[05/10/2012] News

L’Ue contro la “biopirateria”: «Facilitare la ricerca fondata sulla natura»

Attuazione del Protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici

Secondo la Commissione europea, la sua nuova proposta per contrastare la "biopirateria" «offrirà un accesso affidabile alle risorse genetiche situate al di fuori dell'Unione, costituisce un incoraggiamento per i ricercatori e le imprese europee». Il progetto di regolamento europeo, che attua il "Protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e l'equa condivisione dei benefici (Access to Genetic Resources and Benefit-sharing - Abs), «è concepito per tutelare i diritti dei Paesi e delle comunità indigene e locali che consentono l'utilizzo delle loro risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali collegate, dando nel contempo ai ricercatori in Europa un accesso rafforzato e affidabile a campioni di risorse genetiche di qualità, a costi ridotti ma con elevata certezza del diritto». L'undicesima riunione della Conferenza delle parti della Cbd, che si svolgerà a Hyderbad, in India, dall'8 al 19 ottobre, costituirà un'importante occasione per illustrare la struttura di base della proposta legislativa europea e per continuare la collaborazione con i partner internazionali per un'efficace attuazione del protocollo di Nagoya.

La Commissione sottolinea che «le risorse genetiche svolgono un ruolo sempre più significativo in molti settori economici, compresi le colture vegetali e l'allevamento animale, i cosmetici e i prodotti farmaceutici. Molte di queste risorse provengono dalle zone ad elevata biodiversità (hotspot) nel mondo in via di sviluppo. L'assenza di norme chiare ha portato alcuni Paesi a sporgere denuncia perché i loro diritti di sovranità sono stati spesso ignorati dai ricercatori stranieri, fenomeno noto come "biopirateria". Questa mancanza di fiducia ha determinato a volte condizioni restrittive che ostacolano l'accesso alle risorse genetiche». Le proposte europee puntano a «Calmare questi timori, massimizzando le opportunità per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione in materia di prodotti e servizi fondati sulla natura».

Le risorse genetiche sono un fattore essenziale per numerose industrie europee: ad esempio, il 26% di tutti i nuovi farmaci approvati negli ultimi 30 anni sono prodotti naturali, o sono derivati da un prodotto naturale.

La Convention on biological diversity (Cbd), alla quale aderisce l'Ue, prevede l'obbligo di «facilitare l'accesso alle risorse genetiche per le quali detengono diritti di sovranità, e di ripartire in maniera giusta ed equa i risultati della ricerca e dello sviluppo nonché i benefici derivanti dall'uso commerciale di tali risorse». Secondo la Commissione europea però la Cbd «fornisce poche indicazioni su come l'accesso e la ripartizione dei benefici dovrebbero essere realizzati nella pratica, e i Paesi industrializzati sono stati finora restii ad adottare misure a sostegno di un'efficace ripartizione dei benefici. Ciò ha seriamente compromesso i progressi a livello mondiale nella conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità, nonostante gli hotspot della biodiversità abbiano tutto da guadagnare dall'istituzione di un quadro efficace in materia di accesso e condivisione» . Il Protocollo di Nagoya sulle Abs, adottato nell'ottobre 2010 in Giappone, «colma molte di queste lacune, obbligando i firmatari ad adottare misure per garantire che solo le risorse genetiche e le conoscenze tradizionali collegate acquisite legalmente siano utilizzate nella loro giurisdizione. La proposta di regolamento istituisce un meccanismo che consente il rispetto di tale obbligo nell'Unione europea».

La  Commissione è convinta che «la parità di condizioni per tutti gli utilizzatori di risorse genetiche dell'Ue dovrebbe apportare particolari benefici alle Piccole e medie imprese ed alla ricerca non commerciale finanziata con fondi pubblici e maggiori opportunità di cooperazione a livello internazionale».

Il regolamento proposto impone agli utilizzatori di accertarsi che «l'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali collegate avvenga in conformità delle prescrizioni giuridiche applicabili nel Paese di origine, e che i vantaggi che ne derivano siano ripartiti in modo leale ed equo. Gli utilizzatori dovrebbero inoltre essere obbligati a dichiarare che hanno esercitato o eserciteranno la "dovuta diligenza" prescritta dal regolamento. Gli utilizzatori che non rispettano il regolamento saranno sanzionati».

Il regolamento punta anche ad «aiutare i ricercatori e l'industria a rispettare la normativa. Le migliori prassi settoriali svolgeranno un ruolo importante, e le associazioni di utilizzatori possono chiedere il riconoscimento formale delle migliori pratiche in materia di accesso e ripartizione dei benefici, basandosi sui codici di condotta già esistenti nel mondo accademico e in diverse industrie».

Inoltre, viene istituito «un registro Ue di collezioni affidabili, quali le banche dei semi e gli orti botanici, individuando collezioni destinate a fornire solo campioni di risorse genetiche pienamente documentati. Si riterrà che gli utilizzatori che acquisiscono il loro materiale di ricerca da una raccolta affidabile abbiano rispettato la maggior parte degli obblighi di dovuta diligenza. Verrà inoltre creata una piattaforma dell'Ue per razionalizzare le condizioni di accesso negli Stati membri».

Le misure proposte sono all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio e una volta approvate saranno integrate nel diritto dell'Ue.

 

Torna all'archivio