[23/11/2012] News

I rifiuti e i liquami soffocano l'India

Nell'india della rapida crescita il problema dello smaltimento dei rifiuti e dei reflui fognari sta diventando ogni giorno più grave. Il bubbone è scoppiato quando in una palude vicina a Bangalore ci si accorse che non si sentivano più gracidare le rane. Bastò poco per scoprire che gli anfibi erano stati sterminati dai liquami e dai rifiuti che venivano scaricati direttamente nella zona umida. Le successive indagini hanno dimostrato che,  in questa metropoli diventata uno dei centri mondiali delle tecnologie dell'informazione, meno della metà dei liquami veniva gestito in impianti di trattamento moderni, mentre il resto finiva come prima, senza nessun trattamento, nei laghi e nelle zone umide della città. Le paludi vicino a Bangalore sono state trasformate in un lago nero e puzzolente alimentato dalle fogne a cielo aperto e dal percolato delle discariche abusive, ma anche dagli scarichi di un imponente, costoso ed energivoro impianto di depurazione che evidentemente non funzionava.

Cittadini ed associazioni ambientaliste sono riusciti a far assumere alle autorità locali le loro responsabilità e a Bangalore le cose sono cambiate in meglio. Recentemente, la municipalità ha stanziato fondi per bonificare e proteggere quelle che un tempo erano splendide zone umide, ma ormai ne sono rimaste 17 delle 262 che si contavano nel 1962, le altre sono scomparse sotto l'avanzata di un centro urbano che negli stessi anni è cresciuto del 466%.

Ma la gestione dei rifiuti solidi e delle acque reflue resta un problema nazionale. Solo nel 2000 l'India si è data una politica dei rifiuti solidi urbani che chiede a tutte le città di elaborare piani di gestione dei rifiuti completi che comprendono la raccolta differenziata dei rifiuti, il riciclaggio e compostaggio, ma tutto questo non è stato mai applicato. L'Energy and resources institute di New Delhi stima che nel 2047 la produzione di rifiuti nelle città indiane sarà di 260 milioni di tonnellate all'anno. Alcune città, come stanno tentando di avviare la raccolta differenziata e il compostaggio ma non tutti sono d'accordo, a cominciare dagli "straccivendoli" indiani che si guadagnano da vivere selezionando le spazzatura e rivendendo la plastica recuperata. Per questo si sta pensando di coinvolgerli nel sistema del riciclaggio.  

Spesso le municipalità indiane costruiscono faraonici impianti di trattamento, ma poi non hanno nemmeno i soldi per pagare le bollette elettriche per farli funzionare, oppure non hanno costruito le fognature per portarci i liquami. Così la maggior parte dei depuratori non funziona.

Un rapporto del Centre for science and environment (Cse) che ha esaminato le acque di scarico di scarico di 71 città indiane ed rilevato la mancanza o l'abbandono delle infrastrutture per le acque reflue  e che  meno del 30% del Paese è servito da impianti di depurazione registrati ufficialmente e che trattano i reflui in strutture adeguate. Il 70 - 80% delle acque reflue dell'India finisce nei laghi e nei fiumi. «Stiamo annegando nel nostro escrementi», a detto all'Ips Sunita Narain, direttore di Cse.

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, oltre l'87% di chi vive nelle città indiane (rispetto al 33% nelle zone rurali) ha accesso ad un gabinetto, ma tutto questo è servito da un sistema fognario inefficiente che contamina fiumi e laghi. Una situazione che destinata a peggiorare: attualmente nelle città indiane vivono circa 340 milioni di persone, ma entro il 2030 saranno il doppio ed il rischio di implosione sotto il peso dei rifiuti e dei liquami è concreto, anche perché molte metropoli indiane soffrono di carenza idrica e problemi di inquinamento causati dagli scarichi abusivi nei laghi e negli altri corpi idrici.

Inoltre l'acqua dolce viene letteralmente cancellata: la città nord-occidentale di Ahmedabad ha prosciugato 65 dei suoi 137 laghi per farci costruire, mentre a sud Hyderabad ha un nuovo aeroporto costruito nel bacino idrografico del grande lago di Himayat Sagar.

Le vecchie fognature non hanno tenuto il passo con la rapida crescita dell'urbanizzazione e grandi aree urbane, a cominciare dalle baraccopoli, sono prive di approvvigionamento idrico,  trattamento delle acque reflue e di raccolta dei rifiuti. Delhi e Mumbai da sole hanno il 40% della capacità di trattamento delle acque reflue di tutto il Paese, lasciando gli altri agglomerati urbani con infrastrutture tristemente inadeguate. Inoltre le infrastrutture idriche e per lo smaltimento delle acque reflue sono concentrate nelle aree ricche delle città, mentre ai poveri non resta che arrangiarsi in condizioni igieniche sanitarie spesso terribili. In 42 città, compresa la capitale New Delhi, solo il 5% dell'acqua degli acquedotti raggiunge i quartieri poveri.

Intanto, grazie anche ad una scellerata politica delle grandi dighe ed al global warming, le fonti d'acqua dolce si prosciugano e l'acqua raggiunge le città da distanze sempre più grandi, emungendo fiumi e laghi. Bangalore fa sempre più affidamento sull'acqua del fiume Cauvery, distante 100 km dalla città, ma questo non basta a soddisfare la domanda, anche perché il fiume si sta prosciugando.

Anche le acque di falda si stanno esaurendo rapidamente in molte aree e i pozzi (nessuno sa quanti siano) vanno sempre più in profondità alle ricerca di una risorsa non mappata e che, secondo il Central pollution control board (Cpcb), è sempre più inquinata dalle acque reflue non trattate. Anche il Cpcb chiede adeguati sistemi di depurazione metropolitani e un efficace sistema di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani.

Intanto crescono i conflitti tra città e comunità rurali, che protestano per il furto d'acqua operato dalle metropoli nei fiumi e nei laghi che forniscono loro da sempre i servizi ecosistemici necessari a sopravvivere.

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