[21/09/2012] News

Regole Ue pił severe per miniere, petrolio e gas e taglio di foreste (e banche)?

Il Parlamento europeo chiede che le imprese estrattive siano obbligate a dichiarare le somme versate ai governi

Sono passate praticamente inosservate le due votazioni all'unanimità con le quali la Commissione affari giuridici del Parlamento europeo, presieduta dal democristiano tedesco Klaus Heiner Lehne, ha deciso che le imprese estrattive di petrolio, gas o di minerali saranno obbligate a dichiarare l'insieme delle informazioni sulle loro somme versate ai governi nazionali, su una base Paese per Paese e progetto per progetto».  Inoltre, «La burocrazia dovrà essere ridotta per le piccolo imprese. La Commissione parlamentare avvierà presto i negoziati con il Consiglio europeo sui due punti coperti da progetti di legge. Il tutto fa parte di una proposta di direttiva che modificherà quella attuale sulla trasparenza e con questa si punta a creare un approccio più responsabile al business in Europa, per promuovere una crescita economica più sostenibile.

La Commissione affari giuridici del Parlamento europeo ha proposto anche di estendere le esigenze di informazione Paese per Paese al settore bancario, delle telecomunicazioni e costruzioni e spiega in un comunicato che «Le nuove regole implicherebbero delle sanzioni per le imprese che non rispettano le nuove esigenze di informazioni».

La serie di proposte  approvate impongono  alle multinazionali petrolifere, gasiere e minerarie, ma anche a quelle che sfruttano le foreste primarie, di «Fornire l'insieme dei dettagli sui loro versamenti ai governi nazionali». Le norme si applicano a tutte le transazioni finanziarie di valore superiore a 80.000 euro. Dovranno essere dichiarati tutti i profitti prima del pagamento delle imposte, comprese le aliquote effettive, il numero totale di persone impiegate e quanto sono pagate. Le compagnie estrattive dovranno inoltre comunicare annualmente le attività delle società controllate, delle joint venture e gli accordi commerciali diversi. Il voto estende la portata degli obblighi di segnalazione stabiliti negli Usa con il Dodd-Frank Act. La legislazione europea si applica alle centinaia di aziende che operano in 27 Stati membri, tra le quali giganti statali extra-Ue come le russe Lukoil e Gazprom, che non sono hanno i requisiti richiesti dal Dodd-Frank Act. L'inosservanza delle norme potrebbe comportare una multa fino al 10% del fatturato annuo per le compagnie  o di 5 milioni di euro per gli individui.

La relatrice del testo sulle attività estrattive delle grandi imprese, la laburista britannica Arlene McCarthy ha sottolineato: «Mi felicito per il fatto che la Commissione parlamentare abbia largamente sostenuto il mio compromesso a favore di una legislazione forte sulla trasparenza e la dichiarazione di informazioni per le industrie estrattive. Il voto respinge chiaramente le deboli proposte dei 27 Stati membri per la dichiarazione dei versamenti Paese per Paese e per la rendicontazione delle informazioni delle industrie estrattive. Non abbiamo ceduto alla pressione delle lobby delle industrie e dei governi in favore di un debole regime di trasparenza».

L'altra proposta è stata presentata direttamente dal presidente della Commissione Lehne, che ha detto che il voto «Dimostra l'impegno dell'Ue verso la riduzione dei carichi amministrativi per le piccole e medie imprese. Il voto respinge anche chiaramente ogni tentativo di introdurre degli International financial reporting standards (Irfs) per  le piccole e medie imprese, dato che forniscono piuttosto una piattaforma per trucchi contabili che una base per dichiarazioni finanziare esatte». Lehne ha sottolineato che «Parallelamente, durante i negoziati, la Commissione parlamentare vigilerà per evitare carichi eccessivi per le imprese europee di dimensioni più piccole. La dichiarazione di informazioni Paese per Paese è uno strumento importante per aiutare a costruire la società civile in numerosi Paesi extraeuropei. Però queste misure non sono la panacea. Dobbiamo fare attenzione a non sovraccaricare le esigenze di informazione con delle informazioni non necessarie che in seguito si riveleranno inutili».

Le nuove regole proposte, che dovranno essere approvate dai 27 governi nazionali dell'Ue, cancellano la proposta della Commissione europea che in un articolo esentava le imprese dal rispetto degli obblighi di informazione quando il Paese ospite vieta la diffusione di queste informazioni. Praticamente una porta spalancata alla corruzione politica molto diffusa nel settore minerario e degli idrocarburi. Invece, come ha detto la McCarthy, «La dichiarazione di informazioni a livello dei progetti è la sola maniera perché le comunità locali nei Paesi ricchi in risorse possano denunciare la corruzione e ritenere i loro governi responsabili dell'uso delle entrate destinate allo sviluppo».

L'Ong norvegese-russa Bellona ricorda che «Più di 60 Paesi in via di sviluppo e in transizione, che risultano essere ai livelli più bassi del mondo per la povertà, la crescita economica, la governance autoritaria, i conflitti e l'instabilità politica, ricevono miliardi di dollari l'anno dalle compagnie estrattive. I proventi del petrolio, del gas e minerari, come fonte di prosperità economica e di sviluppo, potrebbero essere di fondamentale importanza per i cittadini di questi Paesi, classificati come i due terzi delle persone più povere del mondo».

Le associazioni internazionali che si battono contro la povertà hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa della commissione affari giuridici e dicono che ha stabilito esempi audaci con l'adozione di posizioni che saranno di grande valore per rapporti ricchi-poveri per o sfruttamento delle risorse, perché la trasparenza è cruciale per lo sviluppo di un'industria estrattiva più responsabile.

Torna all'archivio