[17/10/2012] News toscana

Cinghiali all'Elba, botta e risposta tra Vice Prefetto e Legambiente

Il vice prefetto dell'Isola d'Elba Daveti risponde con una lunga e piccata lettera/comunicato stampa alle domande di Legambiente Arcipelago sul fallimento della concessione agli agricoltori delle trappole per i cinghiali all'Elba da parte dei cacciatori

Daveti ricorda che «Nei giorni scorsi su alcuni quotidiani locali è apparso un comunicato stampa, apparentemente emanato da codesta Associazione, intitolato "Trappole per i cinghiali: gli agricoltori al servizio dei cacciatori e ostaggio della burocrazia col fucile" nel quale si denuncia che, in base ad accordi ed intese raggiunte nei primi mesi del corrente anno, i Comuni Elbani. l'ATC Li10 e questo Ufficio (o meglio lo scrivente),hanno omesso degli adempimenti sul fronte degli interventi da assumere per contrastare il fenomeno della presenza dei cinghiali. In proposito, è buona norma che nel momento in cui un soggetto privato, singolo od associato, intende esporre pubblicamente omissioni o ritardi da parte di un ente pubblico, si preoccupi di accertare che in effetti ciò che rileva corrisponda alla effettiva realtà, onde evitare una rappresentazione non supportata da elementi oggettivi. Inoltre, da non sottovalutare l'importanza che simili missive riportino in calce una sottoscrizione, al fine di scongiurare possibili fraintendimenti. Tutto ciò, naturalmente, se quanto si espone è animato da una volontà collaborativa mirante ad aprire confronti costruttivi».

Poi Daveti passa al contenuto del comunicato del Cigno Verde isolano: «Preme evidenziare che nel mese di settembre 2011,dopo che sulla problematica in argomento, tutte le parti in causa, compresa codesta Associazione, per anni, su quotidiani e blogger locali, hanno animato discussioni e polemiche senza trovare una soluzione, questo ufficio, solo ed esclusivamente per esigenze connesse alla tutela della pubblica incolumità,(specifica competenza), ha avviato una serie di incontri, con gli enti locali, il Pnat, le associazioni ambientaliste, venatorie e le categorie economiche interessate, per individuare un percorso istituzionale, condiviso, utile a limitare e circoscrivere la presenza di questi animali sul territorio elbano. Peraltro, come a codesta Associazione è ben noto, nella riunione che si è tenuta nello scorso mese di marzo a Livorno, alla presenza anche degli Assessori Regionali Salvadori e Bramerini, sono stati concordati una serie di interventi che, ad oggi, pare abbiano dato buoni risultati. Infatti, questo Ufficio rileva, - elemento oggettivo-, che a fronte dei numerosissimi esposti, denuncie di cittadini ed agricoltori ricevuti nel 2011 ,dal mese di marzo ad oggi sono pervenuti solo due esposti nei quali si lamentano danni provocati dagli ungulati».

La situazione sarebbe molto migliorata rispetto all'allarme economico e sociale lanciato dallo stesso Daveti solo pochi mesi fa: «Sugli esposti in parola ,l'Amministrazione Provinciale ed il PNAT, ai quali i cennati esposti sono stati inviati per gli interventi di competenza ,hanno fornito dettagliate positive relazioni, in particolare il PNAT,- altro elemento oggettivo - con lettera del 16 agosto u.s. n.5855 ha precisato:"..... fa piacere evidenziare che nel corrente anno, almeno nell'area protetta, la situazione sembra migliorata: alla data sono state trasmesse 2 richieste di indennizzo per danneggiamenti alle attività agricole a fronte delle 11 del 2011." Il riferimento all'"area protetta" si ritiene che non debba intendersi esclusivamente una zona circoscritta da barriere attraversabili per gli animali con "passaporto"».

Quindi Daveti risponde ad una domanda di Legambiente: «Sempre riguardo al contenuto del comunicato stampa in argomento l'ATC Li10, al quale sono stati richiesti ragguagli in merito alle domande formulate nel comunicato in questione, con nota n.127/2012 in data 15 ottobre us ,ha precisato - ulteriore elemento oggettivo- che delle 5 aziende agricole che avevano fatto richiesta di "chiusini " solo una ha partecipato al bando di assegnazione e che le richieste di risarcimento danni finora pervenute ammontano a n.4, delle quali, eccetto una, le altre sono di modesta entità. Per quanto concerne le difficoltà riscontrate nel fornire i dati richiesti per sottoscrivere il "Protocollo per la gestione delle trappole" - degne della definita "burocrazia sovietica" -, si può rilevare che solo da parte di codesta Associazione , nel comunicato stampa dell'11 ottobre us, ne viene fatta menzione. Nessun altro, in questo periodo, ha fatto pervenire denunce o lamentele ad organi amministrativi o di stampa intese ad evidenziare impedimenti di carattere burocratico. Ciò posto, sarebbe utile conoscere, ad avviso di codesta Associazione, quali "misure eccezionali" questo Ufficio avrebbe dovuto mettere in atto».

La risposta degli ambientalisti non si è fatta attendere e il portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano, Umberto Mazzantini, scrive: «Ci permetta di informarLa per prima cosa che un comunicato stampa di un'Associazione non viene firmato perché è evidentemente frutto di quella stessa Associazione e quindi dei suoi dirigenti che Lei ben conosce. Detto questo, la nostra denuncia è frutto delle segnalazioni di agricoltori elbani che evidentemente non si sono rivolti a Lei, così come ci dispiace che la Signoria Vostra non abbia letto il comunicato stampa della Coldiretti». Mazzantini si riferisce alle critiche, pubblicate anche da greenreport.it il 13 ottobre, del Presidente  provinciale di Codiretti, Ferri Graziani, contro il piano per la riduzione degli ungulati sul territorio elbano: «È inutile demandare il ripristino di un equilibrio del numero degli ungulati puntando al posizionamento delle gabbie da parte degli agricoltori, senza che questi ultimi possano svolgere alcun ruolo attivo peraltro, ancora una volta ci rivolgiamo agli enti e alle istituzioni interessate affinché abbiano il buon senso di considerare la questione per quella che realmente è. Si decida di fare sul serio riconoscendo una volta per tutte che il problema è fuori da ogni controllo e, pertanto, si dia avvio a una fase straordinaria per la effettiva riduzione dei capi, superando le attuali regole che hanno si sono dimostrate completamente inadeguate».

Gli ambientalisti quindi scrivono: «Come vede, Signor Vice Prefetto, non siamo i soli a credere che qualcosa non vada e che il disastro da Lei stesso sottolineato più volte meno di un anno fa si sia trasformato in pochi mesi nella idilliaca situazione che ci viene presentata oggi. Quanto al successo degli interventi di cattura ed abbattimento nel territorio del Parco Nazionale non avevamo dubbi, visto che li abbiamo rimarcati nel nostro stesso comunicato stampa. Gli stessi numeri da Lei proposti nella sua selettiva risposta alle nostre domande: "5 aziende agricole che avevano fatto richiesta di "chiusini" solo una ha partecipato al bando di assegnazione" dimostrano la completa sfiducia da parte degli agricoltori verso il meccanismo di concessione e gestione delle gabbie previsto dall'Atc 10. Il problema, come Le abbiamo più volte sottolineato nelle riunioni alle quali abbiamo partecipato, è che fuori dal Parco dove non esiste nessuna reale intenzione di portare la presenza di cinghiali alle densità previste dalla normativa regionale che comporterebbero la quasi eradicazione del cinghiale dall'Elba. Rispetto alle "misure eccezionali" ci permettiamo di ricordarLe che è stata la Signoria Vostra a paventarle in diversi incontri che hanno visto la partecipazione di istituzioni e associazioni ed è a quelle che ci riferiamo. Ci permettiamo inoltre di sottolineare che la situazione attuale vede il solo Parco Nazionale rispettare gli impegni presi durante le suddette riunioni e il completo fallimento della concessione delle trappole da parte dei cacciatori perché gli agricoltori si sentono vessati da assurde regole della  "burocrazia sovietica" dell'Atc 10. Converrà con noi che Legambiente aveva previsto tutto questo sulla base di esperienze precedenti e che di questo aveva cercato di informare, senza troppo successo, la Signoria Vostra durante e riunioni convocate alla viceprefettura».

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