[20/11/2012] News

L'insostenibilità scambiata per buona pratica: anche Roma vuole esportare i suoi rifiuti

Dopo Napoli, anche Roma esporterà i suoi rifiuti. Ormai la strada sembra tracciata e probabilmente in molti festeggeranno questa idea, convinti che così si sia fatto scacco matto a discariche, termovalorizzatori, pirogassificatori, compostatori, selezionatori e perfino alle isole ecologiche che vengono rinominate discariche. La notizia della decisone del Cda di Ama, la municipalizzata dei rifiuti di Roma, di indire una gara europea per gestire i rifiuti che gli attuali impianti non riescono a recepire è invece una legnata su ogni qualsivoglia idea di gestione integrata e sostenibile dei rifiuti urbani. In barba ad ogni principio di prossimità si stabilisce semplicemente che siccome non si sa dove metterli li inviamo là "dove si puote e si vuole", che grossomodo sarà l'Olanda o la Germania. 

«La decisione del sindaco di Roma di far viaggiare mille tonnellate al giorno di rifiuti della Capitale in giro per l'Europa - dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che preannunciano un'interrogazione urgente al ministro dell'Ambiente per chiedere un suo intervento che fermi questo progetto insensato - è una colossale indecenza. Per fortuna dei romani questo sindaco e questa amministrazione hanno ormai i giorni contati».

«Con la sua scelta Alemanno - sottolineano i senatori - non solo certifica il suo fallimento di amministratore, incapace persino di far funzionare impianti esistenti per il trattamento meccanico dei rifiuti; fa molto di peggio, sceglie una via, l'esportazione dei rifiuti, che è contraria a qualunque criterio di sostenibilità ambientale. A parte il costo dell'operazione, il fatto di smaltire i nostri rifiuti a centinaia, forse migliaia di km da Roma vuol dire produrre una grande quantità supplementare di  inquinamento per la quale nessuno pagherà».

Il nodo tuttavia non è solo elettorale, ovvero, temiamo che nulla si risolverà con il cambio del primo cittadino se non cambia l'approccio alla questione rifiuti. Noi che ogni giorno "annusiamo l'aria" leggendo in rassegna tutto quello che accade in Italia, possiamo tranquillamente affermare che a parte qualche isola felice ormai l'andazzo è quello di scegliere di non scegliere.

Di fronte ad ogni protesta cittadina gli impianti da fare, quelli giusti, quelli necessari, quelli dimensionalmente attinenti ai flussi, non si fanno. E non è l'inceneritore l'unico "mostro" da scacciare. Un banale impianto di compostaggio non si riesce a costruire nemmeno a Capannori, dove viste le alte percentuali di differenziata sarebbe logico realizzare un impianto vicino per utilizzare il "raccolto". Ma questo accade perché a livello culturale ormai la battaglia della conoscenza appare praticamente persa. Il tragico errore di scambiare la raccolta differenziata con il riciclo; l'idea che una volta ammucchiati i materiali la questione sia risolta; l'ignorare che ogni processo di riciclo ha scarti di cui ti devi occupare valutando se è preferibile il recupero energetico o la discarica. Solo per fare gli esempi più macroscopici, che portano così al trompe-l'œil dei "rifiuti zero".

A Napoli l'obiettivo "rifiuti zero" è stato raggiunto mettendoli su una chiatta e spedendoli in Olanda; ora Roma farà qualcosa di simile e siccome in questo pazzo mondo sono le semplificazioni che vincono, magari diventerà pratica buona per tutte le latitudini. Peccato che tutto questo con la sostenibilità ambientale non abbia nulla a che vedere. Qualcuno sosterrà allora che infatti è solo una contingenza, perché prima o poi arriveremo a raccogliere tutto in modo differenziato e quindi non serviranno più impianti. Ecco appunto, salite tutti sulla "chiatta" dei vincitori che c'è posto, ma non tenetecelo a noi.

 

Torna all'archivio