoccupanti: negli ultimi 10 anni l'esportazione di prodotti in legno è cresciuta di 7 volte, fino a raggiungere i 34,2 miliardi nel 2010. Nel 2000 le importazioni cinesi erano di 13,6 milioni di m3, per un valore di 1,6 miliardi di dollari, nel  2011 avevano raggiunto i 42 milioni di m3, per 8,2 miliardi di dollari, con la Russia come primo fornitore, seguita  da Usa e Papua Nuova Guinea.

L'Eia evidenzia che «Più della metà delle attuali forniture della Cina di materie prime legnose  provengono da Paesi con un alto rischio di disboscamento illegale e governance delle foreste povera». Come abbiamo scritto più volte su greenreport.It, mentre la copertura forestale della Cina aumentava grazie all'introduzione di severe leggi di protezione delle foreste ed ai colossali programmi di  rimboschimento, i cinesi saccheggiavano le foreste tropicali corrompendo e trafficando con le ecomafie. L'Eia dice che nel 2011 la Repubblica Popolare avrebbe importato  almeno 18,5 milioni di m3 di tronchi e legname illegali, per un valore di 3,7 miliardi e che si tratta di una stima prudenziale. «Questo commercio illegale rampante  - si legge su Appetite for Destruction - sta avendo un impatto terribile sulle foreste e le comunità locali dell'Asia-Pacifico. Nelle isole Salomone, le esportazioni verso la Cina sono 7 volte superiori al tasso di disboscamento sostenibile, con foreste che si prevede che vengano svuotato di legname commerciale entro il 2015».

Nella prima metà del 2012 in Myanmar le esportazioni illegali di legname verso la provincia cinese dello Yunnan  sono state di 500.000 m3 ed intere montagne del Paese sono state denudate dalle foreste, «Ciò è avvenuto nonostante gli accordi del  2006 tra i due Paesi per fermare il commercio illegale transfrontaliero - conclude Doherty - La Cina ha ora l'opportunità per rispondere seriamente alle importazioni di origine illegale, puntando ad una crescente azione globale, con  Stati Uniti, Unione Europea ed Australia, ed attuando le leggi che vietano le importazioni illegali di legname».

Torna all'archivio