[07/11/2012] News

Nucleare, la Tepco al governo giapponese: altri 120 miliardi di dollari per smantellare Fukushima

La Nuclear regulation authority: ĞErrori nelle previsioni di radiazioni incidenti nucleari graviğ

La Tokyo Electric Power Company (Tepco), che gestisce la messa in sicurezza e lo smantellamento del cadavere radioattivo della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, ha presentato oggi il suo "Intensive Reform Implementation Action Plan" ,sviluppato dai suoi executive officers sulla base di politiche preparate da consulenti esterni, ed il piano di "Management Policy towards Restoration" uscito dall'odierno board meeting della Tepco. Il risultato è che l'utility nucleare, ormai tenuta in vita solo da pesanti iniezioni di denaro pubblico, chiede al governo giapponese di coprire una parte dei costi della bonifica di Fukushima Daiichi.

Il network radiotelevisivo Nhk spiega che la Tepco ritiene che «Il lavoro sarebbe troppo costoso perché possa permetterselo una singola impresa» e quindi nel suo "Management Policy towards Restoration" chiede nuovi e sostanziosi finanziamenti per i prossimi due anni fiscali.

Il presidente della Tepco, Kazuhiko Shimokobe, annuncerà ufficialmente il piano domani e la Tepco dice che sarà istituito un nuovo ufficio, con 4.000 dipendenti, nella prefettura di Fukushima al quale verranno trasferite alcune delle funzioni della sede centrale.

L'utility assicura di voler fare un grande sforzo per bonificare dai materiali radioattivi la centrale nucleare devastata dal terremoto/tsunami dell'11 marzo 2011 e poi dalle esplosioni dei giorni successivi e per indennizzare le persone ed i territori colpiti dal disastro nucleare. La Tepco si impegna inoltre a ridurre i costi supplementari per oltre 1,2 miliardi di dollari all'anno ma allo stesso tempio dice che «Ai costi per la compensazione e la decontaminazione potrebbero aggiungersi fino a 10 trilioni di yen, o più di 120 miliardi di dollari» che non sarebbe assolutamente in grado di pagare. Per questo la Tepco chiederà al debolissimo governo di centro-sinistra giapponese di rivedere l'attuale quadro di riferimento per sostenere questi costi e tenere in piedi la società incaricata di "spegnere" e bonificare Fukushima Daiichi.

Il governo, in piena sindrome elettorale e rassegnato ad una sconfitta che dovrebbe vedere entrare in Parlamento i nuovi partiti populisti dell'estrema destra giapponese, dovrebbe formulare un nuovo piano di finanziamento ed intervento entro la primavera prossima. Con il metodo attuale, lo Stato sostiene la Tepco nel pagamento dei costi della messa in sicurezza e smantellamento, ma l'utility teoricamente è tenuta a restituire i finanziamenti in un secondo momento, anche se tutti sanno che la Tepco è ormai fallita ed è tenuta in piedi solo per pagare i liquidatori di Fukushima. I contribuenti giapponesi non solo non rivedranno mai i soldi chiesti per tamponare il disastro nucleare, ma ora sono chiamati a metterci altri trilioni di yen.

Intanto il nucleare giapponese non ha pace: oggi la Nuclear regulation authority (Nra) ha ammesso di aver trovato molti errori nelle sue recenti previsioni della diffusione di radiazioni in caso di un incidente nucleare grave. Gli errori vengono fuori circa una settimana dopo che la Nra aveva corretto i risultati della simulazione per 6 centrali nucleari ed il suo presidente, Shunichi Tanaka, aveva dato istruzioni perché errori simili non si ripetessero. Invece sono emersi errori nelle proiezioni per la centrale di Genkai, nella prefettura di Saga e per quella di  Senda, nella prefettura di Kagoshima, appartenenti entrambe alla  Kyushu Electric Power Company che avrebbe fornito alla Nra dati errati sulla direzione dei venti predominanti.

Il portavoce della Nra, Hideka Morimoto, ha dato la colpa alla Japan nuclear energy safety organization che aveva il compito di fare le proiezioni e che si è basata sui programmi ed i dati utilities nucleari perché non disponeva di sufficienti dati raccolti per proprio conto. Il vicepresidente esecutivo della responsabile Kyushu Electric, Masanao Chinze, se l'è cavata indicendo una conferenza stampa durante la quale ha detto: «Ci scusiamo per aver causato problemi fornendo i dati erronei».

I risultati della simulazione Nra erano stati annunciati il 24 ottobre e dovevano fornire alle amministrazioni locali i riferimenti tecnico-scientifici per ampliare a 30 km le aree più a rischio in seguito a disastri nucleari. E' la terza volta che la Nra giapponese si trova costretta a rivedere le sue previsioni iniziali presentate il 24 ottobre e che hanno mostrato seri limiti rispetto soprattutto alla conformazione geologica delle aree dove sorgono le centrali nucleari. Morimoto ha detto che Tanaka ha anche ordinato allo staff della Nra di produrre rapidamente una versione "avanzata" di uno studio che fa acqua da tutte le parti e che l'agenzia spera di fornire nuove proiezioni aggiornate che saranno utili alle amministrazioni locali per realizzare piani di mitigazione disastri nucleari entro marzo 2013.

Intanto, mentre la lobby nucleare mostra ancora tutto il suo opaco potere sulla politica, una marcia per chiedere l'abolizione del nucleare, in programma per l'11 novembre a Tokyo, è stata annullata perché il governo metropolitano ha vietato agli organizzatori di utilizzare come punto di incontro l'Hibiya Park, a Chiyoda Ward, perché una grande affluenza di persone avrebbe potuto impedire la gestione del parco. L'Alta Corte di Kyoto ha dato ragione a governo metropolitano ed agli organizzatori della Metropolitan Coalition Against Nukes, che si aspettavano migliaia di partecipanti, non è rimasto altro da fare che rinunciare alla manifestazione che avrebbe dovuto raggiungere la sede della Tepco, ma ora stanno pensando di organizzare ugualmente nel pomeriggio dello stesso giorno  una grande manifestazione davanti agli ufficio del primo ministro, alla Dieta (il Parlamento giapponese) ed ai palazzi ministeriali nel distretto Kasumigaseki.

Secondo Nobuo Kojima, un esponente della Metropolitan Coalition Against Nukes, «I giudici non capiscono il significato e la natura delle manifestazioni che si sono svolte dopo l'11 marzo 2011. Il cambiamento di atteggiamento del governo metropolitano è il segno che si vuole controllare le opportunità delle persone di manifestare. Mi sembra che vogliano controllare il numero delle manifestazioni  anche se c'è spazio sufficiente. Questa è una violazione della libertà di parola ed è un grave problema per la nostra democrazia».

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