[24/10/2012] News

La rivolta dei minatori sudafricani e la fine del "socialismo" dell’Anc

In Sudafrica si fa sempre più duro lo scontro tra i minatori in sciopero e le grandi compagnie minerarie che sembrano sostenute dal governo. Secondo la South African Press Association Il 23 ottobre circa 8.500 scioperanti della  miniera d'oro KDC East, ad un centinaio ad ovest di Johannesburg, sono stati licenziati in tronco dalla Gold Fields per aver ignorato un ultimatum a riprendere il lavoro.  I minatori erano in sciopero dal 4 ottobre per chiedere il miglioramento delle loro terribili condizioni di vita e l'aumento del misero salario mensile. La Golds Fields è il quarto più grande produttore di oro del mondo, con 3,5 milioni di once all'anno, in 8 grandi miniere in Sudafrica ed in altre in tutto il pianeta, e sta facendo affari eccezionali.

Il 5 ottobre la compagnia Amplats ha licenziato 12.000 minatori in sciopero selvaggio nella miniera di platino di Rustenburg per ottenere aumenti di salario e che si erano rifiutati di presentarsi davanti al consiglio di disciplina, ma l'incendio si sta estendendo a tutte le miniere sudafricane, dove i minatori vedono crescere i guadagni delle imprese mentre la loro paga permette loro solo di sopravvivere. Gli scontri con la polizia, anche con feriti e morti, sono all'ordine del giorno e le miniere, da sempre feudo dell'Anc e culla della resistenza contro il razzismo bianco, sembrano abbandonare il moderatismo del governo.

La Gold One International ha licenziato più di 1.400 lavoratori, la Harmony Gold minaccia di far fare la stessa fine a 5.400 scioperanti se  non rientreranno al lavoro entro domani,  l' AngloGold Ashanti minaccia 16.500 licenziamenti e  l'ultimatum scade oggi.

Alla fine ha protestato anche il  ministro delle miniere sudafricano,  Susan Shabangu: «Quello che non possiamo permetterci in Sudafrica è un aumento della disoccupazione. Invitiamo caldamente le compagnie minerarie a riconsiderare le loro decisioni».

La questione è sempre più politica e riguarda il governo dell'African national council (Anc) il potentissimo sindacato Cosatu (dove il Partito comunista sudafricano conta ancora molto) ed il rapporto con le grandi multinazionali minerarie.

Il 3 ottobre le imprese minerarie avevano accettato di discutere di una revisione dei salari dei minatori perché gli scioperi, che spesso finiscono in violenze a vandalismi, come nella miniera dell'Anglo American Platine, sempre a Rustenburg, dove gli scioperanti hanno distrutto diverse attrezzature. Disordini che  stanno rallentando l'economia nazionale e non consentono di rifornire al meglio il mercato sempre più lucroso dell'oro e dei metalli rari: il calo della produzione d'oro sudafricana ha raggiunto ance il 40%.

In un comunicato l'Anc ha detto che «Tutte le parti hanno convenuto che gli scioperi non protetti (cioè armati, ndr) ed illegali colpiscono il Paese e la sua economia, i protagonisti interessati devono lavorare insieme per trovare delle soluzioni durevoli e praticabili ai problemi che assillano l'industria».

Le compagnie minerarie si sono limitate a dire che faranno del loro meglio «Per migliorare le condizioni di vita dei loro minatori, compresi i loro alloggi e le comunità dove vivono», che sono quasi sempre delle invivibili baraccopoli in condizioni ambientali ed igieniche insostenibili

Nei giorni scorsi il segretario generale del Cosatu è andato a Carltonville, nella miniera della Goldfield assediata dagli scioperanti, per annunciare che i salari verranno rinegoziati, ma questo non sembra sufficiente a far rientrare la rabbia operaia ormai esplosa. I minatori sono sempre più esasperati e sempre più vicini all'ala di estrema sinistra fuoriuscita dall'Anc (ma con forti agganci anche all'interno del Partito  e del Cosatu) che chiede la nazionalizzazione delle miniere e ricorda all'Anc le sue origini socialiste ed anticapitaliste.  Gli incontri del Cosatu con la Camera delle miniere sudafricana non sembrano tener conto del fatto che ormai una gran parte dei minatori si sente estranea al grande sindacato che tanto ha fatto per liberare il Sudafrica dall'apartheid ed ha scelto lo sciopero ad oltranza e lo scontro per far (finalmente) valere i suoi diritti.

Che si tratti di miniere d'oro, platino, ferro od altri minerali la rabbia dei minatori contro i padroni bianchi e la nuova tecnocrazia nera è la stessa e gli scioperi selvaggi coinvolgono decine di migliaia di minatori. Le multinazionali potranno anche licenziarli tutti e poi sostituirli con disperati pronti a tutto per qualche rand, ma poi mancherà la manodopera esperta per far funzionare le miniere. Proprio per questo si usa il pugno duro e la polizia con gli scioperanti e si arrestano i capi ma poi, come sta facendo  Amplats, si tratta la riassunzione dei minatori accordando loro un aumento di stipendio, ma non certo i 2.000 dollari al mese che pretendono gli scioperanti.

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