[19/10/2012] News

Il ministro dell'Ambiente rumeno contro il turismo venatorio italiano: basta ai massacri

Le associazioni ambientaliste: ĢI cacciatori italiani in Romania non rispettano le regoleģ

L'11 ottobre la polizia rumena ha arrestato 20 cacciatori italiani per violazioni alla legislazione sulle armi e per bracconaggio. Il giornale rumeno "Reporter" scrive che polizia «aveva informazioni circa un cittadino italiano che in Romania portava regolarmente e illegalmente gruppi di cacciatori caccia nei boschi vicino a Cernavodă. Gli ultimi  ritardatari, 14 italiani, erano arrivati il 2 ottobre (...)  gli agenti hanno fatto irruzione in due alberghi dove sapevano che il soggiornavano cacciatori: uno situato vicino all'uscita della centrale nucleare, l'altro sulla strada tra Seimenii Mari e Seimenii Mici».

La perquisizione degli alberghi di Cernavodă ha portato al sequestro di 30 fucili e 9.000 cartucce, che secondo la polizia romena erano detenute nella più totale insicurezza. Sono stati sequestrati anche 1.200 uccelli morti e richiami elettromagnetici utilizzati per attirare la fauna. 3 cittadini italiani e 6 rumeni coinvolti nell'organizzazione di questo turismo venatorio avrebbero distribuito 18.000 cartucce in pochi giorni, sono tuttora in carcere e rischiano pesantissime condanne.

I poliziotti rumeni erano visibilmente arrabbiati perché in Romania la legge sulla caccia non prevede il divieto di uso dei richiami trovati agli italiani, nonostante il recepimento della Direttiva europea, infatti il divieto è stato tolto dal testo di legge sulla caccia, probabilmente per favorire il turismo venatorio. Ma ll ministro dell'ambiente rumeno è tornato a condannare il turismo venatorio italiano e la calata dei bracconieri "sparatutto" nel suo Paese ribadendo quanto il Direttore generale del suo ministero, Eugen Simionescu, aveva già risposto alla Societatea ornitologica romana (Sor) BirdLife Romania: «In conformità con l'Ordinanza Governativa n° 57/2007, annesso 6, lettera a, su tutto il territorio nazionale è vietato l'uso di apparecchi elettronici allo scopo di uccidere o catturare specie della fauna selvatica». L'ordinanza del governo rumeno recepisce le disposizioni della Direttiva europea uccelli 2009/147/CE ed è stata tramutata nella legge  n. 49/2011, le stesse regole vigenti in Italia che però i cacciatori/brcconieri italani credono di avere il diritto di violare in Romania durante le loro  gite venatorie.

La Romania non è un Paese tra quelli più sensibili all'ambiente, come dimostrano le varie classifiche Ue che la vedono costantemente agli ultimi posti, ma la mattanza provocata dal turismo venatorio italiano, confermata dai numerosi sequestri effettuati negli anni passati in Italia, Ungheria, e Serbia di centinaia di migliaia di uccelli protetti uccisi e occultati in tir per sfuggire ai controlli doganali, sta sollevando lo sdegno dell'opinione pubblica che vede svenduto e massacrato il suo patrimonio naturale.

L'europarlamentare dell'Idv Andrea Zanoni ha presentato un'interrogazione nella quale rivela che «Alcuni tour operator venatori italo rumeni stanno attirando nel Paese molti turisti-cacciatori con la promessa di poter dar libero sfogo alla propria ingordigia venatoria grazie anche all'utilizzo di questi strumenti vietati dalle norme europee. La Romania non può diventare il Far West venatorio d'Europa. Un paese di così grandi bellezze naturali dovrebbe puntare su un turismo rispettoso dell'ambiente e chiudere finalmente le porte all'irresponsabilità dei cacciatori».

Committee against bird slaughter (Cabs), Enpa, Lac, Lipu e Wwf Italia  denunciano «L'insostenibile pratica dei viaggi venatori di cacciatori italiani in Romania, dove tour operator senza scrupoli organizzano massacri di migliaia di uccelli migratori, spesso in spregio alle norme europee e ai principi di conservazione. Queste stragi di fauna selvatica realizzate in pochi giorni durante i viaggi "pronto caccia" sono rese possibili dall'utilizzo dei richiami elettromagnetici, apparecchi tassativamente vietati dalla Direttiva Europea, che vengono invece pubblicizzati come legali in Romania dai tour operators venatori italiani». 

Le cinque associazioni sottolineano che «Le "imprese" dei cacciatori italiani all'estero, che infrangono le norme europee, gettano discredito sul nostro Paese. Vanno senz'altro intensificati i controlli al momento del rientro in Italia dei cacciatori e meglio sarebbe che Paesi ricchi di natura come la Romania, puntassero sul turismo naturalistico piuttosto che su una pratica venatoria estrema che rischia tra l'altro di impoverirli di biodiversità e portarli presto a procedure e sanzioni da parte dell'Unione europea per il mancato rispetto delle direttive comunitarie».

Cabs sottoinea «Se le campagne contro la caccia alle specie migratrici nel Mediterraneo sono coronate da sempre maggiori successi, la persecuzione di specie anche protette nei nuovi stati europei, come Romania e Bulgaria, aumenta ogni anno smisuratamente. Per alcuni decenni la caccia agli uccelli migratori, controllata con un certo rigore in Europa, è stata un affare multimilionario per le economie di Bulgaria e Romania, che potevano attrarre capitali stranieri grazie all'offerta di viaggi venatori dai ricchi carnieri. La fama di queste cacce fuoriporta si è così estesa, che negli ultimi anni sono stati pochi i cacciatori europei che hanno rinunciato al brivido della caccia sfrenata nel paese vicino più povero. La stagione di caccia estremamente lunga, i limiti di carniere generosi, i controlli spesso inefficienti sono stati evidentemente fattori troppo vantaggiosi per i nostri cacciatori. Sulla base delle massicce stragi perpetrate in questi paesi dai cacciatori italiani (soprattutto), spagnoli e maltesi, il Cabs, poco prima dell'ammissione di Bulgaria e Romania nell'Unione, ha inviato una petizione alla Comunità Europea chiedendo la fine di questa caccia ai limiti della legalità. In collaborazione con il nostro partner, Green Balkans, stiamo organizzando tuttora campagne col fine di limitare la caccia alle specie migratrici e di sensibilizzare le forze di polizia sul tema del bracconaggio». 

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