[25/10/2012] News

L'economia sperimentale come nuova ingegneria delle decisioni

Con Alvin Roth anche il premio Nobel per l’economia lascia indietro l’homo oeconomicus

Quest'anno, molte voci si erano levate domandando che il premio Nobel per l'economia, stante il collasso globale da cui ancora siamo colpiti, non venisse assegnato. E invece l'Accademia di Svezia lo ha infine attribuito a due ricercatori, Lloyd Shapley e Alvin Roth.

È una scelta felice, almeno per chi scrive. Conosco bene le ricerche di Alvin Roth, soprattutto, che è stato premiato, riporta l'annuncio ufficiale, per i suoi contributi a "the theory of stable allocations and the practice of market design".

Alvin Roth, appena trasferitosi a Stanford da Harvard, è un ingegnere delle decisioni. Si è laureato in Research Operations, qualcosa a metà tra l'ingegneria industriale, il management e una scienza che definisca l'architettura delle scelte.

Ed è proprio questo il grande merito di Alvin Roth: avere lavorato tutta la vita nel tentativo di trovare applicazioni pratiche in grado di migliorare il processo di scelta delle persone, soprattutto quando si tratta di allocare risorse in mercati segnatamente imperfetti.

È ad Alvin Roth e Lloyd Shapley, per esempio, che si deve sostanzialmente l'invenzione dello speed-dating per la ricerca del compagno/compagna ideale. Potrà sembrare qualche cosa di banale, ma lo è meno se si pensa che lo speed-dating risponde, comunque, a un problema classico della scelta razionale: l'interazione strategica tra agenti in condizioni di incertezza.

Roth ha avuto, prima di tutto, il grande merito di produrre contributi seminali nell'ambito della teoria dei giochi. Si parla di teoria dei giochi comportamentale quando si utilizza la teoria dei giochi tradizionale, per essere il più possibile semplici, con una spruzzata di psicologia. Si testano, cioè, ipotesi comportamentali allo scopo di capire come le persone effettivamente scelgono un'azione.

Dallo speed-dating, dunque, si passa agilmente ad altri problemi, nient'affatto banali, come la donazione degli organi o l'allocazione degli studenti all'interno di una scuola pubblica. Sono tutti ambiti in cui Roth ha offerto importanti soluzioni.

Per la donazione degli organi, ad esempio, ciascuno di noi sarebbe sicuramente più propenso a donare i propri a una persona cara o amata. Ciò, tuttavia, spesso si scontra con l'incompatibilità degli organi stessi. Roth ha disegnato un meccanismo basato, allora, sul ‘paired kidney exchange', uno scambio di organi tra coppie spesso incompatibili, che aumenta di molto l'efficienza nel delicato settore dei trapianti.

Per quanto concerne le scuole, inoltre, New York era caratterizzata da un meccanismo bizantino di allocazione degli studenti all'interno degli istituti superiori: ciascuna famiglia poteva scegliere fino a cinque scuole, in ordine di preferenza, ma questo generava un ordinamento talmente confuso che, spesso, si traduceva in un'assegnazione casuale dei posti disponibili. Addirittura un terzo degli studenti sceglieva di non partecipare al meccanismo di assegnazione, subendo passivamente l'esito dell'allocazione.

Roth, anche in questo caso, ha disegnato un nuovo meccanismo di scelta, che ha portato a brillanti risultati: partecipa al programma, oggi, il 93 per cento degli studenti della città. E anche Boston ha scelto di adottare lo stesso sistema.

Oltre ai suoi contributi alla teoria dei giochi, Roth è anche uno dei più importanti ricercatori nell'ambito dell'economia sperimentale, che investiga in laboratorio le dinamiche di comportamento delle persone.

Il filo rosso, se vogliamo, delle sue ricerche, è proprio lo zelante e continuo contributo, in molteplici campi, alla revisione dell'idea di razionalità che, spesso, sta alla base dei modelli più ortodossi. L'Accademia di Svezia, insomma, ha preso quest'anno le distanze dall'homo oeconomicus, freddo calcolatore in grado di scegliere l'azione in grado di garantirgli la massima utilità, per avvicinarsi all'uomo in ‘carne e sangue', secondo la bella definizione di Alfred Marshall, che opera le sue scelte con tutti i limiti dell'incertezza e del suo cervello.

Un modo sicuramente più concreto per affrontare la crisi attuale, che è anche occasione di rivedere teorie ormai obsolete nel descrivere il comportamento umano.

*Economista della Enrico Mattei School e research affiliate presso CRESA (Centro Ricerche Epistemologia Sperimentale e Applicata)

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