[16/11/2012] News toscana

Inondazioni in Toscana: agricoltura KO, 350 milioni di danni

La Maremma rilancia l’appello per la messa in sicurezza del territorio con i 10 miliardi tolti alle opere inutili

Secondo Coldiretti è di «350 milioni di euro di euro il conto dei danni all'agricoltura toscana provocati dal maltempo. Migliaia le aziende agricole finite sott'acqua che cercano di ripartire dopo il terribile weekend di piogge che ha provocato allagamenti, frane e smottamenti che hanno colpito le coltivazioni agricole, ma anche causato la morte di animali, devastato stalle, serre, cantine e impianti di trasformazione alimentare». Ma l'associazione degli agricoltori sottolinea che «Il conto dei danni è in continuo aggiornamento. 70 milioni i danni alle sole colture, 280 milioni quelli strutturali la stima provvisoria».

La situazione più grave è quella della Provincia di Grosseto, con quasi 1.500  aziende agroalimentari colpite e  150 totalmente compromesse, «Con danni stimati in via prudenziale pari a 100 milioni  - dice Coldiretti - . La zona interessata dal fenomeno è molto vasta e comprende tutta l'area ad est dell'Ombrone, le pendici dell'Amiata, compresa l'area collinare di Paganico e Arcidosso e la piana di Grosseto. I danni sono soprattutto strutturali e riguardano sia le coltivazioni che gli allevamenti. E' valutato in 40-50 milioni di euro il danni alle colture in campo (orticole e foraggere) e alla perdite delle semine già effettuate».

L'emergenza continua anche nella provincia di Massa Carrara con 1.000 aziende colpite, delle quali un centinaio totalmente compromesse «Per oltre 10 milioni di euro di danni. L'area più danneggiate è quella collinare dove si registrano danni strutturali per frane e smottamenti nelle colline del Candia. Interessati in particolare i vigneti, mentre nella zona di costa sono le maggiori criticità sono per il settore delle orticole e florovivaistiche con danni a serre, sistemazioni e viabilità poderale».

Danni anche a Capannori e Porcari, nella Piana di Lucca, e in Versilia, dove l'ondata di maltempo ha devastato i campi di mais ancora da raccogliere e provocato la perdita delle semine dei cereali e all'ortoflorovivaismo.  Criticità, allagamenti e danni alle produzioni anche per tabacco e cereali in Provincia di Arezzo  e per cereali e orticoltura nelle province di Siena e Pisa e sull'Amiata.

La situazione è davvero grave ed anche per questo Il circolo Festambiente di Legambiente rilancia dalla Maremma l'appello a fermare e grandi opere inutili per trovare subito 10 miliardi per la messa in sicurezza del territorio, ritenuto fondamentale «Per quanto riguarda l'immediata emergenza che una strategia che ci permetta di guardare al futuro con maggiore sicurezza rispetto al rischio di nuovi eventi di questa portata devastanti per il nostro territorio e per la nostra economia».

Secondo Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente «Occorre una svolta decisiva che vada in questa direzione e anche l'ultima drammatica alluvione che ha colpito la Maremma con danni incalcolabili sia in vite umane che per l'agricoltura, le imprese e le abitazioni duramente provate, dimostra in modo ineludibile che c'è bisogno di un cambio di rotta, dando priorità assoluta alle politiche e agli interventi legati alla prevenzione. La più grande opera pubblica necessaria al paese è, infatti, proprio la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico; su questo non si può infatti risparmiare anche perché le enormi risorse finanziarie destinate a riparare i disastri sono più ingenti di quelle da destinare alla programmazione, pianificazione e mitigazione del rischio idraulico. I fenomeni estremi, le piogge di enorme quantità in poco tempo sono destinati ad aumentare e proprio per questo motivo è necessario, dopo aver provveduto all'emergenza che si è abbattuta sulla Maremma prestando aiuto alle popolazioni delle zone duramente colpite, attuare una politica che preveda una pianificazione degli interventi: contenimento, stoccaggio, assorbimento e laminazione delle acque che arrivano improvvise, manutenzione corretta dei corsi d'acqua, canali scolmatori, argini dei fiumi, nonché della rete fognaria, programmazione delle opere di messa in sicurezza del territorio e delle casse di espansione. Tutto questo unito a un monitoraggio continuo e costante e a una inedificabilità delle aree a maggiore rischio idraulico, oltre a quelle alluvionate, e la delocalizzazione delle strutture insediate in aree di fatto indifendibili».

Torna all'archivio