[28/09/2012] News

Il cambiamento climatico riduce il Pil mondiale dell’1,6% l’anno: 1,2 trilioni di dollari. Il 3,2% del Pil nel 2030

Danni senza precedenti all’economia mondiale. Impatti umani su larga scala

Secondo il "Climate Vulnerability Monitor - A Guide to the Cold Calculus of A Hot Planet" il cambiamento climatico prodotto dall'inquinamento da emissioni di CO2 riduce il prodotto interno lordo (Pil) mondiale dell'1,6% l'anno, circa 1,2 trilioni di dollari. Il rapporto, commissionato da 20 governi, è stato presentato a New York dall'Ong Dara, dal Climate vulnerable forum, una partnership globale dei leader dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, e dal governo del Bangladesh. Lo studio è una nuova e completa valutazione dei costi del cambiamento climatico e lancia un ulteriore allarme: i costi dell'inazione sul cambiamento climatico stanno crescendo rapidamente: entro il 2030 rappresenteranno il 3,2% del Pil mondiale e, se non si interverrà urgentemente, ostacoleranno sempre di più la crescita. Le perdite per Paesi a basso reddito sono già estreme: già nel 2030, in media l'11% del Pil per i Paesi meno sviluppati. Anche le principali economie sono e saranno fortemente colpite: in meno di 20 anni la Cina dovrà sostenere la quota maggiore di tutte le perdite per oltre 1,2 trilioni di dollari, Il Pil Usa calerà di più del  2%, quello dell'India di oltre il 5%.

Invece dalla lotta contro la crisi climatica globale il mondo potrebbe trarne notevoli vantaggi economici, sia le  grandi economie e con costi modesti: la riduzione delle emissioni per il prossimo decennio costerebbe solo lo 0,5% del Pil mondiale e il supporto ai più vulnerabili 150 miliardi di dollari all'anno per i Paesi in via di sviluppo.

Il rapporto è il secondo pubblicato da un programma di ricerca internazionale sulla vulnerabilità ai cambiamenti climatici organizzato dall'Ong indipendente Dara, che si occupa di problemi umanitari, ricerca e sviluppo, questa ampia valutazione dei costi dell'inazione sui cambiamenti climatici presenta una nuova ed originale assimilazione dei più recenti evidenze scientifiche, delle ricerche e dei dati di un sondaggio sulle preoccupazioni legate a 34 indicatori climatici. Attraverso una vasta gamma di effetti separati, lLo studio stima gli impatti umani ed economici del global warming in 184 paesi dal 2010 al  2030. Gli indicatori di impatto sono rappresentati a un vasto campionario di problemi che vanno dalla fame al cancro della pelle, dallo scongelamento del permafrost all'aumento del livello dei mari, dall'inquinamento dell'aria indoor ed  outdoor alla pesca, dalla biodiversità al deterioramento delle foreste. Il nuovo importante problema di cui tiene conto la seconda edizione del Climate Vulnerability Monitor sono i gravi problemi posti alla produttività dall'aumento globale delle temperature, uno dei maggiori impatti economici che avrà il cambiamento climatico. Alla ricerca ha partecipato un gruppo di oltre 50 scienziati ed economisti di alto livello, anche con ricerche sul campo in Africa e in Asia. Il report panel member, l'ex presidente del Costa Rica José María Figueres, presentando il rapporto per conto di Dara ha sottolineato: «1,3 miliardi di persone stanno ancora combattendo per trovare una via d'uscita delle forme più estreme di povertà, mentre le principali economie stanno oggi combattendo il trovare un modo per uscire dalle paralizzanti crisi finanziaria ed economica. Non possiamo semplicemente permetterci che una parte non cresca più. Le prospettiva di perdite economiche che aumentano ogni decennio potrebbe destabilizzare l'economia mondiale. i governi e i policy makers devono agire con determinazione molto prima che si trovi davanti ai peggiori impatti dei cambiamenti climatici, per combattere la spirale dei costi per il Pil nazionale e globale derivanti dall'inazione sul cambiamento climatico. Il Monitor dimostra come, in caso contrario, si siano già causati danni senza precedenti per l'economia mondiale e minacce per la vita umana in tutto il mondo. Gli investimenti necessari per risolvere i cambiamenti climatici, già molto al di sotto dei costi stimati dell'inazione, non lasciano dubbi che valga la pena seguire questo al percorso».

Il nuovo rapporto contrappone da un lato gli aumenti previsti su larga scala nel consumo di combustibili fossili nei prossimi decenni con le enormi conseguenze per lo sviluppo umano, ma sottolinea anche che «Anche le decisioni prese solo in freddi termini monetari in realtà favorirebbero una forte azione sul cambiamento climatico a livello mondiale e regionale da arte delle agenzie per lo sviluppo, umanitarie e di aiuto per affrontare il crescente impatto del cambiamento climatico». 

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