[16/10/2012] News

Giornata mondiale dell’alimentazione: necessario un nuovo modello di sviluppo per combattere la fame nel mondo

Il cibo che scegliamo, e ancor di più quello che sprechiamo, rischia di ‘affamare' il Pianeta insieme a tutti i suoi abitanti. A incidere infatti non sono solo le quantità in cui viene consumato ma l'impatto ambientale della filiera produttiva che lo fa approdare sulle nostre tavole (consumo di suolo e biodiversità legato ad agricoltura intensiva e infrastrutture, utilizzo di acqua, imballaggi, trasporto e produzione di emissioni inquinanti ecc).

Per sostenere una popolazione attuale di più di 7 miliardi di abitanti ormai il 43% della superficie delle terre emerse è già stato convertito ad agricoltura, infrastrutture, aree urbane e altre modificazioni. La crescita della popolazione, prevista di 9 miliardi al 2045, fa ipotizzare uno scenario che sta portando il Pianeta al collasso (il cosiddetto ‘Tipping Point') su scala planetaria, basato proprio sull'entità delle profonde modificazioni che stanno subendo i sistemi naturali a causa delle trasformazioni dei suoli e degli ambienti di tutto il mondo.

E' l'allarme lanciato dal Wwf Italia, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione che si è celebrata oggi in 150 paesi. «A fronte di un costante aumento della popolazione mondiale dobbiamo agire per ridurre il consumo pro capite delle risorse e l'utilizzo di combustibili fossili, rafforzando l'efficienza energetica e quella relativa alla produzione e distribuzione del cibo - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore Scientifico del Wwf Italia - Il sistema alimentare deve basarsi sull'ecoagricoltura , come documentano tutti i rapporti internazionali sull'argomento, cioè pratiche agricole che rispettino la biodiversità locale, i regimi idrici, la rigenerazione del suolo e tutti i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano».

Potranno le cooperative agricole (a cui è dedicata la Giornata mondiale dell'alimentazione 2012) contribuire in misura ancora maggiore rispetto a quanto succede oggi, alla lotta contro la fame e la povertà? Secondo le autorità che per l'occasione si sono espresse ai massimi livelli, ciò sarà possibile, se riceveranno il giusto sostegno da parte di governi, società civile e mondo accademico. Per Papa Benedetto XVI, «le cooperative agricole offrono una visione alternativa rispetto a quei modelli economici che sembrano avere come unici fini il profitto, gli interessi del mercato, l'uso di prodotti agricoli per scopi non alimentarie l'introduzione di nuove tecnologie nella produzione alimentare senza le necessarie precauzioni - ha dichiarato il Pontefice - la presenza delle cooperative può aiutare a porre un freno alla tendenza a speculare sui beni alimentari di base che dovrebbero essere riservati al consumo umano, e a ridurre le acquisizioni di larga scala di terre arabili, che in molte regioni costringono i contadini ad abbandonare le loro terre perché troppo deboli per difendere i propri diritti da soli».

Per il  direttore generale della Fao José Graziano da Silva è necessario un maggior impegno per un'eradicazione totale della fame, e le cooperative possono essere lo strumento idoneo per raggiungere l'obiettivo. «Sebbene responsabili della maggior parte della produzione alimentare in molti paesi, gli agricoltori su piccola scala hanno scarso accesso ai mercati per vendere i propri prodotti, mancano di potere contrattuale per acquistare gli input a prezzi migliori e non hanno accesso ai servizi finanziari. Le cooperative agricole possono aiutare i piccoli proprietari a superare questi limiti- ha continuato Da Silva- le cooperative giocano un ruolo chiave nel creare occupazione, ridurre la povertà, migliorare la sicurezza alimentare e contribuire al prodotto nazionale lordo in molti paesi».

Per il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, le cooperative agricole sono essenziali per riuscire a vincere la Sfida Fame Zero, da lui lanciata alla Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile Rio+20 tenutasi a giugno. «La grande competenza settoriale delle cooperative agricole avrà un valore inestimabile nel raggiungere uno degli obiettivi chiave dell'iniziativa: raddoppiare il reddito e la produttività dei piccoli agricoltori». L'importanza delle cooperative agricole è stata sottolineata anche dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano: «le cooperative aiutano a mantenere i livelli di profitto e di occupazione anche in momenti di recessione economica. Potrebbero quindi rappresentare per gli attori economici e i responsabili politici un modello per ispirare decisioni future, ripensando lo sviluppo economico in una maniera più sostenibile, che ponga nuovamente l'uomo al centro di ogni processo economico».

Molto rimane da fare ma non si parte da zero come sottolineato  dal presidente del Fondo internazionale per lo Sviluppo agricolo, Kanayo F. Nwanze, che ha informato che il Fondo lavora a stretto contatto con le cooperative in tutto il mondo. «Dai coltivatori di tè in Ruanda ai centri d'allevamento in Nepal, vi sono molti esempi di come le cooperative offrano un grosso aiuto ai piccoli agricoltori non solo ad organizzarsi tra loro, ma anche ad aumentare collettivamente le loro opportunità e risorse. La nostra esperienza all'Ifad nel lavorare con gli agricoltori ha dimostrato ripetutamente che le cooperative sono cruciali per raggiungere questi obiettivi ed è per questo che diamo enorme importanza a tali cooperative e continuiamo a rafforzare la nostra collaborazione con loro», ha concluso Nwanze.

 La Direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale (Wfp) Ertharin Cousin ha sottolineato l'importanza di costruire reti di sicurezza sociale  per coloro che hanno problemi per l'approvvigionamento del cibo. «Oggi nel mondo vi sono ancora troppe persone che faticano a garantirsi il loro prossimo pasto. Programmi di protezione sociale e reti di sicurezza permettono ai più vulnerabili, in particolare donne e bambini, di emanciparsi dalla fame e dalla povertà. Questi programmi offrono loro degli ammortizzatori che sarebbero altrimenti non fruibili, e rafforzano la loro capacità di resistenza agli shock economici e ambientali», ha concluso Cousin.

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