[24/10/2012] News

Lo strano caso del mancato omicidio del presidente del Benin

Il re del cotone mandante del tentato avvelenamento dell’uomo forte di Porto Novo

Il Benin è uno dei più piccoli e dimenticato Paesi dell'Africa, già noto come Dahomey, che non si è fatto nemmeno mancare una pittoresca dittatura marxista-leninista che mischiava l'animismo con il comunismo e che accolse il Papa con un altare ornato con i ritratti di Marx, Engels e Lenin. Oggi il Benin, smessa nel 1990 la bandiera verde con la stella rossa comunista, è governato dal presidente Thomas Bony Yayi (nella foto) che è sfuggito per un pelo alla morte.

Secondo il procuratore della Repubblica, il  medico personale del Presidente, Ibrahim Mama Cisse, in combutta con un nipote di Bony Yayi, Zoubérath Kora-Séké, ed un suo ex ministro del commercio e dell'industria, Mudjaidou Soumanou,  hanno tentato di avvelenarlo sostituendo le sue medicine con delle pillole mortali. Il mandante del complotto sarebbe l'uomo più ricco del Paese, Patrice Talon, il re del cotone del Benin, che avrebbe promesso molto denaro ai tre perché lo facessero fuori Bony Yayi. Talon che fino a poco tempo fa era un potente sostenitore del presidente, si trovava  prudentemente all'estero quando è accaduto il fattaccio e probabilmente ci resterà per molto.

Il complotto sarebbe avrebbe preso il via una settimana fa in un hotel di Bruxelles dove, secondo fonti del governo del Benin e della procura della Repubblica, il nipote del presidente, il medico personale e l'ex ministro si sono visti proporre da Patrice Talon un miliardo di franchi Cfa a testa per assassinare Bony Yayi. Secondo il procuratore «due giorni più tardi i medicinali avvelenati sono stati recepiti all'aeroporto di Cotonou dall'ex-ministro che i ha trasmessi al dottor Cissé che doveva somministrarli l'indomani al presidente. Fortunatamente il nipote ha parlato di quest'affaire con sua sorella ed un suo amico. Sono stati loro ad informare il Capo di Stato del complotto». I tre mancati assassini sono stati subito arrestati e rinchiusi nella prigione di Cotonou. Poi il procuratore ha richiesto l'emissione di un mandato di cattura internazionale per Patrice Talon.

Nel 2006 il ricco uomo d'affari aveva dato un forte sostegno finanziario all'elezione di Boni Yayi che da parte sua l'ha sostenuto perché  continuasse ad essere il vero padrone della filiera del cotone, Il "roi de l'or blanc", come lo chiamano in Benin, e la prima potenza finanziaria del piccolo Paese africano stretto tra Nigeria e Togo. Ma l'idillio politico-economico  tra il regime di Porto Novo è finito improvvisamente e all'inizio dell'anno Talon non si è aggiudicato un importante contratto: la gestione del Programme de vérification des importations (Pvi) che deve fissare i tassi doganali nel porto di Cotonou, la capitale economica del Paese. Poi Talon è stato messo sotto accusa per la gestione delle sovvenzioni delle entrate del cotone per la campagna 2011-2012 e ad aprile era stato accusato (e arrestato per 24 ore) dal ministero dell'agricoltura di aver fatto sparire denaro pubblico con atti falsi. I suoi avvocati dissero che era tutta una montatura politica e che Bony Yayi gliela voleva far pagare per le critiche alla riforma della Costituzione che permetterà al presidente di essere rieletto per la terza volta consecutiva.

Ad agosto Boni Yayi e Talon si erano incontrati per cercare di trovare un accordo, ma a quanto are senza successo e il presidente ha accusato il "re dell'oro bianco" di voler destabilizzare il suo regime. Il problema a quanto pare è che il "roi de l'or blanc" evidentemente non si accontentava di destabilizzare il regime, voleva proprio farlo secco. D‘altronde anche i marxisti-leninisti del Benin avevano queste tendenze: si dice che quando il presidente golpista della Repubblica Popolare, Ahmed Mathieu Kérékou (poi convertitosi al liberismo e rieletto presidente nel 1996),  trovò sua moglie a letto con un suo compagno-ministro se ne sbarazzò dando i due amanti in pasto ai coccodrilli. 

 

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