[22/11/2012] News toscana

La Toscana al primo posto in Italia per le vittime da alluvioni. Albinia una "vasca artificiale"

Ordine dei Geologi toscani: delocalizzare l’edilizia spazzatura del dopoguerra dalle zone a rischio

Dopo la grande alluvione di Firenze del 1966 la Toscana ha conquistato il poco invidiabile record italiano di vittime degli alluvioni: secondo i dati Istat elaborati dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi), dal 1960 al 13 novembre 2012 ci sono stati  364 feriti e 77 morti. Solo il Piemonte ha avuto più morti: 125. In Toscana gli sfollati di alluvioni e inondazioni sono stati 33.468 e 25.844 i senza tetto, la regione è al  terzo posto dopo Veneto (46.037) e Lombardia (37.305).

Che la Toscana sia bella ma fragile lo dicono anche i dati sulle frane, che hanno fatto 69 morti e 91 feriti, ma qui è il veneto ha pagare il conto più salato con i  1.780 morti del Vajont. La Toscana è preceduta anche da Trentino Alto Adige (65 morti) Campania (363, prima per feriti 445), Friuli Venezia Giulia (230), Piemonte (144) e Lombardia (141). Gli sfollati per frane in Toscana sono stati 4.195, ben lontano dalla Lombardia con 33.344 sfollati. Secondo Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei geologi della Toscana, «Questo, ovviamente e purtroppo, non significa che il territorio toscano non sia affetto da fenomeni franosi, significa solo che il numero insediamenti abitativi minacciato dalle alluvioni è maggiore di quello minacciato da frane. Ciò è abbastanza ovvio, se si pensa a come certa urbanistica tanto creativa quanto ignorante abbia prevalentemente invaso pianure alluvionali e aree costiere che in natura sarebbero lagune, ben più di quanto non abbia fatto con versanti ripidi ed instabili».

I dati mostrano come in Toscana la più aggressiva criticità geologica per quanto riguarda i danni alle abitazioni (in termini di numero di senza tetto) sia legata alle inondazioni in misura nettamente maggiore rispetto all'altro problema geologico impellente, le frane», commenta. Questo, ovviamente e purtroppo, non significa che il territorio toscano non sia affetto da fenomeni franosi, significa solo che il numero di insediamenti abitativi minacciato dalle alluvioni è maggiore di quello minacciato da frane. Ciò è abbastanza ovvio, se si pensa a come certa ‘urbanistica' tanto ‘creativa' quanto ignorante abbia prevalentemente invaso pianure alluvionali e aree costiere che in natura sarebbero lagune, ben più di quanto non abbia fatto con versanti ripidi ed instabili. 'Le piane alluvionali, guarda caso, si chiamano così proprio perché create dalle alluvioni e quindi alle alluvioni soggette. Il terribile fango, che ad ogni disastro invade garage, capannoni e case, altro non è che un naturalissimo sedimento, esattamente come quelli su cui quelle case, garage e capannoni sono stati edificati. Un materiale naturale che per magia burocratica, nel dopo alluvione, senza alcuna distinzione si trasforma in rifiuto da smaltire, a carissimo prezzo per la collettività,  ad altissimo lucro per gli ecofurbi di turno».

La Fagioli analizza anche il recente alluvione di Albinia che sarebbe «Un classico esempio di territorio (mal) adattato alle opere. E in questo caso, l'opera è una intera cittadina. Una "vasca artificiale". Le alluvioni che avevano ripetutamente invaso la pianura senza raggiungere la vasca, questa volta ce l'hanno fatta».  

I geologi toscani fanno propria una proposta "shock", avanzata anche sulle pagine di greenreport.it e da diversi ambientalisti e urbanisti: «Fatti salvi gli insediamenti storici, che sono uno dei veri tesori italiani, per tanti altri, per l'edilizia spazzatura del dopoguerra, bisogna spostare quegli edifici o quegli interi insediamenti la cui messa in sicurezza costerebbe molto più di quanto essi valgano e non porterebbe comunque ad una riduzione del rischio a livelli accettabili. Ha suscitato una levata di scudi che noi geologi si sia parlato di delocalizzare gli insediamenti insostenibili. Mettiamola così: se per mettere in sicurezza una lottizzazione anni sessanta che vale dieci milioni di euro ne dobbiamo spendere 100 milioni, cosa conviene fare, delocalizzare, finire in bancarotta o aspettare il prossimo disastro?».

Torna all'archivio