[05/10/2012] News

I Parchi italiani sono ricchi… di beni comuni e green economy

Sila e Monviso si candidano al programma Mab dell’Unesco. Primo progetto di area trasfrontaliera Italia-Francia

Oggi a Pescasseroli (Q) capitale del Parco di Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm),  si è tenuto il convegno "La ricchezza dei Parchi - Beni comuni e green economy", organizzato da Fondazione Symbola, Regione Abruzzo, Unioncamere, Federparchi e Camera di Commercio de L'Aquila. Nonostante la crisi economica, politica ed amministrativa che vivono tante aree protette italiane, ne è venuta fuori un'immagine dei Parchi come solido presidio ambientale ed economico: «I parchi come straordinari beni comuni e come strumento strategico per la tutela del paesaggio e delle identità territoriali  e per la promozione dell'economia locale».

L'Italia ha 24 aree protette nazionali, che comprendono 527 comuni, con  per una superficie di oltre  34 mila Km2, quanto la Campania, l'Abruzzo e il Molise. «Un tesoro  variegato e "biodiverso" - dice Symbola - fatto di 302 comuni montani, 159 municipalità collinari e 66 litoranee,  in cui risiedono circa 3 milioni di abitanti. In termini percentuali  il 4,9%  del totale della popolazione italiana: quanto Liguria e Abruzzo insieme.  La distribuzione territoriale delle aree naturali nazionali del Paese vede una prevalenza del Sud, dei 527 comuni delle aree parco, 386 appartengono al Mezzogiorno, a fronte dei 141 del Centro-Nord. Un dato che si riflette anche sulla distribuzione della popolazione delle aree protette nazionali: al Centro Nord vivono 775 mila abitanti, mentre al Sud ne risiedono circa 2 milioni 200 mila».

Tra il 2001 e il 2010, la popolazione delle aree parco nazionali è aumentata dell'1,6% contro il 6,4% nazionale. Secondo Symbola la scarsa crescita è imputabile alla modesta presenza di popolazione straniera, «se infatti l'incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione a livello nazionale è del 7,5%, nelle aree protette del Paese tale rapporto scende al 4,4%. Ma se la popolazione fatica a crescere quanto il resto il Paese, nei parchi nazionali è mediamente più giovane: 136 "over 64" ogni 100 "under 15" contro i 144 della media italiana».

Il convegno voleva celebrare i 90 anni dall'istituzione del Parco Nazionale d'Abruzzo, ma anche riflettere sul percorso realizzato dal sistema nazionale dei parchi, a più di due decenni dall'approvazione della legge quadro e a 20 anni dal vertice della terra di Rio, e per parlare del futuro di questi Enti e delle nuove sfide che li aspettano a partire dall'originalità dell'esperienza e della storia di quello che rimane il più famoso e conosciuto Parco nazionale italiano.

Secondo Giuseppe Rossi, Commissario del Pnalm, «è un evento ben riuscito che, in sostanza, conclude gli incontri organizzati per i 90 anni del Parco. Hanno partecipato presidenti dei parchi, imprenditori e rappresentanti delle realtà economiche e sociali dei territori, raccontando le proprie esperienze e confrontandole con quelle vissute nelle altre aree protette. Tutto quello detto oggi naturalmente, sarà oggetto di approfondimento per lanciare in futuro, proposte e progetti. I parchi d'Italia hanno largamente dimostrato la loro utilità per la tutela della biodiversità e per lo sviluppo locale. Il loro valore etico ed economico sta nei fatti».

Lo studio "L'economia reale del sistema delle aree naturali protette", del Centro studio Unioncamere,  presentato durante la tavola rotonda, sottolinea che «parlando di valore economico, il valore aggiunto proveniente dalle imprese private che si genera nei 527 comuni dei 24 parchi nazionali italiani ammonta a 34,6 miliardi di euro (al 2011)». I parchi nazionali contano circa 332 mila unità economiche locali, pari al 4,6% degli insediamenti produttivi del Paese. Per Symbola, «Si tratta di realtà dinamiche, cresciute del 12,7% contro l'11,9% nazionale nel decennio 2000/2011. Così come accadeva per la popolazione, anche la distribuzione di unità locali vede in vantaggio il Sud, con oltre 236 mila realtà, contro le oltre 95 mila del Centro Nord. Le realtà imprenditoriali presenti nei parchi nazionali dimostrano una forte vocazione  per le attività agricole e commerciali e una tendenza all'espansione del tessuto produttivo più significativa rispetto alla media nazionale». Domenico Mauriello, responsabile del Centro studio Unioncamere, ha spiegato che «il nostro sistema nazionale delle aree protette dimostra di essere non solo un inestimabile patrimonio naturale e territoriale, ma anche un fattore importante di promozione dello sviluppo locale. Non a caso dai nostri parchi nazionali arriva il 3,2% della ricchezza prodotta nell'intero Paese.  Una ricchezza alla quale contribuisce in modo rilevante l'agricoltura, che fa delle aree protette la propria terra d'elezione dove generare il 6,5% del valore aggiunto nazionale del settore. Ma anche il turismo, che nei territorio "verdi" produce il 5,9% dell'intero valore aggiunto del settore. Una ricchezza che si riflette anche sul benessere delle comunità locali e delle famiglie».

Secondo Fabio Renzi, segretario generale di Symbola, «ormai la società italiana ha riconosciuto alle nostre aree protette il valore di bene comune straordinario, sia per i servizi eco-sistemici che offrono, sia per i valori naturalistici e culturali che custodiscono, e viene altresì riconosciuto loro un ruolo strategico come volano per lo sviluppo in chiave green dei territori. L'incontro di Pescasseroli vuole essere proprio l'occasione per un confronto su come aggiornare l'agenda dei parchi italiani a vent'anni dalla nascita del sistema nazionale delle aree naturali protette, in un contesto politico, istituzionale, sociale ed economico profondamente mutato. Su come ripensare e rilanciare in Italia una politica per i parchi capace di valorizzare il grande patrimonio di esperienze e di buone pratiche accumulato in questi anni e allo stesso tempo di immaginare nuove e più avanzati strumenti e soluzioni per affrontare le sfide future. Partendo da una ridefinizione della ‘missione' dei parchi, un nuovo patto che metta al centro il valore della biodiversità, della sua conservazione capace di produrre buona economia nei territori e capace di mobilitare le migliori energie economiche, sociali e culturali dei territori». 

Alla ricchezza reale dei parchi nazionali da un contributo importante il settore del turismo. Nel 2010 i comuni delle aree nazionali protette hanno registrato un totale di presenze turistiche (pernottamenti) di oltre 22 milioni di unità, pari al 5,9% delle presenze turistiche italiane. «Il sistema delle aree naturali protette dimostra così una maggiore capacità attrattiva turistica - dice Symbola -  con una densità di presenze turistiche di 7,4 contro le 6,2 del totale nazionale». I "campioni" del turismo sono i parchi del Cilento (4,2 milioni di presenze), del Gargano (4,1 milioni), dello Stelvio (4,1 milioni), seguiti dal Parco dell'Arcipelago Toscano (a quota 3,1 milioni) e dal Parco delle Cinque Terre (0,7 milioni).

Ma nei Parchi l'attenzione all'ambiente e al paesaggio si riflette anche sugli interventi in sostegno delle rinnovabili. E i risultati per Symbola si vedono: «I nostri parchi nazionali possono contare su oltre 16 mila impianti fotovoltaici, il 4% del totale nazionale, una rete di piccoli impianti che complessivamente producono 735 Gwh, generando una potenza procapite di 25 kwh. Una rete virtuosa in cui esercita un ruolo di primo piano il Mezzogiorno, con i parchi Asinara, Appennino Lucano e Alta Murgia, seguiti da a Majella e Gran Sasso».

Per Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, «gli interventi hanno evidenziato una visione più moderna dei parchi, con una forte aggancio tra gestione, conservazione ed economia. Sono stati presentati molti dati interessanti sull'impatto che hanno i parchi sui territori e sull'economia dei territori, soprattutto dal punto di vista turistico, ma non solo. Dal mio punto di vista la cosa importante sarebbe riuscire a informare l'opinione pubblica e far si che i cittadini e i  decisori politici siano a conoscenza di tutte queste cose, che noi conosciamo bene, ma che la maggioranza degli italiani conosce poco».  

Intanto dal ministero dell'Ambiente arriva la notizia che alla fine di settembre ha trasmesso al segretariato del programma "Uomo e Biosfera" dell'Unesco il dossier relativo alle due nuove candidature italiane: il Parco nazionale della Sila (Calabria) e l'area del Monviso (Parco regionale del Po Cuneese, Piemonte).. Le candidature sono state decise nell'ultima riunione del comitato nazionale Mab (Man and Biosphere), tenutasi al ministero dell'Ambiente, presieduta dalla direzione generale Protezione della natura, alla quale hanno partecipato anche i ministeri degli esteri, delle politiche agricole e dell'Istruzione, il  Corpo forestale, il  Cnr e la commissione nazionale italiana per l'Unesco. Sono stati consegnati anche i rapporti periodici per le riserve già riconosciute: Circeo, Cilento e Valle di Diano, Miramare, Somma Vesuvio e Miglio D'Oro, Valle del Ticino

Il ministero dell'Ambiente in una nota sottolinea che «la candidatura del Monviso è presentata insieme con il confinante parco francese del Queyras, Se i due parchi otterranno il riconoscimento, verrà messo a punto un progetto di unificazione delle due aree che porterebbe alla definizione della prima riserva della biosfera transfrontaliera in Europa. Il riconoscimento da parte dell'Unesco rappresenta un ulteriore strumento di riconoscibilità internazionale e si inserisce nelle politiche di tutela e promozione delle aree protette già attive».

 

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