[02/10/2012] News

Rapporto Ispra sulla qualità dell’ambiente urbano: male consumo di suolo e siti contaminati

Sono i siti contaminati e l'eccessivo consumo di suolo le criticità maggiori del Bel Paese che emergono dall'VIII edizione del "Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano" presentato oggi a Roma dall'Ispra. I dati relativi al 2010-2011 e riferiti a 51 comuni capoluogo, consentono una lettura delle città anche in termini di resilienza, intesa come capacità del "sistema urbano" di assorbire e compensare le pressioni antropiche e naturali. A tal proposito ad indebolire la resilienza delle città nei confronti di alluvioni, frane e inondazioni, oltre a sottrarre territorio alla produzione agricola e alle aree naturali è proprio il consumo di suolo, dato che in Italia se ne consumano giornalmente più di cento ettari al giorno.

Il rapporto valuta il consumo di suolo in 43 aree urbane, dovuto all'impermeabilizzazione e ad altri usi artificiali quali cave, discariche e cantieri, negli anni compresi fra il 1949 e il 2011. Il consumo è risultato elevato in quasi tutti i comuni studiati, con un continuo incremento delle superfici impermeabilizzate. In 4 città su 43 il consumo del suolo è esteso ormai a più della metà del territorio comunale, in 10 città è compreso tra il 30 e il 50%.

L'altra criticità di rilievo come detto è quella dovuta ai siti contaminati. In Italia esistono 57 Siti contaminati di interesse nazionale (Sin), che coprono oltre il 3% del territorio. Nel Rapporto sono riportati i dati relativi ai 38 Sin che interessano il territorio urbano di 30 città e per la prima volta anche quelli relativi ai siti contaminati locali (per 8 città).  Il dato quantitativo è di per se significativo ma è l'iter delle procedure di bonifica a preoccupare di più: con riferimento allo stato di avanzamento, sono solo 9 i Sin che risultano avere oltre il 50% di progetti di bonifica approvati.

Altri aspetti indagati a fondo nel Rapporto Ispra sono quelli dovuti a mobilità e qualità dell'aria. Le note dolenti in questo caso arrivano dal nord Italia ed in particolare dalle città del bacino padano che hanno fatto registrare frequenti superamenti del valore limite giornaliero di Pm10. Del resto il tasso di motorizzazione dell'Italia è uno dei più alti d'Europa e del mondo con 606 autovetture ogni 1000 abitanti nel 2010. Tra i dati positivi in questo settore l'aumento dell'offerta di trasporto pubblico registrata nel periodo 2000-2010, e l'incremento delle piste ciclabili nella maggior parte delle città. La regione più virtuosa è l'Emilia Romagna con 8 tra le prime 10 città per metri di piste ciclabili ogni 1000 abitanti. Il valore più elevato si registra a Reggio Emilia con 1026 metri di piste ciclabili per 1000 abitanti mentre, tra le grandi città, Roma e Milano registrano bassi valori dell'indicatore (circa 45 e 57 metri di piste ciclabili per 1000 abitanti nel 2010). Inoltre per quanto concerne le strategie di risposta, un importante segnale è la crescente consapevolezza con cui le città italiane affrontano i cambiamenti climatici: circa 2mila comuni hanno aderito al Patto dei sindaci della Commissione europea, presentando un piano d'azione per l'Energia sostenibile (Paes) e adottando misure per l'abbattimento delle emissioni di CO2, specie nel settore edilizio, fondamentale anche per il contenimento dei consumi energetici.

Segnali confortanti vengono poi dal settore delle acque, sia per i sistemi di depurazione legati ai reflui civili e industriali che per i consumi. I dati evidenziano che nella maggior parte delle città i reflui sono collettati al depuratore per oltre il 90%, mentre la restante quota è convogliata  quasi per intero a sistemi individuali di trattamento: ne consegue che la maggior parte delle città osservate hanno alti livelli di trattamento. Questo dato va un po' in contraddizione con i continui richiami che l'Europa fa al nostro paese, proprio sulla depurazione e restituzione delle acque  nell'ambiente. Per quanto riguarda i consumi idrici il valore medio dell'acqua consumata per uso domestico  è diminuito negli ultimi 10 anni di circa il 20%, con un consumo medio pro-capite di 66,7 metri cubi in 116 capoluoghi di provincia. Tuttavia, la diminuzione non è imputabile unicamente a misure virtuose di risparmio, ma anche a limitatezza della risorsa, come evidenziano i casi, che nel 2010 hanno riguardato 7 città, di razionalizzazione  nell'erogazione dell'acqua.

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