[02/10/2012] News

La crisi del Mali: dietro le rivolte islamiste e tuareg c’è per il controllo delle risorse naturali e minerarie

Il presidente ad interim dell'Assemblée nationale del Mali, Younoussi Touré, ha messo i piedi nel piatto nella crisi politico-religiosa che ha messo il ginocchio il Mali, spaccandolo in due dopo un colpo di stato che ha portato prima alla dichiarazione di indipendenza dell'Azawad (il Mali nord-orientale) da parte dei tuareg e poi all'istituzione di un califfato islamico nella stessa area controllato da movimenti armati integralisti vicini ad Al Qaeda.  

Younoussi Touré è convinto che l'indipendentismo e la religione siano solo paraventi: «Quel che si gioca nello spazio sahariano-saheliano in generale e Nord del Mali in particolare è anche la conseguenza delle lotte per l'influenza dele grandi potenze e dei loro alleati per il controllo delle potenziali risorse del suolo e del sottosuolo di questa vasta zona».

Touré ha esposto queste accuse durante la sessione parlamentare per approvare il bilancio statale del Mali 2012-2013 ed ha aggiunto che «Gli indipendentisti e gli integralisti non sono probabilmente altro che degli strumenti coscienti o incoscienti di questa strategia di posizionamento per dividersi le ricchezze di questa area». Il pensiero va subito all'ex potenza coloniale francese, ai cinesi, ai nuovi interessi statunitensi nell'area ma anche alla frenetica attività di Stati confinanti come Algeria e Burkina Faso.

Rivolgendosi al primo ministro del Mali, Cheick Modibo Diarra ed ai deputati, Touré ha sottolineato che «L'Assemblée nationale del Mali pensa che tutti i gruppi armati che hanno aggredito ed occupato il nostro Paese sono dei terroristi che devono essere trattati come tali da tutti. E' urgente liberare i due terzi occupati del nostro Paese, è urgente liberare il nostro popolo dall'asservimento in pieno XXI secolo. L'Assemblée nationale da la sua fiducia all'esercito nazionale per riconquistare le  zone occupate (dalle quali lesercito è stato facilmente scacciato dai ribelli tuareg del Mnla, ndr), ma non potrà farlo con successo che con un riarmo morale delle sue truppe, quando avrà ritrovato la sua unità. In questo spirito, dobbiamo trovare la forza e la saggezza di regolare i le questioni dei "beretti rossi" e dei "beretti verdi", come ha detto il presidente della Repubblica ad interim nella sua allocuzione del 22 settembre».

Certo che un Paese con tutte le principali istituzioni ad interim e un esercito pasticcione e golpista diviso tra berretti rossi e verdi (i golpisti del capitano Amadou Sanogo) fa veramente poca paura alle milizie islamiste ed ancora di meno alle potenze ed agli interessi stranieri che le manovrerebbero.

Touré si è detto convinto che «La sicurezza nella zona sahariana-saheliana ha una dimensione sia regionale che interazionale. Mi felicito per l'accordo intervenuto tra il governo del Mali, la Cedeao e la Comunità internazionale relativo all'invio di truppe in mali per appoggiare l'armée nationale».

Ormai dopo che il tentativo del presidente del Burkina Faso Compaorè di trattare con le milizie islamiche è stato respinto, si aspetta solo di sapere quando ci sarà un intervento militare della Communaute Economique des Etats de l'Afrique de l'Ouest (Cedeao) appoggiato dagli occidentali per scacciare i fondamentalisti da Gao, Timbouctou e dal resto dell'Azawad.

Una cosa che, nonostante la rivendicazione di indipendenza dai poteri forti, statali ed economici, sembra sollecitare anche Touré cercando s di salvare il poco onore che rimane all'esercito aliano:« A causa della crisi della scurezza ed istituzionale, l'economia nazionale è stata gravemente colpita: il bilancio dello Stato è fortemente ridotto a causa del calo delle entrate interne e della sospensione di alcuni apporti esteri. I settori del turismo, dei trasporti e dei Btp sono I più colpiti. I prezzi al consumo sono in crescita e la disoccupazione aumenta. La crisi provoca un emergenza sanitaria estrema nel nord del nostro Paese».

Il Mali, che era già uno dei Paesi più poveri del mondo e in fondo alle classifiche dello sviluppo umano, rischia di essere sprofondato da un farsesco colpo di Stato e dalle ribellioni etniche-religiose fomentate dai soliti noti in un pozzo senza fondo di guerra, fame e miseria. 

 

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