[14/11/2012] News toscana

Dissesto idrogeologico, le colline del Candia sono a rischio

«Sono lì fin dal tempo dei romani, se oggi fossero qui ci prenderebbero a calci»

I colli apuani, situati nella provincia di Massa Carrara, coltivati a vite forniscono un prodotto di qualità,  il vino Candia Doc, che ora è messo a rischio considerati gli eventi idrogeologici particolari che si sono verificati negli ultimi anni. Almeno questa è la convinzione di Coldiretti. «Le colline del Candia stanno esplodendo perché evidentemente qualcosa è cambiato. Sono lì fin dal tempo dei romani, in pochi anni la gestione scellerata e senza controllo del territorio dell'uomo le ha compromesse. Se oggi fossero qui ci prenderebbero a calci», ha dichiarato Vincenzo Tongiani, presidente provinciale Coldiretti. 

Dal 2010 - hanno spiegato dall'associazione dei coltivatori- la situazione, nelle colline della pregiata Doc, è profondamente precipitata. Le frane e gli smottamenti ormai non si contano più. Solo tra sabato e domenica le ferite aperte nel versante di Massa sono centinaia. «I terrazzamenti non sono franati, ma sono come esplosi dall'interno come se una bolla d'acqua avesse spinto la terra verso l'esterno, verso valle - ha spiegato Tongiani che ha visitato le zone colpite - è evidente che l'assetto idrogeologico del territorio è cambiato profondamente in particolare nell'area a ridosso della collina. Il sistema di regimazione idrico è stato modificato e nel frattempo si è costruito tanto, tantissimo, a valle. Si è continuato a tombare, a stravolgere la geografica secolare dei fossi, a snaturarne la configurazione. Questo è il risultato della mano dell'uomo. L'acqua da qualche parte deve defluire per arrivare al mare. Non è in pericolo solo la gente del Candia e le imprese ma tutta la comunità - ha aggiunto Tongiani - prima Carrara, poi la Lunigiana poi Aulla, poi Massa. L'incremento degli eventi climatici eccezionali è sotto gli occhi di tutti».

I cittadini e le imprese del Candia sono stati invitati dal comune attraverso ordinanze, a mettere in sicurezza le zone a rischio frana. Poi tutto è stato prorogato al 31 dicembre di quest'anno dopo le pressioni di Coldiretti dato che gli interventi erano stati ritenuti economicamente insostenibili e si stanno aspettando, da due anni, i contributi promessi (480 mila euro stanziati dalla Regione Toscana relativi all'alluvione del 2010).

«Oggi hanno senso quelle ordinanze alla luce di quanto è successo? Si intima alle imprese e alle famiglie di mettere in sicurezza i terreni e ripristinare la regimazione idrica quando non si sa dove mandare l'acqua e la pioggia che arriva a valle- ha continuato Tongiani-  Occorre prima uno studio serio per capire l'assetto idrogeologico del territorio ed intervenire per riequilibrarlo correttamente. Non è a colpi di ordinanza, mettendo la gente al muro, che si rivolve il problema. Serve senso di responsabilità da parte di tutti, degli amministratori e dei funzionari, e di tutti gli attori del territorio, ed anche della stampa che segue le vicende». Che serva uno studio complessivo del territorio è pacifico come appunto  una presa di responsabilità di tutti e quindi anche del settore agricolo. Non conosciamo il caso in esame dove magari i terrazzamenti sono tenuti in perfetto ordine ma in giro per la Toscana proprio molti vigneti sono coltivati a rittochino, senza fossette di raccolta e di scolo alla base, con terreno in forte erosione e sedimenti che arrivano fino ad intasare i canali di bonifica. 

Non pensiamo sia possibile che i costi della corretta gestione del territorio privato vadano tutti esternalizzati e che debbano ricadere sulla collettività.  Altra cosa è dire che un'impresa agricola multifunzionale possa accedere a finanziamenti dedicati alla manutenzione del territorio e che per il lavoro svolto anche a favore dell'interesse generale possa avere delle agevolazioni. 

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