[02/10/2012] News

Quando l’acidità dei mari svela la complessità degli ecosistemi

L'aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera sta determinando, come è ben noto, un cambiamento del clima del pianeta Terra, con effetti a scala globale e locale. Uno di questi effetti, a scala globale, è la progressiva acidificazione degli oceani e dei mari. Il meccanismo è ben noto: la maggiore pressione parziale di anidride carbonica in atmosfera, fa sì che una maggiore quantità del gas si sciolga nei mari. Qui l'anidride reagisce con l'acqua e si trasforma in acido carbonico. Il risultato è una diminuzione del pH, ovvero un aumento dell'acidità delle acque.

Con quali risultati sulle specie viventi? È difficile dirlo, perché il processo è in atto. I biologi possono verificare in laboratorio gli effetti del basso pH su singole specie, o anche ecosistemi più o meno complessi. Per esempio in laboratorio si può facilmente verificare che gli invertebrati dotati di conchiglia sono chiamati a pagare un prezzo piuttosto salato all'aumento del pH, che scioglie il calcare e li rende più deboli. Tuttavia gli ecologici sanno che non sempre ciò che si verifica negli ambienti controllati dei laboratori trova riscontro negli ambienti naturali aperti.

Per esempio si è constato che nei freddi mari del nord una maggiore acidità non determina una diminuzione degli invertebrati con conchiglia. Perché questi animali reagiscano alla perturbazione ambientale "costruendo" conchiglie più robuste. Questo comporta una spesa energetica. Ma i vertebrati, nei nutrienti mari freddi del nord, possono sopportar con una certa tranquillità la maggiore richiesta di energia.

Ma cosa succede nei mari meridionali? Per iniziare a rispondere a questa i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn dell'isola d'Ischia conducono da anni una serie di studi sugli ecosistemi del mare prospiciente il celebre Castello Aragonese. Si tratta di una zona particolare, quei fondali sono costellati di fumarole che emettono una quantità di anidride carbonica tale da far abbassare il pH fino a livelli che saranno generali negli oceani del pianeta da qui a fine secolo.

Le acque di Ischia sono un laboratorio naturale. E, infatti, i ricercatori dell'Anton Dohrn, insieme a colleghi stranieri di diversi centri esperti in biologia marina, hanno verificato che i coralli e i molluschi che vivono nelle acque acide prospicienti il Castello hanno le loro corazze calcaree indebolite - qualcuno parla di una vera e propria osteoporosi - e, di conseguenza il loro numero tende a diminuire.

Con uno studio pubblicato lo scorso anno su Nature Climate Change un gruppo di ricercatori afferanti alla Stazione Zoologica fondata da Anton Dohrn dimostrò, tuttavia, che a erodere la biodiversità marina è il combinato disposto dell'aumento dell'acidità e dell'aumento della temperatura.

Nei giorni scorsi un altro gruppo di lavoro, composto da Maria Cristina Gambi dell'Anton Dohrn, da Kristy Kroker e da Fiorenza Michel che lavorano all'Hopkins Marine Station del Dipartimento di Biologia della Stanford University, negli Stati Uniti, ha pubblicato, sempre su Nature Climate Change un nuovo e più ambizioso studio - il titolo dell'articolo è Ocean acidification causes ecosystem shifts via altered competitive interactions - tendente a verificare come i cambiamenti di pH (e di temperatura) influiscono non sulle singole specie, ma sulle dinamiche interne agli ecosistemi. Trovando qualcosa di molto interessante. Alcuni tipi di alghe in un ambiente più acido crescono meglio: la loro biomassa, infatti, nella zona acida studiata a fondo, tende ad aumentare. Queste foreste algali sono pattugliate da altri animali erbivori che entrano in competizione con coralli e molluschi. In definitiva, sostengono i tre studiosi, l'erosione della biodiversità degli animali intorno al castello è il frutto di almeno tre fattori indipendenti: il pH, la temperatura e la variazione delle relazione tra membri dell'ecosistema.

In definitiva, gli studi delle acqua di Ischia e dei mari del Nord ci dicono che gli effetti sugli ecosistemi e gli effetti sulle medesime specie in ecosistemi diversi a causa dell'aumento di acidità nei mari del pianeta saranno a loro volta molto differenziati. E ribadiscono la complessità e la dinamica non sempre lineare delle relazioni ecologiche.

Gli studiosi di ecologia teorica tutto questo lo sanno bene. Ma sarebbe bene che questa consapevolezza diventasse più diffusa e li acquisissero anche coloro che frequentano i media. 

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