[07/11/2012] News

Obama: four more years

Sconfitto il neoconservatorismo immobile che vuole semplificare un mondo complicato

I finanziamenti senza precedenti a Mitt Romney ed ai candidati repubblicani dati dalle Big Oil e dai King Carbon non sono bastati per sconfiggere Barack Obama. Il neoconservatorismo è stato fermato nel Paese dei Tea Party (ma anche di Occupy Wall Street) e nella sconfitta della destra immobile degli Usa pesano probabilmente quei "pregi" che negli ultimi 30 anni avevano portato il liberismo mondiale a conquistare le democrazie del pianeta ed a plasmare la globalizzazione fino a trasformare il comunismo cinese in un vorace capitalismo di Stato.

Lo stop al neoliberismo negli Usa arriva proprio sull'immigrazione (i latinos hanno votato in massa per Obama), dalle donne che non gradiscono che il liberismo estremo in economia si coniughi con il bigottismo religioso sull'aborto e sulla loro pelle, da chi ha capito che la salute è un diritto e non un furto a danno delle tasse dei ricchi, da chi crede che i diritti delle minoranze, anche quelle sessuali, siano una conquista della democrazie e non una loro sconfitta.

Quella di Obama, che lascia purtroppo praticamente intatti i rapporti di forza alla Camera a favore dei repubblicani, è la vittoria di un'America cambiata che la destra statunitense non capisce più, divisa tra la Bible Belt iperconservatrice e puritana ed un Paese multicolore e progressista che vota democratico per impedire che la reazione "bianca" vinca. Mentre i due candidati si spostavano al centro anche in America il centro si essiccava, ed il Paese è ora sempre più polarizzato ma con una rappresentanza parlamentare sempre meno in grado di trovare compromessi. La radicalizzazione  è stata tutta a destra e la destra l'ha pagata duramente, come prima delle elezioni americane l'ha pagata in Cile, dove alle elezioni amministrative la Concertación di centrosinistra ha travolto l'Alianza por Chile del presidente miliardario Sebastian Piñera, sconfitto non certo dai dollari dei finanziamenti elettorali ma dalle proteste studentesche, dei minatori  e popolari per la scuola, il lavoro ed i nuovi diritti civili.

La corsa della destra economico-politica, alla quale non è stato ancora chiesto dalla politica "tradizionale" il conto del disastro finanziario che ha portato alla crisi planetaria e che si basa proprio sulle fondamenta dell'ingordigia economica - incarnandosi inevitabilmente nel darwinismo sociale e si sostiene spesso con il fanatismo religioso, la demagogia del sangue e la xenofobia - si è infine bloccata al culmine del successo. Dopo aver semplificato e spianato tutto con un potente rullo compressore ideologico si trova oggi di fronte ad un'irriducibile diversità nel cuore stesso dell'impero e alla riconferma di un presidente bollato fino a poche ore fa come "socialista" dalle tribune dei comizi e come nigger ed islamico nelle città chiuse dove si ritira la rabbia e la paura dell'elettorato repubblicano. Un elettorato terrorizzato dallo stesso mondo che la globalizzazione capitalista ha contribuito a mutare irreversibilmente, portando i poveri nelle loro case, per far funzionare quella società complessa che negano. Alla fine i fantasmi si sono incarnati e sono diventati elettori pensanti, anche nella Florida dei ricchi pensionati Wasp.

E che gli Stati Uniti ed il mondo stiano tumultuosamente cambiando sotto la pelle ancora coriacea della crisi dell'ipercapitalismo lo avevano già detto i referendum italiani e molte elezioni e rivoluzioni in giro per il mondo, e lo confermano i referendum che si sono svolti insieme alle elezioni presidenziali americane e dove gli incubi dei bigotti bianchi americani si sono concretizzati nello Stato di Washington e nel  Colorado, che hanno detto sì alla legalizzazione della marijuana, mentre il Massachusetts ha dato il via libero al suo utilizzo terapeutico, mentre  Washington, Maryland e Maine hanno approvato i matrimoni omosessuali.

La destra repubblicana, così come quella europea ed italiana, hanno alla fine dovuto amaramente scoprire che una società complessa non è più riconducibile ideologicamente all'obbedienza sociale (e addirittura sessuale e religiosa), e che la dittatura economica e mediatica di una minoranza ricca e conservatrice non è in grado di ridurre tutto ad unità. La società "liquida" che tanto piaceva al neoconservatorismo ed ai suoi cantori è diventata la condanna della semplificazione e la destra non sembra più attrezzata per rispondere con la sua semplificazione ideologica. L'immigrazione e l'ambiente, diventati problemi/occasioni planetari sembrano incarnare al meglio questa difficoltà di un liberismo a cui non piacciono la libertà individuali ed i diritti sociali e che vorrebbe ignorare i limiti delle risorse naturali del pianeta.

Obama, con tutte le sue prudenze centriste, lo aveva capito e lo ha ricordato oggi nel suo primo discorso di ringraziamento ai suoi elettori: «Quando attraversiamo momenti difficili come Paese si generano necessariamente conflitti. Una democrazia di 300 milioni di persone può essere complicata». Il che sottende che il conflitto è ineliminabile sia con la guerra che con la shock economy e che un mondo di 7 miliardi di persone che si avvia a ospitarne 9 miliardi è e sarà molto più complicato.

Come non dar ragione a Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista americana, che in tempo reale ha esultato:  «Ce l'abbiamo fatta. Nonostante le centinaia di milioni di dollari dell'industria dei combustibili fossili gettati in queste elezioni per eleggere Mitt Romney, abbiamo dimostrato che le corporations, in realtà, non sono persone. C'è stato un solo candidato in questa gara che ha raddoppiato l'economia dell'energia pulita del nostro paese. C'è stato solo un candidato che ha costantemente lottato per ritenere le compagnie petrolifere e del carbone responsabili e un solo candidato che si è levato per la protezione della terra e per tenere le tossine fuori dalla nostra aria e dalla nostra acqua. E c'è stato un solo candidato che ha fatto passi storici per mitigare la crisi climatica.

Grazie a queste posizioni, il presidente Obama, di fronte ad un attacco senza precedenti finanziato dall'industria del petrolio e del carbone che ha inondato l'etere con annunci negativi per milioni di dollari. Durante il suo primo mandato, il presidente Obama ha articolato una visione dell'America come leader mondiale per un futuro ad energia pulita che risponda a testa alta alla sfida dei cambiamenti climatici. Oggi, gli elettori americani hanno scelto di concedere al presidente Obama sia un'opportunità che una sfida di proporzioni enormi. E il presidente ora ha altri quattro anni per mettere saldamente l'America sulla strada di questo futuro. Congratulazioni signor presidente. E' stata una lunga e difficile lotta per arrivare a questo giorno. Ora, andiamo avanti sulle sfide e le opportunità che queste elezioni hanno reso possibili».

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