[16/10/2012] News

Come e perché eliminare il piombo dalla munizioni da caccia in Italia

Un rapporto Ispra: almeno 4.600 tonnellate di piombo disperse nell'ambiente ogni anno dai cacciatori

L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha presentato il rapporto "Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni", un rapporto curato da Alessandro Andreotti e Fabrizio Borghesi, che sottolineano: «La crescente evidenza della pericolosità di questo materiale per la salute e per l'ambiente negli ultimi decenni ha portato ad una serie di bandi volti a vietarne l'utilizzo in molti settori. Ad oggi sono stati introdotti divieti nella produzione delle benzine, delle vernici, dei giocattoli, delle tubazioni, delle leghe per saldature, dei pesi per l'equilibratura dei pneumatici, dei pesi da pesca.

Da tempo in diversi Paesi occidentali è proibito anche l'utilizzo di munizionamento contenente piombo per la caccia nelle zone umide, dal momento che gli uccelli acquatici tendono a ingerire i pallini sparati che si depositano sul fondo degli stagni e delle paludi, rimanendone intossicati. In realtà, numerosi studi condotti in diversi contesti ambientali hanno dimostrato come l'utilizzo delle munizioni da caccia contenenti piombo possa avere effetti negativi su molte specie di animali terrestri, sull'ambiente e persino sulla salute umana». Per questo il ministero dell'ambiente ha incaricato l'Ispra di «raccogliere ogni informazione rilevante in modo da disporre di un quadro conoscitivo il più possibile completo e aggiornato» e il documento è il risultato finale di questa indagine.

I ricercatori spiegano che «Inizialmente la questione è stata affrontata per le implicazioni legate alla conservazione dell'avifauna delle zone umide, all'interno di una serie di iniziative condotte dall'Ispra per ottemperare agli obblighi dell'Italia derivanti dall'adesione ad un accordo internazionale per la conservazione degli uccelli acquatici (Aewa). Mentre si lavorava per approfondire questa problematica, nell'ambito delle attività condotte per la redazione del Piano d'azione nazionale per il Capovaccaio è emerso come l'uso del piombo nelle cartucce da caccia determini effetti negativi anche sulle popolazioni di avvoltoi e, più in generale, di numerosi uccelli rapaci; si è deciso pertanto di estendere il campo di indagine anche agli ecosistemi terrestri».

La ricerca ha avuto risultati in gran parte inaspettati: «Numerose specie di uccelli sono esposte al rischio di avvelenamento da piombo, in seguito non solo dell'ingestione dei pallini utilizzati per la caccia della piccola selvaggina, ma anche delle schegge dei proiettili impiegati per abbattere gli ungulati. Seguendo questo filone di indagine sono emersi ulteriori aspetti allarmanti riguardanti l'inquinamento dei suoli e le problematiche per la salute umana di chi consuma carne di selvaggina».

Non si sa esattamente quanto si sa il piombo che ogni anno disperdono i cacciatori italiani, ma il peso medio delle cartucce di 35 g ipotizzato da studi precedenti appare sovrastimato: per le cacce più praticate in Italia, quelle ai piccoli uccelli migratori, con fucili di piccolo calibro, richiedono l'impiego di munizioni più leggere con un peso medio di 20 g per cartuccia, quindi il piombo effettivamente disperso nell'ambiente sarebbe passato da 22.000 t nel 1980 a 14.000 t una decina di anni dopo. Andreotti e Borghesi sono convinti che «Più di recente il quantitativo di cartucce sparate ogni anno,  con ogni probabilità, è ulteriormente diminuito, in ragione del fatto che il numero di cacciatori in Italia è sceso da 1.685.000 nel 1981 (Ispes, 1990) a 765.000 nel 2006 (fonte Istat). Se si ipotizza l'esistenza di un rapporto diretto tra il numero di cacciatori attivi e il numero di colpi esplosi, si arriva a stimare in 10.000t il piombo disperso in Italia nel 2006».

A questi vanno aggiunti i colpi sparati durante le attività di tiro amatoriale all'interno di poligoni. Dati approssimativi ma che rappresentano riferimento utile per valutare l'entità del problema a livello nazionale. In Spagna un conteggio effettuato con un metodo analogo nel 2006 ha portato ad una stima di 16,9 kg di piombo per  km2 di terreno aperto alla caccia, con un utilizzo pro capite di piombo inferiore rispetto all'Italia (6,1 kg a cacciatore, contro 13 kg). «Qualora si assumesse anche per il nostro Paese un uguale consumo di cartucce per cacciatore - dice il rapporto - per il 2006 si otterrebbe un valore pari a 4.600 t. Anche secondo quest'ultima stima prudenziale, la quantità di piombo riversata nell'ambiente durante l'esercizio della caccia è tutt'altro che trascurabile». Il piombo disperso in Spagna è molto di più che negli altri Paesi perché è più praticata la caccia ai piccoli uccelli migratori che comporta un maggior numero di spari rispetto alla caccia alla fauna stanziale.

In Italia l'unico atto normativo che prevede limitazioni sull'uso di munizionamento contenente piombo è il Decreto del ministro dell'ambiente 184 del 17/10/2007 - "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a ZSC e a ZPS" che all'articolo 2, comma 4, prevede che per tutte le Zone speciali di conservazione (Zsc) il «divieto di utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all'interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d'acqua dolce, salata, salmastra, nonché nel raggio di 150 m dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009». L'articolo 5, al comma 1 dispone che le Regioni e le Province autonome mettano lo stesso divieto per tutte le Zone di protezione speciale (Zps).

«Al momento - spiega la ricerca - l'iter per l'istituzione delle Zsc in Italia non è ancora stato completato, per cui il divieto vale solamente per le Zps. Sulle 589 Zps istituite in Italia, 326 comprendono al loro interno una o più zone umide importanti per l'avifauna acquatica, per un'area complessiva di 2.826,28 km2, pari al 45% della superficie dell'intero complesso di zone umide italiane. A livello regionale sono stati approvati regolamenti che recepiscono il Decreto n. 184/2007. Inoltre, localmente sono state assunte iniziative per superare l'uso del piombo nelle operazioni di controllo della fauna selvatica che arreca danni alle attività antropiche; queste esperienze dimostrano come sia possibile bandire le munizioni tradizionali per tutte le forme di caccia e di controllo, garantendo il mantenimento delle pratiche venatorie tradizionali.

La regolamentazione introdotta con il Decreto Ministeriale del 17 ottobre 2007 rappresenta un primo passo significativo verso il superamento del piombo nel nostro Paese e un riconoscimento formale della problematica. Il decreto, tuttavia, consente ancora l'utilizzo di munizioni tradizionali nella maggior parte delle zone umide italiane e in tutti gli ambienti terrestri; inoltre non pone il divieto alla detenzione delle cartucce contenenti piombo nelle aree dove non ne è consentito l'impiego. Sotto quest'ultimo aspetto». La situazione italiana è simile a quella esistente nella maggior parte dei Paesi che hanno regolamentato la materia. Il commercio e il possesso del munizionamento al piombo sono proibiti solo  in Danimarca, Norvegia, Guinea Bissau, Libia, Burkina Faso, Ciad e Costa d'Avorio.

Andreotti e Borghesi scrivono che «il passaggio dalle munizioni tradizionali a quelle prive di piombo rappresenta una fase delicata, che va gestita con molta attenzione soprattutto in un Paese come l'Italia, dove da oltre un trentennio esiste una forte contrapposizione tra il mondo venatorio e il mondo ambientalista. In particolare, si deve evitare che questa problematica venga utilizzata strumentalmente da coloro che sono contrari alla caccia per porre un ostacolo a quest'attività. Qualora ciò dovesse accadere, i cacciatori potrebbero assumere un atteggiamento diffidente che rallenterebbe il processo di superamento del piombo, con conseguente danno per la salute umana, per la fauna e per l'ambiente in generale».

Secondo i ricercatori vanno messi  in risalto due aspetti cruciali: 1) Il superamento del piombo nelle munizioni da caccia fa parte di un processo più generale che ha già introdotto  divieti o limitazioni il passaggio della benzina "super" alla benzina "verde" dove «l'esigenza prioritaria di garantire la salute pubblica e la salvaguardia ambientale ha prevalso sugli interessi settoriali, sulle resistenze dell'opinione pubblica meno informata e sulle considerazioni di tipo economico. La transizione verso i nuovi tipi di munizionamento dovrebbe seguire un analogo criterio di gradualità, prevedendo una fase transitoria per consentire a tutti di mettersi in regola, limitando al minimo i disagi per chi sia dedito all'attività venatoria e per chi operi nel settore della produzione e della vendita di armi e munizioni. Anche in questo caso è auspicabile venga stabilito un termine certo entro cui le cartucce e i proiettili tradizionali non potranno più essere utilizzati». 2) È possibile continuare a praticare la caccia utilizzando munizionamento alternativo: «Differenti esperienze maturate in vari Paesi dimostrano come sia possibile abbandonare l'uso delle munizioni contenenti piombo senza penalizzare chi si dedica all'attività venatoria». 

 

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