[23/11/2012] News

Allarme global warming in Europa: l'ultimo decennio è stato il più caldo della storia

Aea: «Cambiamento climatico evidente, necessarie urgenti misure di adattamento»

Il rapporto "Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012" pubblicato dall'Agenzia europea per l'ambiente (Aea) non lascia dubbi: «Il cambiamento climatico sta interessando tutte le regioni d'Europa, causando una vasta serie di ripercussioni sulla società e sull'ambiente». L'Aea prevede «Ulteriori effetti in futuro, con danni potenzialmente elevati in termini di costi».

Ma il global warming è già da tempo al lavoro nel Vecchio Continente: il decennio 2002 - 2011 è stato il più caldo registrato in Europa, con una temperatura della superficie terrestre più alta di 1,3° C rispetto alla temperatura media in epoca preindustriale e l'Aea sottolinea che « Diversi modelli di proiezione evidenziano che la temperatura in Europa potrebbe alzarsi di 2,5 - 4° C verso la fine del XXI secolo, rispetto alla media del 1961-1990», in linea con le pessimistiche previsioni dell'ultimo rapporto della Banca Mondiale.

Questo ha comportato un aumento della frequenza e della durata delle ondate di caldo che negli ultimi decenni hanno causando decine di migliaia di morti. Secondo il rapporto, «Se le società non si adatteranno, il previsto aumento delle ondate di calore potrebbe accrescere il numero di morti nei prossimi decenni. Tuttavia, si prevede che i morti per assideramento diminuiranno in molti paesi».  Il rapporto evidenzia anche altri impatti sula salute umana: «Il cambiamento climatico ha un ruolo nella trasmissione di determinate malattie. Ad esempio, permette alle specie di zecche Ixodes ricinus di prolificare più a nord, mentre un ulteriore riscaldamento potrebbe rendere alcune parti dell'Europa più adatte ad accogliere flebotomi e zanzare portatrici di malattie. La stagione dei pollini è più lunga e inizia 10 giorni prima rispetto a 50 anni fa, con effetti anche sulla salute umana»..

La tropicalizzazione del clima annunciata da diversi climatologi sembra in atto: nell'Europa meridionale stanno diminuendo le precipitazioni ma aumentano nell'Europa settentrionale. Le previsioni sono che «Tali tendenze continueranno e il cambiamento climatico causerà un aumento delle inondazioni, in particolare nell'Europa settentrionale, poiché l'aumento delle temperature intensifica il ciclo dell'acqua. Tuttavia, è difficile comprendere l'influenza del cambiamento climatico sui dati relativi alle inondazioni verificatesi in passato». In Europa gli eventi climatici estremi degli ultimi anni hanno causato un aumento dei costi per i danni subiti e l'Aea evidenzia: «Se da un lato sono necessari maggiori elementi per capire il ruolo svolto dal cambiamento climatico nel delinearsi di questo scenario, dall'altro la crescita dell'attività umana nelle aree a rischio si è rivelata un fattore decisivo. Si prevede che gli eventi climatici estremi diventeranno sempre più intensi e frequenti e i futuri cambiamenti climatici contribuiranno ad accentuare la vulnerabilità di tale situazione». Secondo il rapporto «Se le società europee non adotteranno misure di adattamento, si prevede che i costi legati ai danni continueranno ad aumentare». Inoltre, «Alcune regioni saranno meno in grado di adattarsi al cambiamento climatico rispetto ad altre, in parte a causa delle disparità economiche in Europa. Gli effetti del cambiamento climatico potrebbero ampliare tali disuguaglianze».

I fiumi europei fanno i conti con una siccità  che diventata più grave e frequente nell'Europa meridionale. Secondo le proiezioni del rapporto «In estate il livello minimo dei fiumi diminuirà significativamente in Europa meridionale, nonché in numerose altre parti d'Europa in varia misura».

L'Artico è un'area strategica per l'Europa e si sta riscaldando più velocemente rispetto ad altre regioni: «Nel 2007, 2011 e 2012 è stato osservato nell'Artico un livello della banchisa al minimo storico, che è sceso a circa la metà dell'estensione minima registrata negli anni '80». Dagli anni '90 lo scioglimento della copertura ghiacciata della Groenlandia (territorio autonomo danese) è raddoppiato, con un calo medio, tra il 2005 e il 2009, di  250 miliardi di tonnellate di massa all'anno. Anche i ghiacciai delle Alpi stanno arretrando di fronte al global warming: dal 185 hanno perso circa due terzi del loro volume e le proiezioni dicono che questa tendenza è destinata a continuare.

Sono invece in aumento i livelli dei mari europei ed i rischi di inondazioni costiere durante le tempeste: «Il livello medio globale del mare è aumentato di 1,7 mm l'anno nel XX secolo e di 3 mm l'anno negli ultimi decenni - si legge nello studio - Le proiezioni future variano sensibilmente, ma è probabile che l'aumento del livello del mare nel XXI secolo sarà maggiore rispetto al XX secolo.  Tuttavia, tale aumento risulta diversificato sulle coste europee, ad esempio a causa di movimenti locali di masse in superficie».

Diversi studi, come riferiamo in altri articoli del giornale, stanno analizzando i cambiamenti che il global warming sta producendo su flora e fauna e il "Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012"  fa alcuni esempi per l'Ue: «Sono in anticipo le fioriture delle piante, del fitoplancton e del zooplancton d'acqua dolce. Altri animali e piante si stanno spostando verso nord o verso zone più elevate, a causa del riscaldamento dei relativi habitat. In futuro, molte specie le cui migrazioni non riusciranno a tenere il passo con la velocità dei cambiamenti climatici, potrebbero andare incontro all'estinzione».

Le Stagioni polliniche durano più a lungo ed iniziano in media 10 giorni prima di 50 anni fa, e il 78% dei dati sulla gemmazione e fioritura mostrano tendenze analoghe negli ultimi decenni.  Si stanno modificando anche i comportamenti degli animali con anticipi della deposizione delle uova delle rane, della nidificazione degli uccelli e delle migrazioni. Si è allungata la presenza degli insetti e le farfalle continuano una lenta migrazione verso nord.

Il rapporto lancia un allarme per la flora: «Entro la fine del XXI secolo, le specie vegetali europee s dovrebbero spostarsi  diverse centinaia di chilometri più a nord, le foreste potrebbero contrarsi a sud ed espandersi a nord e circa la metà delle specie vegetali di montagna possono estinguersi. Il tasso del cambiamento climatico dovrebbe superare la capacità di migrazione di molte specie di piante,  in particolare la frammentazione del  paesaggio può limitarne il movimento».

Ma ci sono anche degli aspetti "positivi" del cambiamento climatico in corso in Europa: se l'agricoltura dell'Europa meridionale rischia di essere pesantemente colpita dalla scarsità d'acqua, le condizioni colturali potrebbero migliorare in altre zone: «La stagione vegetativa per numerose colture in Europa si è allungata e si prevede che tale tendenza continuerà, insieme all'espansione delle colture estive a latitudini più settentrionali. Tuttavia, si prevede un calo del raccolto per alcune colture, a causa delle ondate di caldo e della siccità in Europa centrale e meridionale».

L'aumento delle temperature sta facendo diminuire i consumi energetici per il riscaldamento, ma questo risparmio energetico viene compensato dall'aumento della domanda di energia per i condizionatori d'aria e gli impianti di refrigerazione che si registra durante le estati più calde.

Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell'Aaa, conclude: «Il cambiamento climatico è una realtà di dimensioni mondiali, e la portata e la velocità del cambiamento stanno diventando sempre più evidenti. Ciò significa che ogni componente del sistema economico, incluse le famiglie, deve adattarsi e ridurre le emissioni».

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