[18/10/2012] News toscana

Morto il secondo ibis eremita abbattuto dai cacciatori

Lipu: «Massimo della pena prevista». Il centro Cruma affollato di rapaci feriti

È morto anche  il secondo ibis eremita abbattuto qualche giorno fa a San Vincenzo (Livorno) dalla fucilata di un cacciatore lucchese, poi individuato e denunciato dalla polizia provinciale di Livorno grazie a un'indagine coordinata con il  Corpo forestale dello Stato di Livorno (Nucleo operativo speciale di Cecina).

Il primo ibis ferito, un maschio, era stato ritrovato l'11ottobre a  Cecina dal Corpo forestale dello Stato e portato al centro di recupero Cruma della Lipu a Livorno, per essere sottoposto a operazione chirurgica per cercare di risolvere le fratture causate dai pallini sparati da un fucile da caccia. Sta reagendo alle cure anche se la prognosi rimane riservata.

E' andata peggio agli altri due ibis sono stati colpiti a San Vincenzo il 13 ottobre: uno è morto subito, mentre per l'altro, una femmina chiamata Jedi gravemente ferita, l'agonia si è prolungata fino ad oggi. Gli sparatutto criminali avevano devastato una zampa e un'ala di questo magnifico e rarissimo animale e un pallino era penetrato nell'addome.

Non si tratta di bracconaggio ma di individui senza scrupoli ed amore per la natura: la Lipu spiega che «Il cacciatore individuato come responsabile degli abbattimenti degli ibis, di Camaiore, in provincia di Lucca, in possesso di regolare licenza di caccia» e il centro recupero Cruma di Livorno, è affollato di rapaci colpiti a fucilate: un gufo di palude, 2 sparvieri, 3 falchi pecchiaioli, uno smeriglio.

Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu, ha detto: «Ora chiediamo il massimo della pena prevista, nonostante queste siano troppo blande rispetto alla gravità dell'uccisione di un animale particolarmente protetto. Per questo chiederemo al Parlamento di legiferare affinché venga aggravato il sistema sanzionatorio a danno dei bracconieri. Attendiamo inoltre il processo per costituirci parte civile, e con i nostri legali valuteremo la possibilità di chiedere che il bracconiere venga accusato anche del reato più grave di maltrattamento di animali per l'agonia subita dagli uccelli sanguinanti dei quali uno in cura al Cruma di Livorno. Chiederemo infine agli amici austriaci dell'istituto Waldrappteam di presentare una richiesta di maxi risarcimento per i danni portati all'importante progetto di reintroduzione di questa specie rara in Italia».

 

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