[05/11/2012] News

Strategia energetica nazionale: spunta un cartello di associazioni (ambientaliste) contro l’eolico…

Togni (Anev): «Rilanciare l’economia e la crescita in un settore strategico»

L'Italia è davvero uno strano Paese: mentre negli Usa le elezioni rischiano di decidersi proprio sul no repubblicano agli incentivi all'energia eolica (per favorire petrolio, carbone e nucleare), mentre in Francia l'eolico pulito viene contrapposto al nucleare sporco dalle associazioni ambientaliste (compresa la Lpo, la Lipu francese), mentre in Gran Bretagna ed in altri Paesi le associazioni ambientaliste ed animaliste non solo cercano di realizzare progetti che rendano compatibili eolico alla presenza ed alla migrazione dell'avifauna e dei pipistrelli... in Italia un folto gruppo di associazioni si scaglia nuovamente contro l'energia del vento e le rinnovabili elettriche in generale.

Oggi con un comunicato congiunto Altura, Amici della Terra, Comitato nazionale del paesaggio, Comitato per la bellezza, Italia Nostra, Lipu-Birdlife Italia, Mountain wilderness, Movimento azzurro, Stop al consumo di territorio e Vas, le associazioni scrivono al governo Monti: «Le rinnovabili elettriche, malgrado la decennale speculazione che le ha portate già oggi al raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020, continuano a godere di sostegni inaccettabili. Cosi si creeranno ancora scempi territoriali e nuovi danni all'economia italiana e senza combattere seriamente i gas serra. Fermare il disastro territoriale, ambientale, paesaggistico, finanziario in atto con la corsa all'eolico, dirottare le risorse finanziarie verso più utili politiche di efficienza e risparmio energetico, investire nel rendere meno impattante il settore del trasporto, rivitalizzare ricerca e innovazione, espandere tecnologie amiche dell'ambiente come quelle nel settore del riscaldamento-raffrescamento. Ulteriore, moderata crescita delle rinnovabili elettriche solo con il fotovoltaico sulle superfici edificate o dove sorgono infrastrutture».

Nella nota inviata ai ministri di finanze, sviluppo economico, ambiente, beni culturali, agricoltura, turismo, coesione territoriale ed al premier Monti, il cartello "anti-eolico" richiama «La preoccupazione per il vilipendio di valori territoriali tutt'ora in atto, a causa di errori disastrosi commessi in questi anni e che, invece di essere affrontato, rischia di essere aggravato senza contropartite. Nella Sen (Strategia energetica nazionale), infatti, la soglia del 26,39% di rinnovabili elettriche programmato al 2020, e già oggi raggiunto, viene improvvisamente elevato al 36-38%. In realtà un aumento "ingannevole" senza alcuna preventiva valutazione di carattere territoriale, ambientale, paesaggistica ed economica, che paradossalmente nasconde conseguenze negative anche per la stessa lotta ai gas serra».

Secondo le associazioni «Da un lato tale aumento dell'obiettivo delle rinnovabili elettriche senza che sia posto alcun limite alle tecnologie, come l'eolico, determinerà il sacrificio su vasta scala di ulteriori, immensi territori fra i più belli e delicati del nostro Paese, per contribuire al raggiungimento, nel breve tempo di soli otto anni, di un incremento di ulteriori 10-12 punti percentuale di rinnovabile nel comparto elettrico, e per il quale non vi è alcun nuovo obbligo internazionale. Un ennesimo lucroso regalo a chi ha già occupato migliaia e migliaia di ettari con piantagioni eoliche o distese di pannelli fotovoltaici e che, anzi, dovrebbe essere tassato in ragione di rendite sproporzionate. Dall'altro, un contesto economico e finanziario durissimo, pagato ogni giorno da milioni di italiani in difficoltà. Dovrebbero quindi essere tagliati gli sprechi nel settore e dovrebbero essere favorite politiche che permettano maggiori riduzioni dei gas serra e portino anche vantaggi sociali, come il sostegno ai trasporti pubblici (colpiti invece da tagli di risorse) o agli impianti solari e fotovoltaici sui tetti degli stabili condominiali o delle aziende agricole, con indirette integrazioni al reddito delle famiglie, o, ancora, un imprescindibile sostegno ai nostri ricercatori dirottando una più dignitosa frazione del fiume di incentivi all'innovazione tecnologica di tutto il settore delle rinnovabili».

Per il cartello, stranamente in sintonia con i settori meno ambientalisti del governo, «Invece con questa Strategia energetica, che, al già abnorme importo di 9 miliardi spesi nel 2011 come incentivi alle rinnovabili elettriche, da quest'anno prevede l'aumento di altri 3,5 miliardi, per un totale di ben 12,5 miliardi di euro all'anno protratti per 20 anni, si predispongono pesanti aggravi di spese a danno di famiglie, consumatori e imprese italiane, perseguendo risultati di contenimento delle emissioni più modesti rispetto alle alternative possibili. La stessa Sen afferma che, come percentuale sui consumi totali, il calore (riscaldamento e raffrescamento) "rappresenta la quota più importante, pari a circa il 45% del totale, seguito da quello dei trasporti, con poco più del 30% e infine da quelli elettrici"».

Le Associazioni tentano di sfuggire all'impressione che il loro possa essere letto come un attacco ad un'ulteriore crescita delle energie rinnovabili. «La crescita degli obiettivi di riduzione dei gas serra deve essere perseguita con convinzione ma rispettando la capacità produttiva delle stesse rinnovabili, la sostenibilità ambientale e in relazione alle possibilità offerte dal nostro territorio, che rappresenta un bene limitato, prezioso, irrinunciabile. Nel campo delle rinnovabili elettriche un'ulteriore crescita è ammissibile, moderatamente, attraverso tecnologie come il fotovoltaico, capaci di integrarsi nei tessuti già urbanizzati o occupati da infrastrutture ma privi di significato storico e architettonico, di cui l'Italia purtroppo abbonda con centinaia di migliaia di ettari».

All'attacco risponde indirettamente Simone Togni, presidente dell'Associazione nazionale energia del vento (Anev): «Si stanno tenendo in questi giorni le audizioni dei vari enti e delle associazioni del mondo energetico nazionale per chiudere il cerchio sulla definizione del testo finale della Sen, Strategia energetica nazionale, che definisce le linee programmatiche dello sviluppo del settore dell'energia per i prossimi anni, con orizzonti più ampi, per quanto riguarda ad esempio le rinnovabili, della ormai ampiamente trattata scadenza degli obiettivi al 2020. Grande risalto viene dato allo sviluppo delle rinnovabili (soprattutto alle termiche), evidenziando alcuni aspetti da condividere come il dissennato incremento del fotovoltaico dettato da strategie delineata senza un briciolo di prospettiva, altri meno, come i livelli eccessivi di incentivazioni all'eolico, ricadendo nel consueto trappolone del confronto con altri paesi europei come Spagna e Germania.

Al di là dell'analisi delle differenze tra la burocrazia e gli evidenti ostacoli a livello legislativo in primis e tecnico per ovvie carenze infrastrutturali che fanno lievitare sostanzialmente i costi di installazione nel nostro Paese rispetto a quelli menzionati, ciò che realmente ci si aspettava da un documento del genere era di capire le reali intenzioni del legislatore al riguardo, ovvero mostrare di poter in qualche modo manifestare le proprie strategie sul favorire un razionale ed economico sviluppo delle rinnovabili. Infatti a fronte di obiettivi condivisibili nel medio periodo, il Governo è chiamato a definire opportunamente gli strumenti utili per raggiungerli, e i recenti decreti attuativi del D. Lgs. 28 non sono certamente incoraggianti come dimostrano le prime esperienze applicative.

Semplificazione amministrativa, eliminazione delle tortuose farraginosità delle autorizzazioni e perché no valutazione di nuovi meccanismi di incentivazione potrebbero e dovrebbero essere la base di partenza per un rilancio serio ed efficiente del sistema nel suo complesso. Sarebbe opportuno al riguardo valutare ad esempio se e in che modo lo spostamento dell'incentivo dalla produzione elettrica al capitale per gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, possa comportare un significativo risparmio per il sistema, e risolvere le criticità connesse con l'attuale difficoltà di reperimento dei capitali per il finanziamento di nuove iniziative. Infatti individuando un mix di sgravi fiscali, incentivi in conto capitale aggiudicati sempre tramite aste competitive, project bond e fondi ad hoc, magari con meccanismi rotativi, si potrebbe raggiungere il medesimo obiettivo attualmente individuato, con una efficienza molto superiore, e rilanciare l'economia e la crescita in un settore strategico. Senza questa visione sarà un'altra mancata occasione di cui non abbiamo certo bisogno».

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