[04/10/2012] News

Stress test delle centrali nucleari: per l’Ue tutto bene… ma bisogna migliorare tutto

«Non tutte le norme Iaea e le migliori pratiche internazionali vengono applicate nell’Ue»

Oggi la Commissione europea ha reso nota la comunicazione sui risultati degli stress test degli impianti nucleari, avviati dopo la catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi, e che hanno interessato 17 Paesi: i 14 Paesi Ue con centrali nucleari attive, la Lituania con una centrale in fase di disattivazione, l'Ucraina e la Svizzera). Dagli stess test europei è emerso che «le norme di sicurezza degli impianti nucleari in Europa sono generalmente di alto livello ma si raccomandano ulteriori miglioramenti per quanto riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza di quasi tutte le centrali nucleari europee». Gli stress test si sono svolti in tre fasi: 1) I gestori  delle centrali nucleari hanno effettuato un'autovalutazione, 2) Le autorità nazionali di regolamentazione hanno esaminato queste autovalutazioni e hanno preparato delle relazioni nazionali. 3) Le relazioni sono state analizzate da équipe multinazionali nel quadro di una procedura di "peer review", organizzata dall'European nuclear safety regulators Group  (Ensreg), costituito da alti funzionari delle stesse agenzie nucleari nazionali. Inoltre, questi team hanno visitato dei siti di centrali nucleari.  Così, nonostante le pecche riscontrate, le autorità nazionali di sicurezza  (che se la sono cantata e suonata) sono arrivate alla conclusione che «non si giustificano chiusure di centrali nucleari».

La Commissione Ue invece ammette che «è emerso che non tutte le norme promosse dall'International atomic energy agency (Iaea) e non tutte le migliori pratiche internazionali vengono applicate negli Stati membri» e assicura che «Intende seguire da vicino l'attuazione delle sue raccomandazioni e contemporaneamente promuovere misure legislative dirette a rafforzare ulteriormente la sicurezza nucleare in Europa».

Oltre a raccomandare una serie di miglioramenti tecnici specifici agli impianti, gli stress test hanno dimostrato che «le norme e le pratiche internazionali non vengono applicate dappertutto. È necessario inoltre tener conto degli insegnamenti di Fukushima che riguardano in particolare terremoto e rischio di inondazioni: le norme attuali sul calcolo dei rischi non vengono applicate in rispettivamente 54 reattori (per il rischio di terremoti) e 62 reattori (per il rischio di inondazioni) sui 145 controllati. Il calcolo del rischio dovrebbe basarsi su un arco temporale di 10 000 anni anziché sui periodi di tempo molto più brevi che vengono talvolta utilizzati. Ogni centrale nucleare dovrebbero disporre di strumenti sismici in situ per misurare e dare l'allarme in caso di terremoto. Tali strumenti andrebbero installati o migliorati in 121 reattori. Dovrebbero essere presenti sistemi di ventilazione con filtro dell'involucro di contenimento per permettere la depressurizzazione sicura del contenitore del reattore in caso di incidente. 32 reattori non sono ancora dotati di questi sistemi. Anche in caso di devastazione generale le attrezzature per far fronte a gravi incidenti dovrebbero essere conservate in luoghi protetti dove potrebbero essere rapidamente recuperate. Ciò non avviene nel caso di 81 reattori nell'Ue. Dovrebbe essere disponibile un secondo locale di controllo di emergenza qualora la stanza di controllo principale sia inagibile in caso di incidente. Questi non sono disponibili in 24 reattori».

Di fronte a questa situazione non certo rosea ed all'arrogante sicurezza della lobby nucleare che ha dimostrato tutta la sua pochezza a Fikushima Daiichi, il commissario europea Günther Oettinger se ne è uscito con una dichiarazione da equilibrista: «I test di resistenza hanno rivelato quali sono gli aspetti positivi e dove è necessario introdurre miglioramenti. I test sono stati effettuati con rigore e sono stati un successo. Nel complesso la situazione è soddisfacente ma non vi è spazio per l'autocompiacimento. Tutte le autorità coinvolte devono collaborare per assicurare che le più elevate norme di sicurezza vengano applicate in ogni centrale nucleare europea. Questo per la sicurezza dei nostri cittadini».

La Commissione Ue sembra fare buon viso a cattivo gioco e sottolinea che «le autorità di regolamentazione nazionali dovranno predisporre dei piani di azione nazionali con i relativi calendari di attuazione e renderli disponibili entro la fine del 2012. Tali piani di azione saranno soggetti a esami inter pares (peer review) all'inizio del 2013, per verificare che le raccomandazioni elaborate a seguito dei test di resistenza siano attuate in modo coerente e trasparente in tutta Europa. La Commissione intende riferire sull'attuazione delle suddette raccomandazioni nel giugno del 2014, in piena collaborazione con le autorità di regolamentazione nazionali. Oltre alle specifiche constatazioni tecniche e alle raccomandazioni, la Commissione ha riesaminato l'attuale quadro normativo europeo in materia di sicurezza nucleare e ai primi del 2013 intende presentare una revisione dell'attuale direttiva sulla sicurezza nucleare. Gli emendamenti proposti si incentreranno sui requisiti di sicurezza, sul ruolo e i poteri delle autorità di regolamentazione nucleari, sulla trasparenza nonché sull'attività di monitoraggio. A ciò faranno seguito ulteriori proposte sugli aspetti relativi all'assicurazione e alla responsabilità in materia nucleare e sui massimi livelli consentiti di contaminazione radioattiva negli alimenti e nei mangimi. Il processo dei test di resistenza ha inoltre evidenziato la necessità di ulteriori interventi sulla sicurezza nucleare (prevenzione di atti ostili), dove la responsabilità principale incombe agli Stati membri».

 

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