[02/11/2012] News

Lo sperpero di denaro pubblico della "proroga" del Ponte sullo Stretto di Messina

No Ponte: «Il neo-eletto Presidente Rosario Crocetta ritiri la partecipazione della Regione Siciliana»

Ormai quella del Ponte sullo Stretto di Messina è diventata una storia di frequenti annunci di stop e docce fredde: il  Consiglio dei Ministri, dopo che solo pochi giorni fa sembrava aver messo una (costosa) croce sul Ponte, ha deciso di prorogare per un periodo di circa 2 anni i termini per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità.

Il primo a reagire è stato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini: «Non è la proroga per l'approvazione la strada più conveniente, ma al contrario quella di bocciare  il progetto definitivo, perché tecnicamente irrealizzabile e dai costi insostenibili. E subito dopo occorre sciogliere la Società Stretto di Messina. Il Governo Monti  ha preso una decisione sbagliata e contro l'interesse del Paese decidendo di continuare a sperperare soldi pubblici per una struttura inutile e per un progetto irrealizzabile. L'unica motivazione che si possa immaginare per questa scelta è quella per cui ha vinto la pressione della lobby del Ponte e di quel pezzo della Maggioranza che ha sostenuto per anni questo assurdo progetto. Tenere in piedi per altri due anni il progetto del Ponte significa continuare a pagare studi e magari costruire inutili opere di collegamento a un opera che mai verrà costruita.  L'unico vero progetto a cui dedicarsi con urgenza è quello per una finalmente efficiente e sostenibile mobilità nell'area dello Stretto».

Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Puglia Nichi Vendola, candidato per Sel alle primarie del centrosinistra: «Il Governo ha deciso di rinviare di due anni ogni decisione sul ponte sullo Stretto di Messina. Sono d'accordo con Legambiente. È una decisione sbagliata. Anzi, è una non-decisione.  Pensavamo fosse un capitolo finito, pensavamo che fosse chiaro che il progetto è insostenibile e irrealizzabile. Invece no. Il centrosinistra ha un'altra decisione da prendere con urgenza non appena sarà al Governo».

Luigi Sturniolo, di "No Ponte.it", entra nei dettagli e spiega che «Di ragioni a sostegno della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina non ce ne sono. Questo lo sanno tutti, anche i suoi sostenitori. Le aspettative di traffico non lo richiedono, non è redditizio dal punto di vista economico, le alternative sono nettamente più utili e meno costose. La prospettiva del Ponte è stata alimentata, in questi anni, solo dalla potenza mediatica degli apparati affaristici che ne ricavano vantaggi e dal co-interesse delle elite politiche ed economiche che governano il paese. Da anni utilizziamo l'espressione "il ponte lo stanno già facendo" per dire che nei programmi di chi alimenta questo grande inganno la costruzione del manufatto d'attraversamento non è essenziale. Ciò che conta davvero è mantenere aperto il capitolo di spesa, avere a disposizione un collettore di risorse pubbliche. Sarà, poi, la contingenza economica a determinarne l'entità. Il Ponte, insomma, è un dispositivo che corrisponde ad un modello».

Secondo Sturniolo, «La scelta del governo di rimandare di due anni le decisioni su cosa fare del Ponte è, quindi, perfettamente in linea con quanto fatto dai governi precedenti, di centrodestra e di centrosinistra. La crisi del debito pubblico, che le politiche delle grandi opere, delle emergenze e dei grandi eventi hanno contribuito a far crescere, impedisce oggi di alimentare cospicuamente i canali di spesa per opere come l'infrastruttura d'attraversamento. Nell'attesa di sperimentare nuove formule per rendere bancabili le opere, magari con ardite piramidi finanziarie, è allora meglio sospendere i progetti più insostenibili. Tra questi è il Ponte sullo Stretto. Chiudere la Stretto di Messina Spa, cancellare il contratto con Impregilo e non riconoscere alcuna penale e alcun debito. Queste sarebbero le scelte economicamente più vantaggiose per il Paese e per il territorio, ma questo governo non le prenderà perché significherebbe contraddire gli interessi dei propri soci di maggioranza. Sta al movimento battersi per il raggiungimento di questi obbiettivi. Il neo-eletto Presidente Rosario Crocetta potrebbe, come primo suo atto, ritirare la partecipazione della Regione Siciliana alla Società concessionaria per la progettazione e costruzione del Ponte. In questo modo si risparmierebbero soldi e si potrebbe aprire una fase vertenziale col governo nazionale per investimenti realmente utili».

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