[21/09/2012] News

Il fracking non piace all’Unione europea

Parlamento Ue: gli Stati membri hanno bisogno di regole solide per gas e petrolio da scisti

L'avvio dell'esplorazione degli scisti bituminosi e di gas da scisti (lo shale gas) in diversi Paesi europei sta sollevando le preoccupazioni e le proteste di molte comunità locali ed associazioni ambientaliste. Mentre Paesi come la Francia hanno pronunciato un netto no a questo tipo di estrazione di idrocarburi, altri Paesi sembrano molto più propensi ed altri ancora stanno valutando rischi e vantaggi di questa controversa tecnica.

Della cosa se ne è occupato anche il Parlamento europeo che con l'approvazione di due risoluzioni ha sottolineato che questo tipo di attività «Dovrà essere sostenuta da regimi di regolamentazione solidi». Si tratta di due risoluzioni distinte adottate dalla Commissione energia presieduta dall'italiana Amalia Sartori (Pdl) e dalla Commissione ambiente presieduta dal socialdemocratico tedesco Matthias.

La commissione energia ha approvato la sua risoluzione con un voto contrastato: 32 favorevoli, 23 contrari ed un'astensione, mentre il voto in Commissione ambiente è stato quasi plebiscitario: 63 favorevoli, un contrario ed un astenuto. Le due risoluzioni dovranno essere approvate in sessione plenaria del Parlamento europeo ad ottobre.

In una nota informativa precedente alle votazioni in commissione il Parlamento europeo sottolineava che «È troppo presto per sapere se il gas da scisti bituminosi rappresenta una risorsa interessante in Europa. Nonostante ciò, alcuni Stati membri, Polonia, Germania, Svezia, Olanda e Regno Unito, hanno già dato il loro accordo. Nel caso vengano rilevati importanti giacimenti, si potrebbe passare all'estrazione. In altri Paesi invece, come la Francia e la Bulgaria, è stato deciso di interrompere i piani di sfruttamento. Per avere una visione il più ampia possibile, le due commissioni stanno lavorando sul funzionamento dell'estrazione. All'interno della commissione all'Ambiente è il relatore polacco di centro destra Boguslaw Sonnik a occuparsi del dossier. Mentre nella commissione all'Industria se ne occupa la deputata greca Niki Tzavela (Efd)».

La Commissione ambiente dell'Europarlamento avverte che «Gli Stati membri dovranno essere prudenti attendendo l'analisi che determinerà se il regolamento europeo è appropriato».

Secondo la commissione energia «Ogni Paese dell'Ue ha il diritto di decidere se sfruttare o no il gas di scisti», ma «Gli Stati membri dovranno disporre di regole solide per tutte le attività legate al gas di scisti, soprattutto per la fratturazione idraulica ("fracking")». Gli eurodeputati hanno anche consigliato all'Ue di trarre un insegnamento dalle esperienze americane (segnate da crescent proteste) «In vista di utilizzare dei processi industriali ecologici e le migliori tecniche esistenti».

La Commissione ambiente sottolinea che «ha già concluso che le regole europee coprono in maniera adeguata le licenze di esplorazione precoce e a produzione di gas di scisti, ma, data l'eventuale espansione delle loro esplorazioni, è necessaria un'analisi dettagliata del regolamento sui combustibili fossili non convenzionali».

Insomma, gli eurodeputati non chiudono la porta ma mettono dei palette difficili da valicare e chiedono che «Dei progetti specifici legati all'utilizzo dell'acqua devono accompagnare  tutte le attività di fratturazione idraulica e l'acqua dovrà essere riciclata per quanto possibile». Inoltre la mozione approvata dalla  Commissione ambiente dice che « Le compagnie devono dichiarare quali prodotti chimici sono utilizzati, per rispettare la legislazione europea».

Il problema dell'inquinamento delle falde idriche è infatti quello che emerge con maggior forza anche negli Usa, diventati leader mondiali del fracking. L'estrazione del gas da scisti bituminosi ha bisogno dell'iniezione  di enormi quantità d'acqua all'interno delle formazioni rocciose a due chilometri sotto terra. Se il pozzo non è ben costruito, il rischio è quello di una contaminazione della falde acquifere. Ma ci sono anche altri rischi  che si sono già presentati in diverse situazioni:  fughe di gas, fenomeni sismici e dispersione di prodotti chimici.

La Commissione energia evidenzia che «Il consumo europeo di gas è attualmente in aumento nell'Unione, con importazioni che dovrebbero raggiungere i 450 miliardi di metri cubi all'anno entro il  2035. Nuove fonti di gas naturale potrebbero contribuire alla diversificazione dell'approvvigionamento, ma altre misure sono necessarie in vista di ridurre la dipendenza di fronte alle importazioni, come il ricorso alle energie rinnovabili e l'efficienza energetica».

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