[22/10/2012] News

Reti elettriche intelligenti: per l'Italia rimane ancora molto da fare

Luci e ombre sulle reti elettriche intelligenti italiane. E' quanto è emerso a Roma durante l'Italian Smart grids forum, appuntamento giunto alla terza edizione organizzato da Business international, divisione di Fiera Milano Media, con l'obiettivo di fare il punto sullo stato attuale e sulle prospettive delle reti elettriche intelligenti in Italia.

Il bilancio è stato fatto da Michele De Nigris, presidente di Isgan (International smart grids action network). «Le smart grids sono reti flessibili, capaci di adattarsi a un funzionamento che varia a seconda della fonte energetica e del comportamento dell'utente. Isgan è un'iniziativa che fa parte del  Clean energy ministerial (Cem) volto alla promozione di policy e programmi per la diffusione della tecnologia per l'energia pulita anche attraverso la condivisione della conoscenza e delle best practices». Sono 22 i paesi che partecipano al programma e le attività di Isgan sono focalizzate su 5 aree principali: policy, standards, e regolazione, modelli di business sviluppo della tecnologia, coinvolgimento dell'utenza, condivisione della conoscenza.

«La situazione attuale, secondo i dati che Isgan riceve dai Paesi membri-ha continuato De Nigris- è diversificata a seconda delle aree geografiche, come sono diverse le motivazioni che spingono le Nazioni a implementare una smart grid: per i Paesi sviluppati la diffusione delle smart grids rappresenta un'evoluzione inevitabile delle reti energetiche, a favore di una sempre più ampia integrazione delle fonti rinnovabili, l'aumento dell'efficienza e l'affidabilità della rete e consente la disponibilità  di un'offerta differenziata e sempre più personalizzata sulla base delle esigenze degli utenti. Per i Paesi emergenti, invece, le reti elettriche intelligenti risultano un'importante opportunità per migliorare sensibilmente l'affidabilità e l'efficienza della rete elettrica, ridurre i costi operativi e le perdite». Alcuni numeri interessanti sono stati evidenziati da Gianluca Fulli, Joint Research Centre,  della Commissione europea «Il ruolo centrale delle reti elettriche risulta ulteriormente rafforzato per il futuro, come evidenziato nella proposta per gli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee e per la creazione del relativo quadro di sostegno finanziario (CEF - Connecting Europe Facility), che verranno entrambi adottati a partire dal 2014. Il sostegno finanziario previsto nella proposta CEF per le infrastrutture energetiche, Smart grids incluse- ha continuato Fulli- è di 9,1 miliardi sul periodo 2014-2020- Le disposizioni del terzo pacchetto energia e più recentemente della nuova direttiva sull'efficienza energetica incoraggiano infatti gli Stati membri ad installare contatori intelligenti: si dovranno installare fino a 200 milioni di contatori intelligenti nella EU entro il 2018, con un investimento stimato di 30 miliardi di euro». Poi Fulli ha aperto una "finestra" sull'Italia.

«A livello italiano, una volta attuato, il Piano di sviluppo 2012-2021 della rete di trasmissione elettrica nazionale permetterà di ridurre i cosiddetti "colli di bottiglia", ovvero le congestioni della rete per 5.000-9.000 MW di energia, potenziare le interconnessioni aumentando la capacità di import tra i 3.000 e i 5.000 MW, diminuire le perdite di energia per 1,2 TWh l'anno. In più, il Piano consentirà di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera per 11 milioni di tonnellate annue. Complessivamente, le opere previste nel Piano di sviluppo porteranno risparmi per il sistema elettrico, e quindi per cittadini e imprese, per 1,6 miliardi di euro ogni anno».

Prospettiva assolutamente interessante ma il quadro attuale come esplicitato da Tullio Fanelli, sottosegretario del ministero dell'Ambiente appare oggi un altro «I benefici dell'implementazione delle Smart grids si misurano su due livelli: a livello della produzione, perché consentono una maggiore integrazione delle fonti di energia rinnovabili e a livello della mobilità con l'introduzione delle auto elettriche. Per quanto riguarda la mobilità elettrica, l'Italia si trova al momento solo alla 1° fase del processo di sviluppo e implementazione sul territorio: quella nelle quali sono necessarie colonnine di ricarica private e pubbliche che consentono una ricarica delle batterie in decine di minuti o in ore. Per poter passare alla 2° fase che consentirà la ricarica dei veicoli elettrici in pochi minuti come si fa oggi con il pieno di benzina, e fare in modo che le sperimentazioni diventino una realtà diffusa in tutto il Paese è fondamentale il contributo della R&S che consentirà un'evoluzione della tecnologia e dell'infrastruttura. Infatti in quella prospettiva- ha concluso Fanelli- i distributori di ricarica avranno bisogno di impianti nei quali dovranno essere disponibili potenze dell'ordine dei "Megawatt", che dovranno essere dotati di una significativa capacità di accumulo locale per non impattare troppo sul funzionamento della rete». Sia per produzione che per la mobilità elettrica, la diffusione di reti elettriche intelligenti non è proprio dietro l'angolo ma il settore rappresenta comunque un'opportunità di sviluppo nella direzione green con possibilità di creare lavoro altamente qualificato.

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