[04/10/2012] News

L'eredità di Dario Paccino torna a vivere nella Fondazione Luigi Micheletti

Da anni la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia sta raccogliendo vari archivi privati sui problemi dell'ambiente, dell'industria, del lavoro, ed ora arricchisce ulteriormente i suoi archivi del contributo di Dario Paccino, noto giornalista e scrittore negli albori dell'ecologismo in Italia. Dopo aver partecipato alla Resistenza nelle Brigate Matteotti, Dario Paccino (scomparso 7 anni fa) si è fatto conoscere nel 1956 con il libro Arrivano i nostri, in cui ha raccontato gli effetti ecologici dell'invasione dei "bianchi" nelle terre dei popoli  nordamericani sbrigativamente chiamati "pellerossa".

Nel 1970 Paccino divenne segretario generale dell'associazione Pro Natura, presieduta dal botanico Valerio Giacomini, e direttore della neonata rivista dal titolo significativo "Natura e Società". Due anni dopo pubblicò con Einaudi quello che è probabilmente il suo più importante contributo: L'imbroglio ecologico, un libro destinato a suscitare polemiche ma anche a dare nuovo respiro all'ecologia.  Nel suo libro Paccino spiegò che la violenza sulla natura non è dovuta ad un astratto "uomo" miope e imprevidente, ma a regole sociali ed economiche che impongono di sfruttarne al massimo le risorse in nome del progresso.

Tra le sue opere ricordiamo La trappola della scienza: tutti vivi ad Harrisburg. Nel 1979, dopo la catastrofe al reattore americano di Harrisburg, Paccino criticò, con il suo libro dall'ironico titolo, coloro che sostenevano che non era successo niente, che il nucleare era la fonte di energia più sicura ed affidabile: purtroppo Chernobyl nel 1987 e  Fukushima nel 2011 insegnano, ma non sappiamo quanto, che le cose non stanno così. Ancora, in un libro del 1990, I colonnelli verdi e la fine della storia, Paccino denunciava come molti nuovi ambientalisti, nell'illusione di collaborare alla lotta all'inquinamento, diventavano interni ad un potere politico ed economico impermeabile all'istanza di porre fine al rapporto distruttivo che abbiamo con la natura. Nel  1994, con Gli invendibili,  poneva l'attenzione sui lavoratori che, espulsi dal processo produttivo, perdono il proprio "valore" perché nessuno li "compra" più; fenomeno che oggi ha assunto dimensioni macroscopiche.

L'opera di Dario Paccino, fatta anche di centinaia di articoli e scritti minori, tratta temi che sono al centro dell'attuale momento storico, anche se si vorrebbero aggirare o accantonare, e si fonda su due semplici assunti: il riconoscimento dei limiti fisici delle risorse naturali; il persistere ingiustificabile dell'antica frattura tra ricchi e poveri. Le sue carte sono un importante strumento per capire come li abbia tradotti in pratica, facendone uno strumento per analisi controcorrente, stimolanti, sorprendenti.

Perché il suo contributo continui ad essere valorizzato, la Fondazione Luigi Micheletti informa adesso che la raccolta di archivi privati di Dario Paccino sui problemi dell'ambiente e della società contemporanea (www.musilbrescia.it) si è arricchita grazie alla donazione, da parte della moglie Lia e del figlio Sirio, dell'archivio di Dario Paccino (1918 - 2005).

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