[29/10/2012] News

30 giorni per salvare i nostri mari. Gli ambientalisti criticano le politiche Ue e del governo sulla pesca

Secondo Ocean 2012, il network di associazioni al quale aderiscono anche le italiane Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Wwf, «decenni di pesca intensiva nelle acque europee hanno portato a un preoccupante declino degli stock ittici, un tempo abbondanti, e messo a rischio il sostentamento di intere comunità di pescatori». La politica europea della pesca, attualmente in fase di revisione, fornisce «Un'opportunità unica per recuperare il benessere dei nostri mari e le comunità che da essi dipendono. Merluzzo, aringhe e altri pesci un tempo abbondavano nei mari europei ma a causa della pesca eccessiva, queste e altre specie sono attualmente in serio pericolo. I mari europei e le comunità che dipendono da essi soffrono da decenni gli effetti di una cattiva gestione, ma nei prossimi 30 giorni abbiamo la possibilità di voltare pagina».

In tutta Europa sta crescendo la spinta al cambiamento, ma la decisione sul futuro dei mari e delle loro risorse biologiche è nelle mani dei 25 membri della Commissione per la pesca del Parlamento Europeo, per questo la coalizione europea Ocean2012, di ha organizzato una raccolta firme perché l'Unione Europea si allinei agli accordi internazionali e alle scadenze fissate per il recupero degli stock ittici ed invita a sottoscrivere su Avaaz la petizione "Difendi con noi la ricchezza del nostro mare", indirizzata ai governi nazionali ed all'Ue che recita:  «La pesca eccessiva minaccia gli stock ittici e il sostentamento dei pescatori. Per consentire che i nostri oceani ritornino in buona salute e il futuro delle risorse ittiche e delle comunità di pescatori sia sostenibile, La esortiamo a votare affinché l'Unione Europea si allinei agli accordi internazionali e alle scadenze fissate per il recupero degli stock ittici. Contiamo su di Lei per esercitare i nuovi poteri del Parlamento e seguire l'esempio di Paesi come gli Stati Uniti che attualmente hanno raggiunto un livello di sostenibilità nelle loro attività di pesca».

Nei giorni scorsi l'Ue ha espresso decisioni contraddittorie sulla pesca. Il Consiglio dei ministri europei ha chiesto che gli aiuti vengano assegnati solo ai pescatori che rispettano le regole e regolamenti, ma ha ceduto su stock e quote e le associazioni ora sollecitano il Parlamento europeo di concentrare gli aiuti per la ricostituzione e la gestione degli stock di pesci piuttosto che sul loro sfruttamento.

Markus Knigge, del Pew environment group, riciorda che «questa estate, in occasione del vertice di Rio e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Ue ha aderito, insieme ai leader mondiali, alla richiesta di l'eliminazione dei sussidi della pesca dannosi. I ministri della pesca dell'Ue hanno ignorato questo impegno nei confronti della comunità mondiale con la proposta di sussidi che aumentano la capacità di pesca e contribuiscono così alla pesca eccessiva».

L'accordo parziale raggiunto dall'ultimo Consiglio europeo sul nuovo un Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca  (Femp) determinerà le sovvenzioni per la pesca dal 2014 al a 2020 ed anche Oceana non è per nulla soddisfatta perché «Il testo concordato mantiene le sovvenzioni che promuovono la sovra-pesca e pongono a rischio io lfuturo del settore, ripetendo gli errori del passato»

L'associazione ambientalista internazionale ricorda che «lo stato dei due terzi degli stock del pescato non si conosce con esattezza ed in molti casi perché gli Stati membri non forniscono i dati».

Invece Oceana accogli con favore la proposta della Commissione Ue che nel 2013 la pesca che danneggia le risorse ittiche degli Stati membri non sia soggetta a negoziati internazionali perché per la maggioranza delle popolazioni i limiti di cattura si rifanno al principio di precauzione e di rendimento massimo sostenibile.

Invece il nostro ministro delle politiche agricole,  Mario Catania, già il 24 ottobre aveva detto «siamo molto soddisfatti per il risultato raggiunto, se consideriamo che nella proposta iniziale della Commissione non erano incluse le misure relative al fermo biologico e alla rottamazione delle imbarcazioni. Non è stato semplice inserire tali misure atteso anche il largo fronte di opposizione esistente in merito. Il raggiungimento di questo obiettivo è stato possibile solo a seguito di un intenso lavoro della delegazione italiana e grazie all'ottimo rapporto di collaborazione con il Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki. Abbiamo ottenuto il proseguimento, sino al 2020, degli aiuti pubblici per il fermo biologico della pesca sulla base dei piani di gestione messi a punto per il Mar Mediterraneo. Mentre per i sostegni all'arresto definitivo, il phasing out da noi proposto si estenderà sino al 2017, ma l'erogazione delle spese potrà proseguire sino alla fine dei due anni successivi».

Praticamente Catania non ha tenuto in nessun conto la lettera inviatagli il 4 settembre Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Wwf per sottoporgli le osservazioni sulla proposta di Feamp. Attualmente l'Ue sostiene il settore a pesca con circa 836 milioni di eurio all'anno per  misure  strutturali e circa 156 milioni per gli accordi di partenariato nel  settore della pesca.

«In confronto - dicono le 4 associazioni -  i finanziamenti per la ricerca, la raccolta dati e per le misure di controllo e di applicazione sono relativamente bassi, con aiuti inferiori a 50 milioni di euro annuali, stanziati per ciascuna area di finanziamento. La proposta  sul  Feamp prevede  solo una limitata modifica di tale profilo di spesa»

il Consiglio europeo  aveva  già richiesto che agli  Stati membri sia concessa la possibilità di dirottare  finanziamenti aggiuntivi dai contributi per lo  stoccaggio alla raccolta dati,  controlli e attuazione. «Tuttavia - dicono le associazioni - questo aiuto rimarrebbe piuttosto modesto e non vi è alcun motivo per cui gli Stati membri non dovrebbero poter spostare  fondi dalle misure strutturali ai controlli e attuazione e alle attività di raccolta dati»

Per quanto riguarda la flotta: «E' noto che le sovvenzioni alla pesca hanno contribuito al problema strutturale della sovracapacità della flotta. Ciò si riflette, ad esempio, in impegni internazionali anche sostenuti  dall'Unione Europea, per l'abolizione  di sussidi che contribuiscono alla sovracapacità e alla pesca eccessiva», anche le associazioni italiane ricordano gli impegni presi all'Assemblea Generale dell'Onu che ha adottato il documento finale di Rio+20, e dicono di sostenere fortemente  «La proposta della Commissione di escludere alcune delle misure del Feamp che comportino il rischio di aumentare la capacità di pesca, come gli aiuti per la sostituzione dei motori, per la costruzione di nuovi pescherecci o per l'arresto temporaneo delle attività di pesca. Riteniamo che questa ultima forma di aiuto non elimina alla radice le cause della pesca eccessiva e contribuisce a mantenere lo status-quo piuttosto che promuovere cambiamenti strutturali necessari a garantire la fine della pesca eccessiva.

Pur riconoscendo i problemi legati  ai programmi di dismissione, le associazioni che aderiscono ad Ocean 2012 sostengono un uso limitato e mirato degli aiuti alla demolizione «Ma  condizionati   a una valutazione approfondita dell'equilibrio tra capacità e  possibilità di pesca, all'esistenza di piani di gestione della flotta e, ove necessario, a piani di ristrutturazione della flotta. Inoltre, qualsiasi futuro programma di dismissione deve prevedere un fondo 'una tantum' basato  sui principi  e  relative linee guida dell'Ocse e deve concentrarsi su quei segmenti della flotta che sono più distruttivi per l'ambiente e garantiscono meno occupazione e minori benefici sociali per le comunità costiere».


Per firmare la petizione di Ocean 2012:

http://www.avaaz.org/en/petition/30_giorni_per_salvare_i_nostri_mari_1/?ckIqCdb

 

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